LA ROTTA DI ULISSE

 


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La conquista dell’eternità

Le funzioni complementari di Nettuno e Y nella spinta al misticismo

di Massimo Michelini

Se molte sono le cose di cui non potremmo fare a meno per la nostra stessa esistenza, altre invece entrano all’apparenza a fatica nell’ordine dei bisogni quotidiani dell’uomo. Eppure lo sono. La religiosità è fra queste.
I ritrovamenti archeologici testimoniano infatti che dall’Homo Sapiens in giù la religione è sempre esistita e i tentativi di un certo tipo di scienza supponente di liquidare il misticismo come frutto di credenze antiquate sembrano decisamente destinati a non avere la meglio sull’innato senso mistico dell’uomo. Né migliore sorte pare arridere al pensiero marxista, attualmente in forte calo di popolarità, che liquidava la religione come «oppio dei popoli».
Dobbiamo riconoscere però a Marx che, involontariamente o con estrema lucidità, ha accomunato due simbologie legate a Nettuno, religione e droghe allucinatorie... Prima di addentrarmi nell’analisi astrologica, credo valga la pena fare una breve premessa.
Le religioni più diffuse attualmente si possono dividere in due grandi ceppi. Anzitutto quelle monoteiste nate dall’ebraismo, che sono l’Ebraismo stesso, il Cristianesimo e l’Islam, ciascuna di esse suddivisa in innumerevoli ramificazioni con alcune differenze dogmatiche, spesso non troppo vistose se osservate dall’esterno. Ciò che accomuna le religioni monoteiste è, ovviamente, il credere in un’entità superiore, o Dio, che manifesta i suoi voleri e i suoi principi attraverso la voce di un profeta. Se per l’Islam e il Cristianesimo questo profeta è già arrivato ed ha espresso con chiarezza il verbo divino, i credenti ebraici ancora attendono la sua apparizione sulla Terra.
L’altro grande ceppo religioso è quello derivato dal Brahmanesimo, al quale appartengono Induismo e Buddhismo, con le loro altrettanto infinite ramificazioni. La differenza fondamentale rispetto all’altro grande filone è il non venerare un Dio creatore. Questo ceppo è anzi una derivazione diretta di forme religiose di tipo animistico, in cui il divino permea ogni cosa e in esse è rintracciabile, e non è riconducibile ad un’unica Entità superiore. La vita continua oltre la vita ma, a differenza dei credi monoteisti, essa si trasforma attraverso le reincarnazioni di ogni essere. Semplificando, coloro che hanno ben operato nel corso delle reincarnazioni precedenti potranno raggiungere il nirvana ossia non reincarnarsi più.
Immagine:Krishna-radha2.jpgIn entrambi i casi, la religione pare rispondere a due esigenze fondamentali. La prima è sapere chi siamo, da dove veniamo e, soprattutto, dove andremo a finire quando la morte ci coglierà. (E ancora, almeno nella lingua italiana, ricorrono i termini il fine e la fine parlando di religione.)
La seconda esigenza è impartire norme etiche e – talora – igieniche per condurre una vita retta, norme spesso indipendenti dai sistemi legislativi locali. Per fare un esempio il comandamento «Onora il padre e la madre» non trova ai giorni nostri un corrispettivo nel codice penale, quello che condanna in vita quanti hanno trasgredito alla legge. Secondo quasi tutte le credenze religiose, invece, l’andare contro un comandamento comporterà una pena nell’al di là. Se ciò vale in particolar modo per le religioni monoteiste, non è estraneo nemmeno ad induismo e buddhismo. Chi sbaglia nella vita presente, infatti, trascinerà il proprio errore nella reincarnazione successiva.
Riassunto quindi a grandissime linee cosa si intende comunemente per religione, passiamo all’analisi astrologica.
L’astrologia sa dalla notte dei tempi che ad ogni comportamento umano corrisponde un preciso stimolo zodiacale. Proverò allora ad applicare il codice morpurghiano all’analisi del fenomeno religioso, pur sapendo in partenza che, come accade sempre quando si tratta di Nettuno, non riuscirò a circoscrivere in modo inequivocabile e definitivo il problema. Definitivo non è infatti parola applicabile a Nettuno. Molto più appropriata l’infinito...
