Agosto
di Laura Nicoli
Ottavo mese dell’anno, agosto è dedicato alla libertà ed al riposo fin dai tempi di Ottavio Augusto, il primo imperatore romano. Fu lui, nel 18 a.C., ad istituire le feriae Augusti, da cui derivano sia Ferragosto che la parola ferie, per indicare il lungo periodo di vacanze che spezza la continuità dell’anno lavorativo. Il mese, del resto, imprigionato dalla calura ed esaltato dal frinire delle cicale, ispira la voglia di staccarsi dal mondo del quotidiano per entrare in contatto con qualcosa di diverso, con una parte di sé poco frequentata.
La notte del 10 agosto, San Lorenzo, è considerata magica. È la notte dei desideri. Nemmeno gli increduli più smaliziati riescono a sottrarsi alla suggestione: un’occhiata furtiva al cielo stellato rivela l’attesa della prima stella cadente che, si dice, farà avverare il desiderio espresso da chi ha la fortuna di vederla. Le stelle di San Lorenzo sono in realtà una pioggia di meteoriti provenienti, a quanto sembra, dalla costellazione di Perseo. Non è l’unica “pioggia di stelle” dell’anno, ma quella d’agosto si è fissata nella tradizione popolare per la confluenza di due antiche celebrazioni: la festa celtica di Lugnasad, dedicata al dio del fuoco e quella romana di Ercole Invitto, ipostasi del Sole, che si celebrava il 12 agosto. La leggenda di San Lorenzo è infatti legata al fuoco della graticola sulla quale secondo una leggenda sarebbe stato martirizzato.
Il 14 agosto le vie di Sassari sono percorse da una processione suggestiva: la festa dei Candelieri, nata nel 1580 per ringraziare la vergine per la fine di una feroce pestilenza. Ancora oggi si ricorda la grazia, con un corteo che parte dalla chiesa del Rosario, diretto a Santa Maria: otto uomini sorreggono per mezzo di stanghe il piedistallo di ogni candeliere, da cui si innalza una colonna alta tre metri sormontata da una capitello ornato di nastri, fiocchi e bandiere.
Ad agosto maturano le nocciole. Per i Celti i frutti del nocciolo simboleggiavano la saggezza interiore. Al nocciolo era dedicato l’intero mese e una leggenda irlandese racconta che un tempo esisteva una sorgente, chiamata Connie, circondata da molti noccioli dell’arte poetica: chiunque ne avesse mangiato i frutti avrebbe acquisito la bellezza e la conoscenza. Pianta mercuriale per eccellenza, il Corylus avellana gode di fama “magica” anche nella nostra tradizione: si dice che il suo legno abbia il potere di rivelare le cose nascoste e la bacchetta dei rabdomanti è fatta con un rametto biforcuto di nocciolo, perfettamente simmetrico biforcuto come la lingua dei serpenti che si avvolgono sul Caduceo di Mercurio e di suo figlio Asclepio, dio della medicina.
Nel ciclo estivo la natura è all’apice e raggiunge la piena maturità. Il grano che si accumula sulle aie è simbolo di prosperità e di benessere, consente la generosità e la magnificenza. La grande sicurezza di sé porta ad una visione esaltante del presente come riassunto emblematico del passato e del futuro e ad una visione fiduciosa dell’IO. Il colore del mese è rosso fuoco.
È il mese in cui il ciclo vitale entra nel suo momento vitale: il fuoco di questo sole ha, infatti, la massima forza per far dispiegare tutta la natura nella pienezza delle sue forme. Ed anche il nostro corpo, che vive sempre in sintonia con l’universo, sta vivendo questo momento cosmico grazie al suo fuoco interiore: il sangue, la sostanza vitale, l’energia attiva che, attraverso l’albero circolatorio, si distribuisce a tutti gli organi ed i tessuti, un po’ come la linfa della pianta trasformandoli in un frutto maturo.
