LA ROTTA DI ULISSE

 


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Dicembre

di Laura Nicoli

È il dodicesimo mese dell’anno di 31 giorni, il decimo degli antichi Romani. Nel calendario albano era di 35 giorni, Romolo lo ridusse a 30 e Numa a 29; Giulio Cesare lo riportò a 30 ed Augusto aggiunse un altro giorno che ha tuttora. Durante la Rivoluzione Francese ebbe il nome di Firmaio. Dicembre fu, dagli antichi, consacrato a Saturno, in onore del quale si celebravano i Saturnali che cominciavano il 17 del mese.
Dicembre è il dodicesimo mese dell’anno, con lui si compie il ciclo del tempo. Il sole conclude col solstizio d’inverno l’attraversamento dello zodiaco, toccando il punto più basso dell’orizzonte ed inizia a risalire. È il giorno delle ombre più lunghe; se vi trovate a passeggiare in Piazza San Pietro a Roma nel giorno del solstizio potrete divertirvi ad osservare l’ombra dell’obelisco proiettata sui segni zodiacali del selciato ed il progressivo accorciarsi dei giorni successivi.
Dodici sono i segni zodiacali, i discepoli di Cristo, le tribù di Israele, le porte della Gerusalemme celeste e gli angeli che le custodiscono. Dodici le città che costituivano il popolo Etrusco. Per non parlare del sistema duodecimale, durato millenni. Dicembre, quindi, come dodicesimo mese, chiude un ciclo cosmico e ospita feste importanti come il Natale, e Santi che portano doni, simbolo e pegno della rifondazione periodica del cosmo operata da Dio nei suoi multiformi aspetti.
Nel solstizio d’inverno, il giorno più lungo dell’anno, il sole tocca a mezzogiorno il punto più basso dell’orizzonte: “muore” per rinascere, perpetuando e rinnovando, al contempo, il ciclo infinito della vita. Per questo, da sempre, il solstizio d’inverno è considerato il giorno più sacro dell’anno, quello della manifestazione del sole invisibile, l’essenza feconda del bene che veglia sull’universo. Regnava un’allegra fusione tra la gente, si scambiavano i ruoli, un’allusione alla forza rinnovatrice del dio che in quei giorni rimescolava tutte le forme del caos primigenio e distribuiva le nuove sorti agli uomini. Fu l’imperatore Aureliano ad istituire, nella seconda metà del III secolo d. C. il Natale del Sole Invitto, il 25 dicembre.
Sagittario è il segno dello zodiaco per il quale il Sole passa dal 22 novembre al 22 dicembre circa. Il Sagittario è una costellazione dello zodiaco, comunemente raffigurato come un centauro tendente un arco.
È una costellazione di origine sumera, successivamente adottata dai Greci, e questo aiuta a spiegare la confusione che circonda la sua identità. Eratostene dubitò che si trattasse di un centauro, e una delle ragioni portate a sostegno del suo dubbio era il fatto che i centauri non usavano archi.
Il Sagittario è l’inizio della germinazione. Il seme comincia ad adattarsi all’ambiente circostante, le zolle che lo ricoprono non sono più una tomba, ma diventano grembo materno, rifugio protettivo e confortevole, mondo stimolante che raccoglie il miracolo della metamorfosi. La metamorfosi è simbologia ancor più pericolosa perché contesta l’immobilismo dell’Io. La prima manifestazione vitale del seme germinante è il vorticoso moto delle cellule da cui si svilupperà la pianta futura.
Lo zodiaco ci presenta un primo Nettuno (pianeta in domicilio base nel segno) nella sua veste più innocente ed accettabile: quella dell’esplorazione. La curiosità che porterà via via a scoprire il diverso dentro di sé inizia come scoperta del diverso attorno a sé. Le gambe, simboleggiate dal Sagittario, sono un mezzo di locomozione che può servire, e servì, ad attraversare mezzo globo, continenti interi dalla sponda di un oceano all’altra. Erodoto le usò per diventare il primo reporter at large che si conosca.
Il Sagittario tende ad incorporare nelle proprie dimensioni tutto quanto riesce ad incorporare. La figura del missionario è emblematica ed affianca all’esplorazione, figlia di Nettuno, la parola figlia di Giove, un Giove che condensa nella lingua tutta la sua simbologia di bocca. Il Sagittario è un parlatore esplosivo ed incontenibile che si serve della parole per invadere il territorio dell’attenzione altrui e per dominare l’opposto orecchio – Mercurio.