Scopo della ricerca è tentare di dimostrare che, se la radice della religione è senz’altro nettuniana, essa però si struttura e viene tramandata anche grazie al suo pianeta parallelo, Giove, e a quello opposto e complementare, ossia il transplutoniano Y. Poiché sono convinto che all’interno dello Zodiaco ci sia una logica ben precisa che spesso stentiamo a capire, a mio parere ha un senso anche l’ordine in cui i pianeti si presentano all’interno del cerchio zodiacale. Nel caso di Nettuno ci sono due indicatori di marcia. Il primo è quello della successione dei segni, dove vediamo apparire dapprima Nettuno in Sagittario, poi in Aquario e infine in Pesci. Il secondo è quello dei domicili ed esaltazione, dove invece troviamo Nettuno in domicilio primario in Pesci, poi in domicilio base in Sagittario e per concludere in esaltazione in Aquario. Mi pare sia questo l’autentico indicatore di marcia di un pianeta – dal domicilio primario, a quello base, all’esaltazione – e sarà questo l’ordine di analisi che seguirò.

Nettuno:
domicilio base (Sagittario)
esaltazione (Aquario)
domicilio primario (Pesci)

Nettuno:
domicilio primario (Pesci)
domicilio base (Sagittario)
esaltazione (Aquario)


Se, come abbiamo visto, la religione nasce anche per rispondere alla domanda di cosa ci attenderà alla fine della nostra vita mortale, subito il pensiero va ai Pesci e alla dodicesima casa, che si collocano come ultimo segno – e cosignificante casa – dello Zodiaco. I conti tornano anche se ci limitiamo all’osservazione spicciola dei nativi del segno, sempre con la testa fra le nuvole e proiettati in chissà quali dimensioni ultraterrene. Infatti, rifiutando istintivamente la realtà contingente essi, anche grazie alla fortissima influenza lunare, vagano con la mente in pensieri cosmici in cui il futuro si confonde con il passato e viceversa. Tutto l’opposto dell’ultrapragmatica Vergine, proiettata nell’uraniano oggi.
La Luna, ricordiamolo, ha anche il potere di tramandare i ricordi. Quelli della nostra vita, ma anche delle vite precedenti (senza voler scivolare in interpretazioni misteriche o karmiche, rammento che probabilmente il luminare femminile svolge un ruolo importante nella trasmissione ereditaria garantita dal DNA). Inoltre è lo strumento principe della cosiddetta “memoria del futuro”, ossia quella delle premonizioni, che gli scienziati meno illuminati rifiutano come frutto di fantasie o altro. Insomma, la Luna pare una sorta di santa protettrice del passato ma anche del domani, infischiandosene invece del momento presente.
Nella sequenza planetaria ricostruita da Lisa Morpurgo, si sa, la Luna ha l’ultimo posto.

Nella sua sede Pesci, a chiusura del cerchio zodiacale, i suoi alleati naturali sono Nettuno e Giove. Se pensiamo quindi che la Luna in un certo senso costituisce la fine di un ciclo – zodiacale ma anche umano – sono Nettuno e Giove ad esserne in qualche modo gli aiutanti.
La Luna regola l’emisfero cerebrale destro, che a sua volta presiede alla parte sinistra del corpo. Rimando al fondamentale saggio di Massimo Fornicoli Emisfero solare, emisfero lunare per uno studio approfondito sull’argomento. Mi preme soprattutto sottolineare che, se il Sole rappresenta la parte conscia della personalità, la Luna regola le emozioni e parte di quello che viene comunemente definito inconscio. Ed ecco cosa afferma la scienza in proposito, secondo quanto riferito in un articolo apparso su D, il supplemento del martedì de La Repubblica, il 9 ottobre 2001:
– Le esperienze mistiche nascono dal cervello. Andrew Newberg, neuroscienziato dell’Università della Pennsylvania, ha analizzato monaci buddhisti e suore francescane, notando che «la meditazione disattiva le sensazioni dal mondo esterno e fa sperimentare l’unione con l'universo. Immagini e suoni non disturbano più, e il confine fra sé e gli altri si assottiglia». A questo corrisponde un’inattività del lobo parietale, che regola il confine fra la percezione dell’io e quella dell’ambiente. Michael Persinger della Laurentian University di Sudbury, Ontario, ha sperimentato un “elmetto” a segnali elettromagnetici, che agisce sul lobo temporale provocando una visione. Quattro persone su cinque hanno riferito di una presenza nella stanza con loro: alcuni pensavano fosse Dio, altri Satana, altri ancora lo spirito di una persona cara. Spiega Michael Pisa, del dipartimento di Psichiatria e Neuroscienza comportamentale alla McMaster University, in Canada: «Il fenomeno della presenza è mediato da un’alterazione delle relazioni tra i due emisferi cerebrali: quello non dominante (di solito il destro) prevale, generando l'immagine di un essere personale proiettato nello spazio esterno. È l'equivalente abitualmente generato dal sinistro: la persona nello spazio interno, cioè l’Io».
