Santoreggia

di Laura Nicoli

Nome botanico: Santureja montana, Santureja ortense
Famiglia: Labiate
Provenienza: Europa
Profumo: fresco, erbaceo, piccante
Azione energetica: yang
Pianeti  governatori: Giove, Mercurio, Marte
Proprietà: stimolante, afrodisiaca, antisettica, antispastica, astringente, antifermentativa
Principali indicazioni: stanchezza intellettuale, calo del desiderio, digestione lenta, meteorismo, spasmi intestinali.

Precauzioni: è irritante, da non applicare direttamente sulla pelle, utilizzare a piccole dosi.

Storia
La Santoreggia era conosciuta dagli antichi romani col nome di Satureia che stava a significare “Erba dei satiri” per la sua pelosità che richiamava quella dei satiri, ma anche per le sue ritenute notevoli proprietà afrodisiache. Già nell’antica Roma la santoreggia era spesso scelta come ingrediente per insaporire le vivande: i romani amavano a tal punto il sapore speziato di questa pianta, simile a quello del timo ma più intenso e amarognolo, che la usavano in ogni piatto e in particolar modo con la carne e i legumi. I popoli germanici non consumavano mai fagioli senza prima insaporirli con le foglie di questa pianta, tanto che essa venne denominata “erba dei fagioli”. Addirittura i Sassoni ne diffusero l’utilizzo nella Britannia, dopo averla conquistata. D’altra parte ancora oggi la santoreggia è molto diffusa in Inghilterra e non sarà un caso se in inglese il suo nome è savory che significa anche saporito.

Descrizione
È una pianta erbacea annuale cespitosa con radice a fittone e fusto (30 cm) ricco di rami ascendenti e quadrangolari. Ha foglie opposte, strette, lanceolate, di colore verde chiaro coperte da leggera peluria.
Cresce sui terreni aridi e ghiaiosi, conservando l’impronta delle forze racchiuse nei sali della terra. Malgrado le temperature proibitive, la corrente vitale continua, anche in questo mese, a salire dalla radice di questa pianta fino alla cima, producendo un fogliame più rado rispetto agli esemplari invernali, ma dalle forme morbide e rotondeggianti.
In estate compaiono piccoli fiori bianchi o rosa, disposti in glomeruli all'ascella delle foglie. Allo stato selvatico è presente nelle regioni centrosettentrionali, in pianura e alta collina. Spesso viene coltivata negli orti come pianta aromatica.
La santoreggia è un’erba aromatica molto usata un cucina per le sue proprietà digestive e antitossiche. Un’infusione delle sommità fiorite, prima o dopo i pasti, facilita la digestione, favorendo la produzione della bile e previene le fermentazioni intestinali. Sempre come infuso è anche indicata in caso di dolori gastrici nervosi, diarrea, crampi addominali, parassiti intestinali, tosse. L’essenza ha capacità antimicrobiche anche superiori a quelle delle altre Labiate (timo, rosmarino, lavanda).
È una pianta piuttosto maschile, forte e aggressiva, il suo profumo esercita una spiccata azione sul fegato e sulle ghiandole sessuali. Vaporizzarla nella stanza o aggiungerne qualche goccia nell’acqua del bagno, rafforzerà l’energia vitale di un uomo. Evitare di mettere l’essenza direttamente sulla pelle, la santoreggia è così potente che va usata a piccole dosi e diluita.
La santoreggia, unitamente all’edera, avvolgeva il tirso, una verga portata dal dio Dioniso (Bacco). Le Baccanti, prima di abbandonarsi alle loro danze selvagge ed estatiche di unione col divino, si colpivano reciprocamente con il tirso, e subito cominciavano a scatenarsi, abbandonandosi ad una gioiosa ebbrezza, considerata una possessione divina. Bacco stesso colpì con il tirso una roccia per farne scaturire del vino. Esso era lo strumento simbolico di una forza attiva, che spinge a superare la normalità quotidiana, gustando avidamente la vita, in un’esplosione di vitalità e di mistica comunicazione con le forze cosmiche.
La santoreggia è una pianta piuttosto piccante, forte e aggressiva. Essa può agire come una sorta di tirso a livello eterico, stimolando il polo biliare dell’individuo. Il fegato è collegato con la forza, il coraggio, l’irruenza, la rabbia, con la capacità di produrre e di accumulare energia. La santoreggia aiuta le persone che hanno difficoltà a sperimentare la fisicità, che sono spesso stanche e faticano a lasciarsi andare.
La santoreggia è il vero afrodisiaco di luglio. Ma non solo. Mette a tappeto anche l’astenia di questo periodo. In alcuni di noi, infatti, l’organismo fa fatica ad adeguarsi all’eccesso di fuoco e di energia caratteristici di luglio. La stanchezza e la mancanza di desiderio rappresentano proprio la reazione di fuga dal surplus energetico. Per fortuna nei confronti di questi disagi arriva la santoreggia.

nettuno_nl@libero.it

30/6/2008