Valeriana

di Laura Nicoli

Famiglia: Valerianacee, cui appartiene anche il Nardo indiano
Genere e specie: Valeriana officinalis
Altri nomi: Valeriana dei giardini, valeriana minore, valeriana silvestre, amantilla, erba gatta, pataria, vaniglia selvatica, nardo selvatico, vallariana, baddariana, phu, panacea
Parti impiegate: Rizoma e radici

Habitat
La Valeriana comune è una pianta a fiore appartenente alla famiglia delle Valerianacee. È la più nota del genere Valeriana, costituito da più di 150 specie, maggiormente divulgate nelle regioni boscose europee e, in parte, anche in Nord America e nelle regioni tropicali sudamericane.

Descrizione
Pianta erbacea e perenne, con breve rizoma, fusto eretto e solcato in superficie da scanalature, radici fibrose emananti uno sgradevole e penetrante odore; in condizioni ottimali può raggiungere altezze superiori al metro.
Le foglie sono opposte e prive di stipole, con picciolo presente solo nelle inferiori; tutte si presentano composte e imparipennate, costituite da 10-20 foglioline a lamina intera o dentata e di un bel colore verde intenso.
I fiori, leggermente profumati, si trovano riuniti a formare un particolare tipo di infiorescenza detta corimbo; sono ermafroditi, con calice ridotto e corolla a 5 petali, tubolare e dal colore rosa chiaro; l'androceo è composto da 3 stami, il gineceo da un pistillo tri-carpellare con ovario infero ed uniloculare. La fioritura avviene in aprile-giugno e l'impollinazione è entomogama (tramite Insetti).
Il frutto è un achenio striato provvisto di setole piumose derivanti dalla modificazione che i piccoli denti del calice subiscono con la maturazione. La loro presenza ne aiuta la dispersione per mezzo del vento
La Valeriana officinalis predilige gli ambienti freschi ed umidi e cresce ai margini dei boschi e nei prati ombrosi fino ad una altitudine di 1400 metri.

Proprietà
Tutte le specie di valeriana contengono oli essenziali e alcaloidi. Si usa la radice della pianta che però ha un odore sgradevole. Possiede proprietà sedative e calmanti, favorendo il sonno.
Il nome popolare, erba dei gatti, proviene dal fatto che la pianta fresca esercita un'attrazione di tipo "stupefacente" sui gatti ed è forse questo il motivo per il quale, pur essendo decorativa, la si incontra raramente nei giardini.

Storia
La Valeriana ha un odore sgradevole, e gli antichi greci e romani, tra cui Dioscoride, Plinio e Galeno, la chiamavano fu.
Il termine Valeriana comparve per la prima volta intorno al secolo, dal latino valere, “avere forza”.
Dioscoride raccomandava la Valeriana come diuretico e antidoto contro i veleni. Plinio la considerava un analgesico. Galeno la prescriveva come decongestionante.
Nel XIII secolo gli anziani del villaggio di Hameln per liberare la loro città dai topi fecero un accordo con un suonatore di flauto itinerante, un pifferaio la cui musica attraeva i roditori, consentendogli di condurli fuori dalla città. Ma quando il pifferaio ritornò in città per avere la sua mercede, gli anziani di Hameln si rifiutarono di pagarlo. Per vendicarsi, il pifferaio suonò col suo flauto una musica incantatrice con la quale condusse via per sempre tutti i bambini di Hameln. Il pifferaio soggiogava topi e bambini con l’ipnotica radice di valeriana , oltre che col suo flauto ipnotico.
All’epoca in cui il suo nome divenne Valeriana, gli erboristi europei la consideravano un toccasana e la battezzarono pertanto panacea. La badessa ed erborista tedesca Hildegard da Bingen raccomandava l’erba come tranquillante e sonnifero già un secolo prima che il pifferaio la usasse come ipnotico.
La Valeriana è in grado, in effetti, di ammaliare i topi, oltre ai gatti.
Durante la Prima Guerra Mondiale, la Valeriana divenne in Europa un rimedio molto comune per contrastare l’“esaurimento di nervi” causato dai bombardamenti dell’artiglieria.
Gli erboristi dei nostri giorni concordano generalmente con David Hoffmann che definisce la valeriana “una delle erbe rilassanti più utili”. Gli erboristi odierni la raccomandano per nervosismo, ansietà, insonnia, cefalea e crampi intestinali.
In Germania, dove la fitoterapia è più radicata e diffusa, la valeriana è l’ingrediente attivo di oltre 100 tranquillanti e sonniferi da banco, alcuni dei quali sono specificamente formulati per i bambini. È presente in Farmacopea Ufficiale Italiana come radice essiccata e come estratto secco idro-alcolico.

Utilizzo
Tutte le parti della valeriana contengono sostanze chimiche dotate di proprietà sedative, note come valepotriati, ma la concentrazione massima è presente nelle radici. Nel 1981 alcuni ricercatori hanno scoperto nella valeriana diversi costituenti idrosolubili con evidenti proprietà sedative, a conferma del secolare impiego dell’erba come tranquillante e sonnifero.
Alcuni ricercatori hanno messo a confronto la valeriana con le benzodiazepine, ad esempio il Valium. La valeriana è apparsa un sedativo assai più blando e sicuro. Il Valium può dare dipendenza. I soggetti che utilizzano regolarmente tale farmaco possono sviluppare assuefazione, e quindi necessitare di quantità sempre maggiori per ottenere l’effetto desiderato. Quando il farmaco viene sospeso, possono subentrare sintomi da astinenza, tra cui irrequietezza, insonnia, cefalea, nausea e vomito. Pur essendo sempre possibile una dipendenza di natura psicologica, la valeriana non produce dipendenza, e quindi la sua sospensione non dà origine a sintomi da astinenza.
Il Valium causa spesso effetti di intontimento al mattino. Quantità eccezionalmente levate di valeriana possono causare tale effetto, ma le dosi raccomandate ne sono generalmente esenti.

Controindicazioni
Non somministrare a bambini sotto i 6 anni o a donne in stato di gravidanza o allattamento.

Posologia (salvo diversa prescrizione):
Infuso: 2-3 gr per tazza da 1 a più volte al giorno.
Tintura: 1/2-1 cucchiaino da 1 a più volte al giorno.

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