Con Giove signore del segno, nel Sagittario riemerge la fiducia nei propri mezzi. La fiduciosità implica una buona dose di ingenuità e una notevole deficienza di attenzione. L’attenzione spesso è collegata alla curiosità, una curiosità che punta sul lontano. Il Sagittario è un irrequieto di natura, di un’irrequietudine esplorativa che lo spinge costantemente verso nuove mete e che lo porta ad una notevole sottovalutazione dei pericoli.
Il Sagittario è il domicilio primario di Giove, il quinto ed il più grande pianeta del sistema solare, che gira intorno al Sole in 11 anni e 10 mesi.
Ogni corpo celeste trasmette un messaggio legato alla sua particolare natura astrofisica e, dunque, la forza dilatante ed espansiva che l’astrologia ha riconosciuto a Giove corrisponde alle stesse forze universali che hanno dettato la sua struttura. Al motto solare “bruciamo energie” si affianca il motto gioviale “ingeriamo calorie”; da qui la fondamentale simbologia di oralità di Giove. Nel Sagittario rimane la simbologia di bocca di Giove, ma sposta l’accento sulla lingua e sulla parola mentre le papille gustative passano in altro piano. La crescita ed espansione sono le due simbologie di Giove ben evidenti nel Sagittario, quasi a coronamento di tanto ingerimento di energie caloriche, ma Nettuno aggiunge una nuova nota al processo ed anziché limitarsi a far aumentare i propri possedimenti, il Giove sagittariano si spinge verso le conquiste di territori lontani e ciò facendo rinuncia in parte all’edonismo ed al culto dei propri comodi.
La propensione del pianeta ad una calda partecipazione alla vita si manifesta in atteggiamenti generosi, magnanimi che possono sconfinare nel paternalismo, nella simpatia per le novità. A Giove è assegnato il colore giallo che viene attribuito anche al Sole.
In Sagittario troviamo l’esaltazione di X, primo pianeta transplutoniano. È un delicato inizio della vita intrauterina, della vita sotterranea del seme, dove il seme comincia ad adattarsi all’ambiente circostante, le zolle che si rompono non sono più una tomba, ma diventano un grembo materno. Psicologicamente, X dà all’individuo un temperamento generoso, ma avvolgente. L’accoppiata Giove e X in Sagittario sottolinea un rapporto con l’oralità, che qui prende il significato di parola, tanto che il soggetto vorrà sempre fornire consigli agli altri, anche se bonariamente, perché il Sagittario è un segno bonario.
Nel Sagittario troviamo la corrispondenza delle gambe. Le sue gambe, ossia l’intera gamba dalla caviglia alla coscia, sono estremamente lineari. Tutta la vita continua a reggersi sulle gambe. Responsabili del movimento nello spazio, le gambe mostrano in che misura siamo in grado di procedere sulla strada della nostra vita.
Il rapporto tra le estremità inferiori e la realtà concreta è simboleggiato dal contatto con la terra. Mentre le braccia si muovono nell’aria, le gambe attraverso i piedi sono in contatto col suolo. Rivelano come ci muoviamo nella vita e quale posizione assumiamo in essa, indicano il modo in cui prendiamo posto e come ci comportiamo, se ci spostiamo e cosa rappresentiamo, dove sfiguriamo e cosa portiamo. Anche le gambe tendono a conservare l’energia del movimento non utilizzata: il desiderio di fuga bloccato si trasforma in tensioni; gli impulsi di guerra repressi in irrigidimenti; un atteggiamento molle in muscolatura corrispondente. Sono le gambe a metterci in contatto con ciò che è molto vicino e con ciò che è molto lontano. Il loro compito è quello di sondare gli estremi.
Le gambe massicce, con grandi muscoli, che a causa delle loro masse massicce tendono ad un’andatura e ad un atteggiamento arroganti, indicano un’analoga personalità. Pur essendo forti, mancano di mobilità spontanea e di capacità di cambiamento improvviso. L’andatura rigida sembra impacciata; la mobilità agile e scorrevole viene sostituita da un’energia vigorosa.
Le gambe debolucce con una muscolatura poco sviluppata, costituiscono il polo opposto: è per loro problematico mantenere il soggetto in posizione eretta e minacciano continuamente di cadere. Con questa difficoltà a reggersi sulle gambe e la mancanza di stabilità, i soggetti risultano bisognosi di sostegno. Devono camminare con gambe che necessitano di sostegno ed a buon diritto hanno paura di avanzare e di mantenere la loro posizione. Cercano, allora, negli altri quel sostegno e quella fiducia che nella loro vita sono così poco sviluppati.