C’è quindi un parallelo individuato dalla scienza tra aree cerebrali e misticismo, che conferma la preminenza dell’emisfero lunare in tali fenomeni. Ma constato anche che, in presenza di fenomeni di visione, ci troviamo spesso di fronte a visualizzazioni di immagini interiori proiettate verso l'esterno.
E torniamo a Nettuno, forse il pianeta più difficile da inquadrare. Fuggitivo, irrequieto e imprendibile, ha in sé grazie alla simbologia di metamorfosi – che significa proprio cambiamento di forma – tutte le forme possibili, ma anche la volontà di non fossilizzarsi in una forma o corpo per l’eternità. Rappresenta l’uomo che si tramuta in quaglia o in arbusto, ma è anche il rospo che diventa principe. L’impalpabile pianeta porta al genere umano la capacità di vedere gli spettri, immaginari o reali essi siano, e di captare tutto quanto l’occhio non sa – e non può – cogliere.
E, salvo qualche sporadica e a volte discussa apparizione di entità divine, certo il creatore non si manifesta tanto facilmente ai comuni mortali anche se, a detta di tutte le religioni, permea ogni cosa.
Come ha affermato Newberg, «la meditazione disattiva le sensazioni dal mondo esterno e fa sperimentare l’unione con l'universo» e – aggiungo io – disattiva soprattutto il contatto col quotidiano che spesso ci allontana da una visione complessiva della vita, nostra e dell'intero genere umano.
Ipotizzo quindi che un’intuizione nettuniana segni la nascita dell’idea, o delle idee, fondatrici delle religioni, di norma frutto della “visione” da parte di una personalità eccezionale che, al momento della cosiddetta “illuminazione” si discosta in gran parte dalla mentalità corrente, troppo proiettata alla conservazione dello status quo, ossia dalla massa-casa sesta.
Applicando la dialettica degli opposti, ciò che Nettuno ha colto o immaginato in campo religioso nella sua sede Pesci, sarà l’Y della Vergine a cercare di frenarlo e assimilarlo, ossia tenterà di cristallizzarlo per l’eternità.
Ma come potrà farlo? Y proverà a fissare il messaggio divino attraverso i modi che possono essere recepiti senza difficoltà o angosce dalle masse, ossia tramite regole, riti e leggi. Le leggi sono ovviamente regolate da Saturno e dalla Bilancia, sede dell’esaltazione del Nettuno B, ma non è questa la sede per approfondire l’argomento, che forse tratterò in altra sede.
Y è legato alla ripetizione nei millenni di gesti precisi e immutabili e al rito in tutte le sue varianti, scandito però da ritmi e scadenze giornaliere, settimanali e annuali quasi immutabili. Il credente e praticante di ogni singola religione avrà quindi come supporto alla propria fede tutta una serie di preghiere, gesti e regole che tramandano quanto è stato divulgato da un profeta e dai suoi successori. Nel rito inoltre sono impiegati sempre oggetti che “traducono” l’intuizione nettuniana, legata al divino, impalpabile ed astratta, in concetti comprensibili ai più. Per fare esempi banali, la croce del Cristianesimo, le frasi trascritte del Corano per i Musulmani, le offerte di fiori e frutta per le religioni orientali. Le regole ben precise e delimitate garantite dall’accoppiata Y-Mercurio/sesta casa sono essenziali affinché ogni religione venga accettata dalle masse. Le regole poi diventano LA REGOLA quando il credente abbandona il mondo di ogni giorno per entrare in un monastero, o l’equivalente in altre religioni: come se solo il tramite di Y-Mercurio, l’uomo, limitato e terreno, riuscisse a reggere il confronto con il sublime. Ricordiamo inoltre che in quasi tutti i culti esistono preghiere da ripetere infinite volte senza variante alcuna, come il rosario o i mantra buddhisti. In alcuni casi poi, la reiterazione ossessiva fa raggiungere quelle forme di allontanamento e superamento della realtà contingente indicate da Newberg, garantendo o promettendo una sorta di proiezione in sfere superiori.