Nel cuore dell’estate (23 luglio) si entra nel segno del Leone, regno del Sole nel suo aspetto calmo e sovrano che scalda la Terra con la sua viva fiamma costante che rappresenta il momento della sua massima ascesa, tanto nell’universo, quanto nel nostro piccolo corpo umano. Questo significa che tutti gli organi ed i tessuti dell’organismo ricchi di fuoco entrano nel loro momento più critico. È la canicola, dal latino canicula che significa “cagnolino”. Il nome rimanda a Sirio, la stella più luminosa della costellazione del Cane Maggiore, che sorge e tramonta col sole tra il 24 luglio ed il 26 agosto. Gli antichi Egizi la chiamavano canicola perché, come un vigile cagnolino, annunciava la benefica inondazione del Nilo, ultimo dono delle acque fertili del segno del Cancro che si ritira, cedendo il passo all’ardore di agosto nel Leone.
Nel Leone, collegato al Sole da un punto di vista astrologico, anche i suoi tratti simbolici sono solari. La ragione è costituita, probabilmente, dalla forza dell’animale, dal suo colore marrone-oro e dalla criniera raggiata del maschio.
In Egitto, la leonessa era la forma in cui si manifestava la dea Sekhmet, mentre il leone rappresentava il dio Ra. In epoca primitiva anche il cielo, prima che si affermasse la sua simbolizzazione attraverso la signora del cielo Nut, sembra essere stato personificato da un leone che divora ogni sera il Sole.
Nei fregi babilonesi il Leone appare demonizzato come la sfinge che possiede qualità leonine; i leoni erano considerati animali sovrani rappresentanti la potenza e violenza asiatica, come il Sole esprime durante il passaggio in questa costellazione il culmine del suo splendore e forza.
Nel buddhismo ed in Cina il leone rappresenta la saggezza immortale e, per estensione, la legge. I bestiari medievali sono pieni di leggende su questo animale: si affermava che il leone dormisse con gli occhi aperti, che cancellasse sempre le proprie tracce con la coda e che i suoi cuccioli nascessero morti, restando senza vita per tre giorni, finché non ricevevano il soffio vitale dal padre. Simbolo del principio solare, re degli animali, il Leone è anche simbolo di sovranità, della forza, del coraggio e della potenza in genere. Il Sole è un corpo celeste maschile e fiero di esserlo, ma le manifestazioni di questa fierezza assumono, nel Leone, caratteristiche particolari: la spontanea certezza della propria eccellenza che riesce ad esprimersi a tutti i livelli, nelle piccole e grandi cose, con totale naturalezza.
È un segno di fuoco potente. Simboleggia l’affermazione dell’individualità, della volontà, della coscienza. “Io sono il migliore” è la sua certezza. La sua natura energetica lo costringe a brillare agli occhi degli altri, in quanto la regalità leonina ha bisogno di una corte e di sudditi.
Il Leone è convinto di fare del bene e tale convinzione non è immaginaria perché la generosità è la qualità principale ed indiscutibile del segno. In fondo, si considera un po’ un padreterno i cui naturali slanci del cuore e un grande calore umano lo inducono tendenzialmente al perdono e alla pietà. Accanto a questo aspetto autentico della generosità leonina, ve ne è un altro, anche se più superficiale, che è la prodigalità. Alla gioia di dare si affianca la gioia di spendere. Generosità e prodigalità hanno la stessa origine, ossia l’esplosione energetica del Sole, ma la seconda rischia di scivolare più facilmente negli eccessi diventando una necessità di spreco. In questo comportamento, ritroviamo anche l’influenza di Y nella sua simbologia di Tempo, di cui il Leone si sente signore perché ne ha determinato le origini. Per il Leone, passato, presente e futuro sono fusi in un’unica palla di fuoco, dove tutto dovrebbe accadere subito per obbedire ai suoi desideri e quindi il suo difetto è l’impazienza.
Il Sole in Leone è affiancato da Y, signore dell’atmosfera e del tempo primordiale. L’indicazione simbolica è chiarissima: con la vita inizia il conteggio del tempo che è, all’origine, lentissimo. Di questo tempo il Sole-Leone si sente padrone e dominatore e ciò lo induce a uno sfolgorante immobilismo. Assorto nella propria magnificenza, non avverte necessità di evoluzioni e mutamenti e nemmeno il desiderio di provvedere alla propria durata. L’alleanza con Y ci dice che qui il Sole si presenta come fonte di vita indifferentemente per entrambi i sessi. Il Sole è la stella madre del sistema solare attorno alla quale orbitano gli otto pianeti principali, i pianeti nani, i loro satelliti, innumerevoli altri corpi minori e la polvere diffusa per lo spazio, che forma il mezzo interplanetario. Il Sole, inoltre, costituisce da solo il 99,8% della massa del sistema.