Le gambe forti e slanciate sono anch’esse sottili, ma non sono affatto deboli. Sono caratterizzate da una mobilità intensa e spontanea che può arrivare all’agitazione nervosa. Sempre in attività, hanno problemi ad arrivare ed a restare. Queste gambe sono considerate più attraenti perché sono tese e slanciate e quindi mobili e nervose. Ma dietro all’eleganza rapida e mobile si nasconde una certa instabilità.
A questo tipo di gamba, si contrappongono le gambe massicce ma poco sviluppate, con cui i soggetti si trascinano nella vita. È probabile che queste persone fin dall’infanzia si siano sentite dire: “Alza le gambe!”, “Inciampi continuamente nei tuoi piedi!”. Spesso diventano ostacolo a loro stessi: si reggono con difficoltà sui piedi e procedono con altrettanta difficoltà. La debolezza della loro posizione e del loro atteggiamento li abbatte. La loro andatura strascicata che li fa sembrare addormentati, è inadatta ad affrontare la vita.
Le ginocchia ci tengono per terra. È l’articolazione che ci tiene ancorati a terra e che, allo stesso tempo, ci permette di sollevarci, di camminare e di flettere le gambe. Deve essere elastico e solido e forte abbastanza da reggere tutto il peso del corpo senza piegarsi. Con l’articolazione del ginocchio affrontiamo il tema dell’umiltà. Inginocchiarsi e genuflettersi sono gesti che esprimono sottomissione. Con questo atteggiamento ci si presenta ai dignitari ecclesiastici e, in passato, era così che si stava davanti al re. La persona sempre in piedi, che non si inginocchia mai, è diventata un’ideale, ognuno è il sovrano di se stesso. Anche lavori come pulire e strofinare, che in passato costringevano a stare in ginocchio, sono oggi meccanizzati quel tanto che basta per da non doversi più inginocchiare. Non deve, quindi, meravigliare che i disturbi al ginocchio, soprattutto sotto forma di problemi al menisco, si manifestino in modo più significativo. La causa principale delle lesioni al menisco è uno sforzo eccessivo. I due menischi permettono anche i movimenti rotatori, necessari soprattutto alla flessione interna del ginocchio, che rappresenta una sorta di articolazione cerniera. Il sintomo rivela alle persone il loro orgoglio. Essi dovrebbero riconoscere i propri limiti e constatare che l’impulso al movimento e la prestazione richiesta al loro corpo sono eccessivi in rapporto alle capacità. Se ignorano i segnali di allarme, i temi della modestia e dell’umiltà confinati nell’ombra si ripresenteranno nelle ginocchia. Invece di un’umiltà liberamente scelta, costoro vivono solo una modestia forzata cui sono obbligati a causa della loro limitata mobilità e un’umiltà che deriva dal dolore. Chi non riduce volontariamente la propria esagerata mobilità esteriore, viene costretto a farlo dai propri menischi.
Per mantenere sane le nostre ginocchia dobbiamo evitare scatti improvvisi ed imparare a metterci in ginocchio se la situazione lo richiede, senza volere a tutti i costi imporci con la rigidità. Massaggiamo la sera qualche goccia di olio essenziale di pino palustre con movimenti circolari.
Vorrei consigliare l’edera, la regina dei rampicanti. I suoi estratti si possono aggiungere all’olio di oliva o ad una crema neutra per massaggiare le ginocchia. I Caldei la usavano per far salire l’energia verso l’alto. Aggiungevano qualche foglia, messa prima nell’olio d’oliva, negli shampoo e nell’acqua calda del bagno. Stimola la rigenerazione dell’organismo.
Il freddo ha portato neve e gelo, riposo e silenzio sui campi, ma sotto la coltre di neve e gelo la natura continua la sua gestazione che si prepara a manifestarsi nelle sue infinite forme. Il seme riposa e si prepara a germinare nei mesi successivi.
Il seme comincia ad adattarsi all’ambiente circostante, le zolle che lo ricoprono non sono più una tomba, ma diventano un grembo materno rifugio confortevole e protettivo, mondo stimolante che accoglie il miracolo della metamorfosi. La prima manifestazione vitale del seme germinante è il vorticoso moto delle cellule da cui si svilupperà la pianta futura. L’adattamento all’ambiente è anche una presa di possesso. Come personaggio è una personalità  introversa, che sa ascoltare anche se stessa. Se è in eccesso, è suggestionabile e dà molto retta a quanto dicono all’esterno e, quindi, gli provoca un senso di inadeguatezza. Può assorbire gli umori esterni, si fa carico degli umori altrui etc. Sul piano fisico è facile alle infiammazioni,l’organismo non ha l’energia per combattere e, quindi, sono persone soggette ad infezioni ed infezioni croniche. Possono anche soffrire di ritenzione idrica, eccesso di intossicazione nei tessuti connettivi. In questa fase, le componenti più ricche di energia sono i frutti autunnali, le cortecce, i bulbi e le resine.