Y, non dimentichiamolo, rappresenta anche l’inizio del tempo e la sua misurazione e regolamentazione in ore, mesi, anni. Nelle società rette da religioni monoteiste l’inizio della storia misurata in anni è segnato da un eccezionale evento religioso. Nel Cristianesimo la nascita di Gesù (anche se il monaco medievale che effettuò il calcolo della nascita di Cristo sbagliò di certo di alcuni anni), nell’islamismo l’ègira di Maometto dalla Mecca, nel 622, nell’ebraismo dalla data presunta della creazione del mondo, etc.
L’inizio del tempo misurato – ipsilonico – sarà quindi legato a un fenomeno nettuniano e riconducibile al divino.
Sulla dialettica sesta-dodicesima il discorso potrebbe essere lunghissimo, ma mi limito a ricordare che già Lisa Morpurgo nell’analisi della casa dodicesima aveva rilevato che i sacerdoti di qualsiasi culto, per distinguersi dai non religiosi, adottano un abbigliamento inconfondibile. Poiché l’abbigliamento è legato alla sesta, abbiamo ancora una volta la riprova che una valenza di un certo tipo non può sussistere senza la valenza complementare.
Se Nettuno fornisce alla Luna il necessario sostegno di fantasia, irrequietudine e bisogno di cambiamento forse indispensabili per accettare il passo finale verso l’ignoto, Giove dal canto suo provvede a donare quel pizzico di fiduciosità che consentirà di mandar giù anche ai più strenui amanti della vita terrena un passaggio a miglior vita. E già la locuzione “a miglior vita” fa intuire lo zampino ottimistico di Giove. Secondo quanto riportato dalle cronache, quando la Madonna apparve a Lourdes a Bernadette Soubirous avrebbe pronunciato queste parole: «Non ti prometto la felicità in questo mondo». Felicità è una parola legata a Giove e l’altro mondo ovviamente ai Pesci.
Non dimentichiamo inoltre che Giove è il pianeta naturalmente opposto a Mercurio che, nella sequenza planetaria, ha il numero 11 e precede solo la Luna ed è esaltato nello Scorpione cosignificante della casa ottava, quella della morte. Non è questa la sede per analizzare il rapporto dialettico tra casa ottava e dodicesima, ma lo Zodiaco ci dice che, trovandosi a una distanza di 120 gradi, sono in rapporto armonico.
Ossia, detto in soldoni, la morte e il passaggio in un ipotetico al di là non sono in contrasto, anzi l’oltretomba ne costituisce la continuazione ideale, sia essa reale, sia solo fantasmatica e immaginata. Ma chi mai può fornire prove scientifiche di quanto succede a ciascuno di noi dopo la morte? Del resto i Pesci non hanno mai bisogno di prove empiriche. Si accontentano di quanto credono o immaginano, come fa in misura anche maggiore il Sagittario.
Ho ipotizzato che l’intuizione legata al fine e alla fine dell’esistenza sia pescina, grazie all’influsso congiunto di Luna, Nettuno e Giove. Ma anche Giove darà il meglio di sé in questo settore appena avrà trovato la sede propizia. Saltando a piè pari la sua esaltazione in Toro, in cui il pianeta non si accoppia né con la Luna né con Nettuno, arriviamo al suo domicilio base in Sagittario.
Qui, in tutto lo splendore di una forza dilatante e ottimistica, avrà bisogno di divulgare ai quattro venti il verbo divino, affinché il maggior numero di infedeli possa conoscere la parola del Signore. In due delle tre grandi religioni monoteistiche, Cristianesimo e Islamismo, è infatti fondamentale che il popolo dei fedeli cresca in maniera esponenziale. Infedeli, non dimentichiamolo, significa privi di fede ossia di fiducia in un credo. Nelle religioni orientali, probabilmente più marcate dall’influsso dell’Aquario, un segno privo di Giove, l’ansia di convertire il prossimo è invece molto più flebile. Il Buddhismo afferma anzi che non è il maestro che deve cercare l’allievo, ma deve essere l’allievo stesso a cercarsi la guida più idonea alla propria indole.