Il Sole è una stella di medie dimensioni, costituita essenzialmente da idrogeno ed elio, cui si aggiungono altri elementi più pesanti presenti in tracce. È classificata come una nana gialla di tipo spettrale G2 V: G2 indica che la stella ha una temperatura superficiale di circa 5.507°C, caratteristica che le conferisce un colore bianco, che però appare giallo a causa dello scattering dell'atmosfera terrestre. La radiazione solare consente la vita sulla Terra, fornendo l'energia necessaria ad attivare i principali meccanismi che ne stanno alla base; inoltre l'insolazione della superficie terrestre regola il clima e la maggior parte dei fenomeni meteorologici.
Collocato all'interno del Braccio di Orione, un braccio galattico secondario, il Sole orbita attorno al centro della Via Lattea ad una distanza media di circa 26 000 anni luce e completa la propria rivoluzione in circa 225-250 milioni di anni. A occhio nudo è possibile distinguere il disco solare al tramonto o in presenza di nebbia e nubi, quando l'intensità luminosa decresce sensibilmente. Tali osservazioni permettono, seppure in rare circostanze, di osservare delle macchie solari particolarmente estese. A causa dei rischi a cui è soggetta la retina dell'occhio, l'osservazione del Sole senza le giuste protezioni è dannosa alla vista: infatti, la forte radiazione può provocare la morte di una discreta percentuale delle cellule della retina, deputate alla visione, oppure la degenerazione di alcune strutture oculari, come il cristallino.
L'uomo, fin dalle sue origini, ha reso oggetto di attenzioni e spesso venerazione molti fenomeni naturali, tra cui il Sole. Le prime conoscenze astronomiche dell'uomo preistorico, che riteneva le stelle dei puntini immutabili "incastonati" nella sfera celeste, consistevano essenzialmente nella previsione dei moti del Sole, della Luna e dei pianeti sullo sfondo delle stelle fisse. Un esempio di questa "protoastronomia" è dato dagli orientamenti dei primi monumenti megalitici, che tenevano conto della posizione del Sole nei vari periodi dell'anno: in particolare i megaliti di Nabta Playa (in Egitto) e Stonehenge (in Inghilterra) erano stati costruiti tenendo conto della posizione dell'astro durante il solstizio d'estate. Molti altri monumenti dell'antichità sono stati costruiti tenendo in considerazione i moti apparenti del Sole: un esempio è il Tempio di Kukulkan (meglio noto come El Castillo) a Chichén Itzá, nel Messico, che è stato progettato per proiettare ombre a forma di serpente durante gli equinozi.
Il moto apparente del Sole sullo sfondo delle stelle fisse e dell'orizzonte fu utilizzato per redigere i primi calendari, impiegati per regolare le pratiche agricole. Rispetto alle stelle fisse, infatti, il Sole sembra compiere una rotazione attorno alla Terra nell'arco di un anno; per questo la nostra stella, contrariamente a quanto oggi assodato, fu considerata dagli antichi astronomi greci come uno dei pianeti che ruotavano attorno alla Terra, la quale era ritenuta al centro dell'Universo; tale concezione prende il nome di sistema geocentrico o sistema aristotelico-tolemaico.
Una delle prime "spiegazioni scientifiche" sul Sole venne fornita dal filosofo greco Anassagora, che lo immaginava come una grande sfera di metallo infiammato più grande del Peloponneso, e riteneva impossibile che potesse esser trascinato dal carro del dio Helios. Per aver insegnato questa dottrina, considerata "eretica", venne accusato dalle autorità di empietà, imprigionato e condannato a morte (anche se venne in seguito rilasciato grazie all'intervento di Pericle).
Un altro scienziato che sfidò le credenze del suo tempo fu Nicolò Copernico, che nel XVI secolo riprese e sviluppò la teoria eliocentrica (che considerava il Sole al centro dell'Universo), già postulata nel II secolo a.C. dallo scienziato greco Aristarco di Samo. È grazie anche all'opera di importanti scienziati del XVII secolo, come Galileo Galilei, Cartesio e Newton, che il sistema eliocentrico arrivò, infine, a prevalere su quello geocentrico.