Cavoli, broccoli, cavolini: d’inverno sono sempre state una presenza costante sulle tavole dei contadini e dei poveri. Sono ricche di vitamine A, B e C ed hanno un’azione preventiva e curativa: aiutano la rigenerazione cellulare, sono usate per combattere la bronchite, l’anemia e le affezioni cutanee. Il succo di cavolo assunto una volta al giorno sotto forma di centrifugato assieme a carote, rape e rafano per tutto il mese di dicembre funge da eccezionale serbatoio di energia. A proposito di carote, bisogna ricordare che questo è l’altro ortaggio da tenere in tavola tutto il mese. Il suo colore arancione porta la luce del sole in tutti i tessuti, agendo così sulla pelle. E poi la carota è ricca di sali minerali come ferro, potassio, calcio e sodio.
Secondo la medicina paracelsiana l’aceto avrebbe una funzione purificante unica. Preso nella quantità di 8-10 gocce al giorno si assumeva per tutto il mese di dicembre. Ha un’importante azione sulla memoria perché attiva i centri cerebrali dove sono sopite le immagini. In questo modo materializza le energie antiche.  Fa tornare la coscienza, dopo gli svenimenti, ma purifica l’intestino dive fermentano i batteri della putrefazione e libera dai gas, dagli ingorghi. Purifica le vie aeree, il respiro. Profonda è la sua azione sulla psiche. Annusandolo e inspirandolo profondamente 3 – 4 volte al giorno, non solo protegge dai raffreddori, dalle bronchiti e dalle tonsilliti, ma elimina l’eccesso di stress, i troppi pensieri le coagulazioni mentali che si fissano nell’anima. Bruciare qualche goccia nell’ambiente conduce dolcemente alla riscoperta dell’energia vitale. L’aceto andrebbe assunto con particolare assiduità in questo periodo. la sua azione purificatrice è considerata sin dall’antichità efficace sia sul cervello che sull’intestino. per tutto dicembre prendetene 10 gocce in un bicchiere d’acqua all’ora del tramonto e 5 gocce al mattino appena alzati, prima di colazione. Nella stanza da letto bruciatene qualche goccia prima di coricarvi. È utile anche sotto forma di gargarismi (10 gocce in mezzo bicchiere d’acqua) in via preventiva e curativa (per le tonsilliti e in generale per le affezioni della gola).
Il freddo ha portato riposo e silenzio nei campi, ma sotto la coltre di neve e gelo, la vita non smette di pulsare. Nel freddo ventre della terra continua la lunga gestazione della natura che si prepara a manifestarsi nelle sue infinite forme.
Dicembre è il mese ideale per svolgere un’azione preventiva a tutto campo. In questo frammento dell’anno, la luna, esaltata per trasparenza in Sagittario, “inonda” di benefici raggi tutti i prodotti della terra; in particolar modo un legume, il lupino, vede così potenziata la sua naturale capacità di prevenire ogni tipo di attività proliferativi estranea al nostro organismo. La medicina energetica consiglia di mangiarne ogni giorno preferibilmente prima di pranzo. A mezzogiorno, quando il sole è al culmine, la loro azione è più potente.
Tuffati in un bagno di pino. Una volta alla settimana, per tutto il mese, portiamo nella vasca l’energia rivitalizzante e tonificante delle pigne. Stimolerà i nostri organi emuntori, in particolare i reni, favorendo l’eliminazione delle tossine e fortificherà il sistema immunitario, aumentando la resistenza allo stress. Lasciar bollire 2 pigne in un litro di acqua per 20 minuti; quindi, filtrare e aggiungere il decotto nell’acqua della vasca. Raggiunta la giusta temperatura, immergersi per almeno 15 minuti. La resina, ottenuta dalla distillazione del legno, trova largo impiego in farmacopea nella terapia dei catarri bronchiali. Per le sue virtù antisettiche, è efficace in tutte le affezioni delle vie urinarie, epatiche e renali, in particolare nefriti, cistiti ed uretriti. Al mattino, stemperate due cucchiai di miele di pino, acqua calda, 3 gocce di olio essenziale di pino e 5 di olio essenziale di limone. È uno sciroppo estemporaneo che va preparato tute le mattine e consumato entro 24 ore e per 15 giorni. Purifica e disinfetta le vie urinarie.