Il Sagittario questa tendenza proprio non ce l’ha. Ha fede cieca – e spesso acritica – in quanto gli è stato detto. Anzi pensa che non solo questo sia il migliore dei mondi possibili – come affermò Leibniz, Cancro con Giove congiunto al Sole e Nettuno in Sagittario nei gradi di Giove – ma che il culto da lui praticato sia la panacea per ogni male. In virtù di tale ferrea convinzione si applicherà per compiere opera di proselitismo, impiegando un uso massiccio della parola-Giove. Se i Sagittari laici usano l’eloquio come strumento per affermare il proprio Io, quelli con tendenze mistiche si metteranno in second’ordine rispetto al divino e, quando parleranno della propria religione, impiegheranno quella che comunemente viene definita “parola del Signore”.

GOTTFRIED WILHELM VON LEIBNIZ
Lipsia, 1 luglio 1646

La forma dell’infinito è già stata individuata con l’intuizione pescina e subito ritenuta dal Sagittario certa e immutabile. Esorcizzata e lontana la paura della fine, si pongono comunque le basi per una felice esistenza futura nell’al di là. Il Nettuno sagittariano, secondo le parole di Lisa Morpurgo «... accende un rinnovato e pericoloso entusiasmo per le ‘magnifiche sorti e progressive dell’umanità’».
Già, perché nel Sagittario l’accoppiata Nettuno-Giove non si accontenterà più di meditare in silenzio e solitudine sulla natura di Dio o a pregare genericamente per il bene dell’umanità, magari ritirandosi su una colonna nel deserto come i santi stiliti. La cerchia dei fedeli andrà aumentata, raggiunta in paesi lontani ed estranei alla sfera culturale dei missionari. E l’allargamento spaziale che esige Giove verrà messo in atto anche grazie alla parola pontificante e priva di dubbi, ancora una volta gioviana. In un certo senso, il Nettuno sagittariano ha l’ottimismo di molti economisti moderni che si scandalizzano se il PIL della propria nazione non cresce ogni anno.
 “Bersagli” preferiti dell’indottrinamento sagittariano saranno soprattutto le menti – ancora plasmabili e ricettive verso ogni nuova informazione – degli adolescenti, rappresentati dal Mercurio-Gemelli. Non dimentichiamo che l’apprendimento avviene soprattutto nella prima parte della vita, regolata da Luna e Mercurio, e che le scuole religiose, presenti in ogni culto, servono anche a uniformare ideologicamente le nuove generazioni e a perpetuare lo status quo.
In quest’ottica può rientrare la dialettica del Nettuno del Sagittario e l’Y dei Gemelli. Se il Nettuno del Sagittario tende ad espandersi indottrinando in nome del bene altrui, l’Y dei Gemelli suggerisce che chi non si sarà uniformato secondo i dettami ideologici potrà venire snobbato ed escluso socialmente. E questo sarà purtroppo il primo passo verso l’individuazione di un nemico, del diverso, dell’altro da sé chiaramente espressa nell’asse casa prima-casa settima, Ariete-Bilancia. In questo studio sono costretto a trattare solo marginalmente gli Zodiaci B, per non complicare ulteriormente un argomento estremamente complesso. Devo però almeno accennare che nella trasparenza arietina dell’Y B e del Nettuno B in Bilancia c’è la radice condizionante delle guerre di religione, purtroppo terribilmente di attualità.
Per tornare all’Y A dei Gemelli, forse esso presiede anche al cristiano culto dei Santi, molto spesso legato a tradizioni locali, pellegrinaggi a breve raggio e feste patronali. Ricordiamo che, prima dell’avvento massiccio della società dei consumi, le occasioni di divertimento del popolo erano spesso limitate solo alla festa del Santo Patrono. Inoltre mi pare molto gemellare un certo tipo di “snobismo”, mi si consenta l’espressione, nella venerazione di un certo Santo piuttosto che di un altro. Insomma, l’affermare «San Crispino sì fa miracoli, molti più di Sant’Adeodato» mi sembra corrispondere molto alla forma mentis gemellare.