Nella religione egizia il Sole era la divinità più importante; il faraone stesso, considerato una divinità in terra, era ritenuto il figlio del Sole. Le più antiche divinità solari erano Wadjet, Sekhmet, Hathor, Nut, Bast, Bat e Menhit. Hathor (identificata poi con Iside) generò e si prese cura di Horus (identificato in seguito con Ra). I moti del Sole nel cielo rappresentavano, secondo la concezione del tempo, una lotta ingaggiata dall'anima del faraone ed Osiride. L'assimilazione al culto solare di alcune divinità locali raggiunse il culmine al tempo della quinta dinastia.
Nella mitologia greca la divinità solare principale fu Elio, figlio dei Titani Iperione e Teia. Il dio viene normalmente rappresentato alla guida del carro del sole, una quadriga tirata da cavalli che emettono fuoco dalle narici. Il carro sorgeva ogni mattina dall'Oceano e trainava il Sole nel cielo, da est a ovest, dove si trovavano i due palazzi del dio. In epoca più recente, Elio fu assimilato ad Apollo. Apollo, dio greco della luce e della bellezza, ispiratore della poesia e del pensiero filosofico, protettore della medicina, nato a Delo da Zeus e da Latona, fratello di Artemide fu identificato con il Sole (donde “Febo” = raggiante) dio dell’ispirazione profetica, gli era dedicato il tempio di Delfi. Celebre il suo amore per Dafne che gli sfuggì e fu tramutata in alloro, pianta sacra al dio. Attraverso mediazioni etrusche e magnogreche il culto di Apollo penetrò in Roma. Il culto del Sole in quanto tale trovò terreno fertile anche a Roma; il primo tentativo di introdurre il culto solare fu ad opera dell'imperatore Eliogabalo, sacerdote del dio solare siriano El-Gabal. La divinità fu in seguito importata nel pantheon romano e assimilato al dio solare romano noto come Sol Indiges in età repubblicana e poi Sol Invictus nel II e III secolo.
Nella cultura, il Sole è usato principalmente come un riferimento mitologico e mistico-religioso, più che in ambito letterario: a differenza delle stelle infatti, che sono citate come meraviglie notturne dai poeti e dai letterati, il Sole in letteratura è utilizzato soprattutto come riferimento per l'alternarsi del dì e della notte. Non mancano tuttavia dei forti riferimenti specificatamente dedicati a questa stella in letteratura, in pittura e persino nella musica. Uno dei testi più celebri ed anche più antichi della letteratura italiana che fa riferimento al Sole è in Cantico di Frate Sole, noto anche come Cantico delle creature scritto da San Francesco d'Assisi, completato, secondo la leggenda, due anni prima della sua morte, avvenuta nel 1226.
Anche nelle favole si fa saltuariamente ricorso alla figura del Sole, in cui però esso appare come un personaggio a tutti gli effetti; fra gli esempi più noti vi sono, oltre a quelle di Fedro le favole scritte da Jean de La Fontaine, uno scrittore francese vissuto nel Seicento, come Il Sole e le Rane o Il Sole e il Vento.
Fra i vari riferimenti presenti nella musica del Novecento, un importante riferimento italiano è dato dal titolo della celebre Canzone del sole, firmata da Lucio Battisti e Mogol e registrata per la prima volta nel 1971 su un 45 giri; questo brano è spesso eseguito anche da coloro che imparano a suonare la chitarra, come esercitazione.
Il Sole forma il nucleo della personalità, è la sintesi dell’Io, è l’Io cosciente di se stesso e partecipe della vita circostante in forma attiva. Rivela la maggiore o minore possibilità di esplicazione dell’Io nell’attività, nella manifestazione di se stesso, e la maggiore o minore vitalità fisica e morale. Rappresenta una fase di maturità, di completezza, una presa di posizione nei confronti della vita che dà la misura dell’individuo. Le virtù solari sono vitali ed anche passionali: calore umano, lealtà, coraggio, sprezzo del pericolo, generosità, magnificenza. Possono diramarsi e degenerare in megalomania, orgoglio, superbia, tendenza all’ipertrofia dell’Io; oppure in autoritarismo virile, prepotenza, dominio, tendenze dittatoriali e paternalistiche dell’Io.