Per le infiammazioni intestinali, lasciate bollire per un paio d’ore, un due litri di acqua, 800 gr di gemme di pino, filtrare il liquido, aggiungere 600 gr di miele, bollire il tutto fino ad ottenere una consistenza sciropposa ed assumerne 3 cucchiai al giorno. Questo decotto di gemme di pino è un vero toccasana contro le infiammazioni dell’intestino.
L’olio essenziale di pino, ottenuto per estrazione dagli aghi, esercita un’azione balsamica, antisettica ed emolliente a livello dell’apparato respiratorio. Vaporizzata nell’aria della stanza, aiuta a prevenire raffreddori e malattie da raffreddamento.
Per i dolori articolari, ecco una ricetta che unisce le proprietà depurative degli aghi di pino e dell’argilla, a quelle antidolorifiche, stimolanti e riscaldanti del papavero. Ideale per contrastare le patologie da “raffreddamento”: dolori articolari e bronchiti. Frullare una manciata di aghi di pino in un bicchiere di acqua; aggiungere un bicchiere scarso di argilla ed il macerato oleoso di fiori di papavero, dalle proprietà stimolanti, riscaldanti, equilibranti ed emollienti. Applicare sul dorso partendo da metà colonna vertebrale sino all’inizio dei glutei, stendendo senza coprire la parte, ma avendo cura di mantenere la temperatura esterna ad un livello accettabile.
La sottile vibrazione energetica del fiore del Pino, nel sistema terapeutico del dr. Bach, giova alle persone prigioniere di un atteggiamento mentale, che rimangono incondizionatamente fedeli a modelli di comportamento e valori ereditati dal passato o ad un legame. Pine (nome inglese del pino) libera le energie congelate in inutili ed estenuanti conflitti interni ed aiuta chi gli si affida a liberarsi dai sensi di colpa che ritardano il suo percorso evolutivo. Si prepara versando due gocce di Pine in 30 cc di acqua minerale e 30 gocce di brandy, da assumere 4 gocce, 4 volte al giorno.
L’arancia, più di ogni altro frutto, “eredita” e conserva in questo momento dell’anno l’energia trasmutativa del sole che muore, “inghiottito” dal buio della notte.
Regina di questo mese è la nostrana sanguinella, ricca di acido tartarico, citrico, malico e vitamina C. dissetante e mineralizzante, è un ottimo rimedio in caso di anemia e un eccellente disinfettante dell’intestino, sostiene e tonifica il sistema nervoso e muscolare, scioglie gli accumuli di muco. Per beneficiare delle sue proprietà terapeutiche basta scegliere i frutti più pesanti e meno voluminosi, “carichi” di energia centripeta.
Dalle scorze d’arancio amaro si ricava un olio essenziale che, diluito in acqua (2 gocce in mezzo bicchiere), sotto forma di sciacqui,  è un eccellente tonico per le gengive e combatte stomatiti e afte.
Coi fiori d’arancio è possibile preparare un gradevole infuso dal leggero effetto sedativo, ideale per le persone che tardano ad addormentarsi. Lasciare riposare 5 gr di fiori d’arancio essiccati in 100 gr di acqua bollente. Passare attraverso un colino e somministrare prima di andare a letto con due cucchiaini di miele.

bucce d'aranciaIl mese di dicembre ci invita a godere del tepore domestico, complici il freddo e la brevità delle giornate. La casa di dicembre sarà calda, speziata e profumata per stimolare il relax e prepararci a sentire quell’aria di festa che caratterizza il mese. E non c’è niente di meglio, in questo periodo, che ricorrere all’aiuto delle resine profumate. Il benzoino ha una spiccata azione rilassante, scioglie le tensioni ed allontana lo stress. La resina della mirra ha proprietà antinfiammatoorie ed antisettiche. Diffusa nell’ambiente, esplica le sue azioni balsamiche ed espettoranti. Infine, il profumo dell’incenso è sicuramente uno dei più penetranti e ricchi. Ha proprietà antisettiche e favorisce la regolarità del ritmo respiratorio. Prendiamo tre grani di incenso, due di mirra e due di benzoino e poniamoli a bruciare nel bruciaincensi. Se scegliamo gli oli essenziali, verseremo nel bruciaessenze tre gocce di incenso, due di mirra e due di benzoino in due cucchiai da tavola d’acqua.

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