Prima di passare al Nettuno aquariano vorrei infine sottolineare che nella preghiera sono spesso impiegati gli arti che corrispondo a 3 dei 4 segni mobili: mani, braccia, ginocchia. Le mani giunte – Vergine – del Cristianesimo, che impediscono alle braccia – Gemelli – di vagare in cerca di nuovi contatti, mentre le ginocchia – Sagittario – sono spesso piegate in segno di sottomissione a Dio.
In molte religioni, invece, i piedi-Pesci sono liberati dalle scarpe, in uno di quegli accostamenti tra l’anatomico, il mentale e lo psicologico che ci suggerisce che il misticismo-Pesci dà il suo meglio se espresso a piedi nudi...
Se il Nettuno dei Pesci spinge i nativi a una fuga dalla realtà e quello del Sagittario rende irrequieti ma al tempo stesso fiduciosi, il Nettuno dell’Aquario avvolge con il suo velo confuso anzitutto il concetto di Io, come viene inteso comunemente nella nostra società a dominanza patriarcale, maschile, solare. E l’identità di ciascuno di noi parte sempre dalla nostra nascita.
Nasciamo e sappiamo chi ci ha messi al mondo, salvo i trovatelli e i frutti di amori clandestini, ormai però a loro volta salvaguardati dal test del DNA... E anche i nostri genitori conoscevano i propri e così via fino alla notte dei tempi. Ma chi dette la vita al primo uomo? A questa domanda le religioni monoteiste forniscono da millenni una risposta inequivocabile: Dio.
Astrologicamente la nascita è individuata nella quinta casa-Leone, sede dell’esaltazione di Y, al quale fa da contraltare dall’Aquario Nettuno.
Y nella sequenza numerica è targato 2 e segue soltanto il Sole, di cui è alleato fidato. Il Sole indica la vita e Y ne è il supporto, poiché simboleggia l’inizio del tempo. Rappresenta inoltre l’atmosfera e il respiro umano. La Bibbia ci narra che “... il signore Iddio formò l’uomo dalla polvere e alitò nelle sue radici un soffio vitale, e l’uomo divenne persona vivente.” Al momento della nascita, il distacco dalla madre del neonato e la sua vita propria, ricordiamolo, è garantito dal taglio del cordone ombelicale e dall'immissione di aria nei polmoni. La vita è quindi assicurata dal respiro di Y, mentre un’espressione comune per indicare la morte umana è «esalare l’ultimo respiro».
Y inoltre, secondo la teoria morpurghiana, rappresenta pure il tentativo di fermare il tempo. Se le moderne teorie della fisica affermano che anche il tempo subisce un’entropia e un’accelerazione e arriverà a una definitiva interruzione del suo moto in un futuro lontano, Y tende a negare la propria fine poiché aspira all’eternità, come tenta di fare di solito il Leone, dove è esaltato. Quell’eternità che in ogni religione possono conquistare quanti seguono i dettami della religione praticata. Rammento che in molte religioni il paradiso, luogo deputato all’eternità, è spesso raffigurato come un posto dove tutto rimarrà per sempre felicemente uguale a se stesso per il resto del tempo, ossia per un tempo infinito. Tutto il contrario di quanto propone Nettuno...
Va ricordato anche che la quinta casa – cosignificante del Leone – è legata alla sessualità, piacevole giogo per la creazione di altre esistenze, ossia anche un mezzo perché la vita si tramandi dopo la morte attraverso altre creature da noi concepite. E l’apparentemente strano parallelismo tra sessualità e misticismo è stato rilevato anche da Lisa Morpurgo ne Il convitato di pietra. «... Altri testi rintracciano giustamente nella casa quinta quel misticismo che è sempre accompagnato al rifiuto del sesso... »
In quasi tutte le esperienze mistiche intense, vissute da personalità atipiche quali alcune sante cattoliche o i santoni orientali, la fusione con il divino – quell’estasi mistica che pare avere molti punti di contatto con il prosaico orgasmo – spesso si riesce ad ottenere passando attraverso pratiche autopunitive quali flagellazioni, digiuni e isolamento. Oppure ancora, impiegando modalità opposte e complementari, in taluni culti orientali si può cercare di arrivare alla fusione col divino tramite pratiche orgiastiche collettive di stampo aquariano, in cui l’Io passa in sottordine rispetto al gruppo.