Il sole rappresenta la vita anche in senso letterale, al punto che la sua simbologia si identifica con l’organo il cui funzionamento, fino all’invenzione dell’encefalogramma, fu ritenuto baluardo contro la morte: il cuore. Raggiunge l’acme della sua potenza. Il suo fuoco implacabile fa ribollire il sangue, mettendo in crisi organi e tessuti, in particolare il cuore.
L’apparato cardiovascolare comprende cuore, arterie, capillari e vene. Il cuore è il primo organo a formarsi e l'ultimo a morire. È la componente più importante del sistema cardiocircolatorio ed è il muscolo più efficiente del corpo: batte da 60 a 90 volte al minuto. È collocato nella cavità toracica, dietro lo sterno, davanti alla colonna vertebrale, sopra il diaframma, nello spazio compreso tra i due polmoni. Della grandezza di un pugno in un adulto, svolge la funzione di una potente pompa muscolare in grado di portare da cinque a sei litri di sangue al minuto nel sistema vascolare.
L'azione che svolge è simile a quello di una doppia pompa:
• la prima, che coincide con il lato destro del cuore, riceve il sangue scuro, rosso mattone di ritorno dal corpo dopo aver distribuito ossigeno ai tessuti e lo pompa nel polmone, dove si libera dell'anidride carbonica e si riossigena, tornando così a un colore rosso brillante;
• la seconda, che tocca il lato sinistro, spinge il sangue attraverso l’aorta nelle arterie minori che lo distribuiscono in tutto l'organismo.
L'organo centrale della circolazione risulta così composta da “due cuori” saldati l'uno all'altro, ma distinti dal punto di vista del funzionale: cuore destro (venoso) e cuore sinistro (arterioso).
La perfetta separazione si ha solo dopo la nascita; infatti, embrione prima e feto poi hanno gli atri comunicanti tramite gli orifizi le cui dimensioni si riducono via via che la gravidanza volge al termine.
Il cuore è al centro dei due sistemi circolatori che lo mettono in comunicazione con il sistema respiratorio da un lato, mediante la piccola circolazione, e dall'altro con tutti gli altri distretti del corpo mediante la grande circolazione.
Il cuore è un organo cavo e contrattile. Ha la forma di un tronco di cono appiattito in senso antero-posteriore con la base rivolta in avanti a destra, l'apice in basso avanti a sinistra.
Il suo colore varia dal rosso scuro al rosso chiaro a seconda dei soggetti e dello stato di salute. Anche il volume varia a seconda dell'età e del sesso, è meno voluminoso negli uomini, e pesa circa 300 ettogrammi. Tranne che per la base, connessa con i grossi vasi che veicolano il sangue in arrivo e in partenza da quest'organo, la restante porzione del cuore è libera ed è contenuta nel sacco del pericardio, formato dal pericardio parietale che si riflette e continua con il pericardio viscerale (epicardio) che aderisce completamente alla superficie esterna del cuore. Le cavità del viscere sono tappezzate dall’endocardio. Ed è l'infiammazione dell’endocardio, l’endocordite, frequente nelle malattie infettive e specialmente nel reumatismo articolare acuto, causa di vizi valvolari acquisiti.
Tra le due membrane citate si trova lo stato muscolare che forma la parte principale di quest'organo: il miocardio.
Il cuore è diviso in due metà, destra e sinistra, e quattro cavità: atrio e ventricolo destro, atrio e ventricolo sinistro, tra loro perfettamente isolati da una parete divisoria detta setto. Ogni atrio comunica col sottostante ventricolo tramite un'apertura orifizio atrio-ventricolare. Le pareti degli atri sono molto sottili (2 mm) mentre quella dei ventricoli sono un po' più spesse e di aspetto particolare dovuto alla presenza di sporgenze e prolungamenti della sostanza muscolare. Tra l'atrio e il ventricolo destro si trova la valvola tricuspidale, mentre nella stessa posizione, a sinistra, è situata la valvola bicuspide o mitrale. Tra ventricoli e le grosse arterie sono posizionate le valvole simili lunari, polmonare, aortica.
