Vite

di Laura Nicoli

Nome scientifico: Vitis vinifera
Famiglia: Vitaceae

Descrizione
Si tratta di un arbusto ramificato con fusti contorti e in parte legnosi, lunghi fino a 20-30 m e foglie sottili. I fiori sono piccoli, verdastri, opposti alle foglie e riuniti in infiorescenze a grappolo. Il frutto è una bacca (acino) ovale, giallo­gnola, rossastra o nera, con polpa succosa (da cui si ricava un succo che fermentato dà il vino) che contiene 1-4 semi (alcune volte sono assenti) piriformi od ovoidali, di consistenza legnosa.

Distribuzione
Originaria del bacino del Mediterraneo e del Medioriente, la vite è attualmente coltivata in molti Paesi del mondo a clima temperato: cresce aderendo con i viticci pensili ad alberi o ad altri sostegni predisposti dall'uomo. Fiorisce in maggio-giugno, ma le foglie vengono raccolte dopo la vendemmia, quando presentano il caratteristico colore rossastro.


Proprietà
La Farmacopea francese indica che le foglie di vite rossa devono contenere non meno del 4 % di polifenoli totali e lo 0,2 % di antocianine.


Indicazioni principali
Patologie venose, proprietà diuretiche, rinfrescanti, dietetiche ed antinfiammatorie; le foglie e i semi sono un ottimo depurativo del sangue particolarmente adatto ai sofferenti di gotta e artrosi, fiori e frutti utilizzati per aromatizzare le tisane.


Storia
La comparsa della vite sulla terra è databile tra i 130 e i 200 milioni di anni fa, più o meno in coincidenza con la differenziazione dei mammiferi dagli altri vertebrati. La storia dei rapporti tra la vite e l'uomo risale ad epoche antichissime, probabilmente alla fine del neolitico, in seguito ad una accidentale fermentazione di uva conservata in rudimentali recipienti. Le prime tracce di coltivazione della vite sono state rinvenute nella regione del Caucaso, in Armenia e nel Turkestan. Nella Genesi Noè, appena uscito dall'arca, «…piantò una vigna, ne bevve il vino, si ubriacò e si mise a dormire nudo nella sua tenda» a testimonianza del fatto che le tecniche di vinificazione dovevano essere conosciute già in epoca prediluviana. I primi riferimenti storici alla vite e al vino si trovano tra i Sumeri nell'Epopea di Gilgamesh (III millennio a.C.). Testimonianze della coltura della vite si trovano in numerosi geroglifici Egizi, presso i quali il vino era bevanda riservata ai sacerdoti, agli alti funzionari e ai re.
Furono i Greci ad introdurre la vitivinicoltura in Europa, già in epoca minoica. Esiodo, in Le opere e i giorni, descrive in dettaglio pratiche di vendemmia e di vinificazione e numerosi sono i riferimenti alla vite e al vino anche in Omero. Ai coloni greci si deve la introduzione della viticoltura in Sicilia ed in altre aree del meridione d'Italia, dove la coltura incontrò condizioni climatiche e pedologiche ideali, al punto da far meritare alla regione il nome di Enotria.
Gli Etruschi perfezionarono notevolmente le tecniche di viticoltura e svilupparono una intensa attività di esportazione del vino, diffondendolo ben oltre il bacino mediterraneo.
I Romani perfezionarono ulteriormente le tecniche vitivinicole apprese dagli Etruschi, come illustrato da numerose opere, in cui si ritrovano concetti biologici e tecniche di coltura tuttora validi, quali il De agri cultura di Marco Porcio Catone, il De re rustica di Marco Terenzio Varrone, le Georgiche di Publio Virgilio Marone e il De re rustica di Lucio Giunio Moderato Columella. In questa ultima opera è documentata anche la conoscenza di un notevole patrimonio varietale di vitigni sia da tavola che da vino.
Le proprietà curative della vite erano ben note agli antichi; Ippocrate, Teofrasto, Dioscoride, Plinio e Galino hanno descritto le virtù terapeuti­che del vino e di alcune parti della pianta (foglie, semi, rami). Il sistema ayurvedico e la medicina popolare cinese utilizzano i frutti e le radici per risolvere diversi disturbi. L'interesse oggi per questa pianta risiede soprattutto nella possibilità di ottenere effetti benefici nei casi di insufficienza venosa cronica.

Quando e come utilizzarla
L'azione protettiva delle procianidine estratte dai semi di V. vinifera sui capillari è stata studiata in diversi modelli di incrementata permeabilità capillare. Le procianidine hanno quasi sempre determinato una riduzione o una normalizzazione della permeabilità capillare, dovuta forse a una vasocostrizione. L’albero dell’uva, la vite, oltre ad avere proprietà depurative, diuretiche ed antinfiammatorie, è attivo anche come astringente e regolatore della circolazione. Quest’ultima attività si esplica soprattutto sui piccoli vasi capillari e venosi del viso. Ben si comprende, allora, come Vitis Vinifera sia un valido rimedio per il trattamento della couperose. Questo rimedio va assunto in forma di macerato glicemico M.G. all 1DH. Il dosaggio prevede 50 gocce da assumere la sera un quarto d’ora prima di coricarsi sciolte in poca acqua.

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