Nell’asse Leone-Aquario, casa quinta-undicesima, pare passare in secondo piano il problema integrazione-diversità che si era chiaramente manifestato negli assi Pesci-Vergine e Sagittario-Gemelli e che rendeva accettabile per il comune mortale il rapporto con il divino. L’Io del Leone non si mette in rapporto con gli altri. Esiste perché si sente il centro dell’universo, punto e basta. E il rapporto col divino sarà individuale, sia esso ottenuto tramite il far figli, sia attraverso esperienze mistiche solitarie. Quanti Santi avranno forti valori leonini, mi chiedo... Sul fronte opposto, forse l’Aquario non cerca un Dio, che nella lingua italiana suona troppo simile ad Io, ma la fusione cosmica con l’intero cosmo. Dio inoltre è troppo spesso definito come Dio Padre, figura genitoriale che gli Aquari non amano molto.
Sesso-vita-riproduzione-morte-aldilà-religione, un problema davvero complesso, forse inestricabile.
Se la vita umana si riproduce comunque esclusivamente per via sessuale, la proiezione mentale in un mondo ultraterreno pare difficile da raggiungere se non riusciamo a distoglierci dai piaceri di questo mondo, in primis quelli carnali, togliendo in tal modo dal centro dell’Universo il nostro Io, astrologicamente rappresentato dal Sole. La vita-vitalità del Leone che si esprime anche attraverso il sesso, presenta l’altra faccia della medaglia con l’antitetico Aquario e la sua tendenza alla non vitalità, che non va però confusa con la morte. La dimensione aquariana appare soprattutto mentale e sembra fondamentalmente estranea a quelle estasi mistiche che possono essere confuse facilmente con orgasmi. Il contatto con il divino sembra qui raggiungersi soprattutto con lo spegnimento delle passioni, assai distante dalle lacrime care ai Pesci e dagli entusiasmi religiosi del Sagittario. La meditazione e il dubbio prendono il posto del vitalismo e delle certezze leonine. Alla sicurezza del Leone di proseguire la propria vita facendo figli, si oppone il desiderio dell’Aquario di non riprodursi.
Parrebbe infine che se da un lato il Leone, la quinta e Y pensino di assicurarsi una tranche di vita eterna anche grazie al trasmettere i propri geni in nipoti e pronipoti, lo Zodiaco ponga poi a 180 gradi il segno dell’Aquario, che dubita con le armi della logica (Saturno) e del cambiamento (Nettuno) che tutto ciò possa davvero durare in eterno. Ma poiché la morte alla fin fine la temono tutti, il segno si pone domande sul senso ultimo della vita e, per la sua natura dubbiosa, non riesce mai a darsi una risposta definitiva. Le certezze sono riuscite ad ottenerle invece Pesci e Sagittario, ma solo grazie alla fiduciosità di Giove. Il Nettuno dell’Aquario, affiancato da Saturno e Urano, di verità eterne ne conosce pochine, e quelle poche le può sempre cambiare se si presenta un’occasione migliore. Del resto l’undicesima e la casa della morte sono a 90 gradi, mentre l’undicesima e la casa della vita sono l’una opposta all’altra, ossia complementari.
Mi sorge il sospetto che la reincarnazione abbia una forte valenza aquariana. Forse, non sopportando l’idea di rinascere in un Paradiso eterno e noioso con le stesse fattezze della vita attuale, il Nettuno aquariano immagina che la metamorfosi garantita dalla reincarnazione sia la soluzione migliore per negare la fine della vita, ma pensare al tempo stesso che continuerà in maniera completamente diversa da quella attuale.
Insomma, la conquista dell’eternità non sta di casa nell’Aquario, e il possibilista Nettuno aquariano proprio non vuole saperne di venire definito. Come si può infatti definire l’indefinibile?
Partiti dalla domanda «Dove andremo a finire dopo la morte?» espressa dai Pesci e, arrivati infine all’asse Leone-Aquario, ci troviamo di nuovo ad indagare sulle autentiche motivazioni della vita. Vita-morte, un binomio inscindibile e di impervia decodificazione. Sembra quasi di dover affrontare l’irrisolta questione se sia nato prima l’uovo o la gallina, alla quale ciascuno è libero di dare la risposta che crede.
Di certo, forse anche a causa di Nettuno che, dall’Aquario, sta transitando in trigono al mio Sole, una risposta definitiva al “problema” misticismo non la so dare, e non tento nemmeno di farlo.



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