L'arteria polmonare parte dal ventricolo destro ed è indirizzata in alto verso l'albero respiratorio, mentre l’aorta, partendo dal ventricolo sinistro, si rivolge ad arco verso il basso dando origine al circolo sistemico. L'irrorazione del cuore stesso si attua attraverso il circolo coronarico.
Il sistema di conduzione del cuore è composto da un insieme di fibre miocardiche specializzate la cui funzione è quella di produrre, trasmettere, distribuire gli impulsi elettrici nelle masse miocardiche atriali e ventricolari. È formato da cellule miocardiche che hanno perso la loro priorità contrattile acquisendo, in modo specifico, la funzione di conducibilità. Il miocardio specifico possiede una proprietà intrinseca di produrre spontaneamente l'impulso elettrico con una certa frequenza e con una certa velocità di conduzione elevata: rappresenta la sede nella quale insorgono gli stimoli di contrazione del cuore ed è la via attraverso la quale gli stili si propagano al miocardio comune. Lo stimolo neuro-elettrico origina in una zona specifica dell’atrio destro, denominata nodo seno-atriale. Questo impulso regolare determina la ritmicità della pulsazione e la frequenza cardiaca. L’onda elettrica provoca così la contrazione dei ventricoli che segue sincronicamente a quella degli atri e che viene rappresentata graficamente e registrate in condizioni standard dall'elettrocardiogramma.
Il cuore è l’organo per eccellenza; è l'organo essenziale per la vita. Centro dell'organismo, rappresenta il luogo di raccolta, il passaggio di distribuzione sia fisico che psichico. Il corpo, come il cuore, pulsa e vive al suo ritmo, ritmo che contiene il segreto della vita. Il battito rappresenta l'incessante battaglia che l'organismo deve sostenere per raggiungere, mantenere o ricostruire un proprio equilibrio, perché quello biologico è, tendenzialmente, instabile, cioè dinamico e non statico.
Dal punto di vista archetipico, il cuore rappresenta il suono e il ritmo ed è per questo motivo che il cambiamento del ritmo di vita è strettamente correlato a una modificazione del ritmo cardiaco che, nel tempo, può dare origine a una vera e propria patologia.
Il cuore, come il cervello, possiede una sua intelligenza, l’“Intelligenza del Cuore”. È un’intelligenza intuitiva, caratterizzata da un continui passaggio dall’inconscio alla coscienza.
Nella tradizione biblica rappresenta l'uomo interiore, la sua vita affettiva, è la sede dell'intelligenza e della saggezza, ed è per l'uomo interiore ciò che il corpo è per l’uomo esteriore. Nel cuore, infatti, si fa risiedere il principio del male e nasce da qui il pensiero che l'uomo rischia sempre di seguire le sue inclinazioni peggiori, provenienti, secondo la tradizione dalla carne e nel sangue.
La cultura cristiano occidentale lo descrive come la sede dei sentimenti e della spiritualità, come spesso è anche rappresentato nell'iconografia religiosa dove Cristo con la mano sinistra sul cuore fiammeggiante e irradiante luce.
Nella cultura orientale, è percepito come il governatore sovrano che regola e coordina il funzionamento degli altri organi ed esprime la capacità di prendere decisioni con vigore e armonia, come colui che deve affrontare le situazioni estreme, con coraggio e con tranquillità. La filosofia orientale, inoltre, afferma, che, nel centro, materia e spirito si incontrano e si amalgamano ed è così che il cuore diventa proprio il punto d'incontro tra lo spirito-polmone e la materia-corpo.
Nel chakra indiani il cuore ha una localizzazione specifica che corrisponde al quarto chakra, che fornisce l'energia e governa le funzioni dell'amore e della volontà. È localizzato a livello della quinta vertebra toracica, al quale viene associato il colore verde. L’alterato funzionamento di uno o più chakra, altera l'equilibrio energetico, provocando manifestazioni patologiche.
Nella cultura egizia, il cuore del defunto, unico viscere lasciato nella mummia, veniva posto su uno dei piatti della bilancia e lo scarabeo del cuore, amuleti essenziali, portava incisa la formula magica che impediva al cuore stesso di testimoniare a sfavore del morto davanti al tribunale di Osiride.
Nello zodiaco il cuore è legato al segno del Leone, il quinto segno. Occupa il mezzo dell'estate caratterizzata dall’aprirsi della natura sotto i raggi del sole del suo maestro planetario. Il Leone, “cuore dello zodiaco”, esprime la gioia di vivere, l'ambizione, l'orgoglio, l'elevazione, è legato all'elemento fuoco, pieno di ardore vitale ed è simbolo di potenza, di sovranità.
Nei riti delle tribù africane assistiamo alla condivisione collettiva del cuore del nemico come cibo che, da un punto di vista simbolico, equivale ad incorporare il coraggio dell’altro e l’altro stesso.
I Boscimani fanno mangiare ai loro figli il cuore del leopardo ma non quello dello sciacallo che li renderebbe timidi e paurosi.
Nello stesso modo i Wagogo dell’Africa orientale quando uccidono un leone mangiano il suo cuore per acquistarne il coraggio. Nelle antiche popolazioni d’America, rappresentava il cibo sacrificato agli Dei, mentre tra i popoli europei, nei secoli, l’immagine dell’audacia, della generosità e della grandezza d’’animo.
Nelle popolazioni dei cacciatori e guerrieri dove le virtù più apprezzate sono la forza, il valore ed il coraggio, lo stesso fine viene raggiunto anche nutrendosi del cuore degli animali feroci.
Nella mitologia greca, dopo che Zagreo fu dilaniato e divorato dai Titani, Atena salvò il suo cuore e lo cedette a Zeus che lo inghiottì e diede vita a Dioniso.
Il cuore compare molto spesso nelle espressioni popolari e questo ne sottolinea tutta la sua importanza. Nel linguaggio comune troviamo numerosi riferimenti al movimento del cuore di tipo emotivo. Si parla, infatti, di “un cuore che si stringe d’angoscia” o “… che si allarga di gioia” e ancora di “un cuore che si muove a compassione”. Per evocare il centro si dice “andare al cuore del problema”, e l’amore e l’odio “voler bene con tutto il cuore”, “è un affare di cuore”, “un tuffo al cuore”, “andare diritto al cuore”, “cuore gonfio di odio”. La felicità e l’angoscia si evocano con espressioni tipo “a cuor leggero” o “mi si stringe il cuore” e il coraggio diventa “cuor di leone”, e la generosità “avere il cuore in mano” o “essere una persona di cuore. I sentimenti possono avere connotazioni positive: “è un uomo di cuore” così come è possibile trovare la descrizione di azioni crudeli con espressioni del tipo “essere senza cuore”, “cuore di ghiaccio”, “cuore di pietra”, “cuore gonfio d’ira”, “cuore pieno di rabbia”.
Il battito cardiaco è un fatto autonomo che senza un determinato training non obbedisce alla volontà. Questo ritmo sinusoidale è l’espressione di una ben precisa norma del corpo. Il ritmo cardiaco assomiglia al ritmo del respiro, ma quest'ultimo è il più suscettibile di influenzamento volontario. Il battito cardiaco è un ritmo armonico, con un ordine severo. Se nei cosiddetti disturbi del ritmo il cuore improvvisamente si inceppa o galoppa, è avvenuta una deviazione dal normale equilibrio.
Se osserviamo i modi di dire in cui ricorre il cuore, ci rendiamo conto che esso è sempre in rapporto con situazioni emozionali. Un'emozione è qualcosa che l'uomo trae da se stesso, è un movimento dall’interno verso l’esterno (latino emovere = muovere fuori da se stessi). Si dice: il cuore mi batte per la gioia, Il cuore mi si fermò per la paura, mi si spezza il cuore per il dolore, ho qualcosa che mi sta a cuore. Se una persona non è capace di relazioni nazionali, si dice che è senza cuore. In tutte queste espressioni il cuore è il simbolo di un centro che esiste nell'uomo e che non è guidato dalla volontà. Si trova proprio nel punto che spontaneamente tocchiamo o indichiamo quanto vogliamo parlare di noi stessi. Il sentimento, e ancora più ancora l'amore, sono strettamente legati al cuore, come ci hanno mostrato le espressioni sopra riportate. Quando si apre il proprio cuore, si accoglie totalmente una persona. Una persona dal cuore grande è una persona aperta, che sa andare incontro al prossimo. Opposta a questa è la persona chiusa, che non ascolta il proprio cuore, che non conosce sentimenti cordiali. Questa persona non donerebbe mai il proprio cuore, perché in questo caso dovrebbe donare se stesso, e anzi cerca di non smarrire il cuore. Chi, invece, ha il cuore tenero, rischia di amare gli altri di tutto cuore, cioè senza limiti e confini. Questi sentimenti tendenzialmente indicano un superamento della polarità, che richiede limiti e confini per tutto.
Si potrebbe anche dire che l'uomo ha due centri, superiore e inferiore testa e cuore, intelletto e sentimento. Da persona completa ci aspettiamo che entrambe le funzioni siano presenti e in equilibrio armonico. L’uomo che ragiona soltanto con l'intelletto, risulta fredda e unilaterale. Chi vive soltanto dei propri sentimenti, ci fa spesso un effetto poco chiaro e disordinato. Soltanto quando le due funzioni si completano reciprocamente e si arricchiscono, la persona ci appare completa.
Le molte formulazioni in cui ricorre il cuore ci mostrano che ciò che distoglie il cuore dal suo ritmo abituale è sempre un’emozione: può essere la paura che fa correre il cuore all’impazzata o lo fa quasi fermare, o la gioia oppure l’amore che accelerano tanto il ritmo cardiaco che si sente battere il cuore fino alla gola. Nei disturbi del ritmo cardiaco avviene la stessa cosa: soltanto che non si nota l’emozione corrispondente. I disturbi del ritmo cardiaco colpiscono le persone che non si fanno smuovere da “nessuna emozione” dal loro normale equilibrio. Allora il cuore impazzisce, perché la persona non osa farsi toccare dalle emozioni. Si attiene alla ragione ed alle norme e non è disponibile a farsi distogliere dal suo ritmo né da sentimenti né da emozioni di sorta. Non vuole turbare l’equilibrio armonico della propria vita in alcun modo, però, in questi casi le emozioni si somatizzano ed il cuore comincia a dare dei pensieri. Il battito cardiaco fa i capricci e costringe in questo modo la persona a dare finalmente ascolto al proprio cuore.
Normalmente noi non ci rendiamo conto del nostro battito cardiaco – lo sentiamo e lo avvertiamo soltanto sotto l’impulso di un’emozione o per malattia. Il nostro battito cardiaco arriva per noi a livello di coscienza quando qualcosa ci eccita o qualcosa ci modifica. Qui abbiamo la chiave necessaria per capire tutti i sintomi cardiaci: essi costringono l’uomo a dare di nuovo ascolto al proprio cuore. Nell’angina pectoris tutto il processo è sceso a livello corporeo. I vasi sanguigni sono induriti e stretti ed il cuore non riceve più nutrimento sufficiente. Angina significa avere un cuore indurito, un cuore di pietra. “Angina” significa letteralmente strettezza e “angina pectoris” è “strettezza del cuore” che si manifesta concretamente. La terapia adottata dalla medicina ufficiale dà al malato di cuore, in caso di bisogno, capsule di nitroglicerina, un esplosivo. In questo modo si spezza la strettezza per dar spazio di nuovo al cuore nella vita del malato.
Un cuore stanco, affaticato e debole: di cosa avrà bisogno? È troppo agitato e sempre sul punto di “scoppiare”, cosa sta cercando? La risposta è una sola: di equilibrio. Per ottenerlo, però, è necessario capire cosa si nasconde dietro i disturbi che lo affliggono. In primis, probabilmente, una mancanza di quelle emozioni che lo nutrono e a cui spesso rinunciamo per una scarsa “attenzione” verso di noi. Tra i tanti rimedi fitoterapici per il cuore, il Biancospino è la risposta ideale per una persona che soffre anche le piccole difficoltà della vita (le “spine”, appunto) facendola stare sempre sulla difensiva. Questo chiudersi in se stesso impedisce al soggetto di lasciarsi andare a quelle emozioni che vorrebbe tanto inseguire: ecco che il suo cuore si ammala, privato di una linfa vitale indispensabile.
Oltre al Biancospino, c’è la Valeriana, pianta jolly che interviene sui problemi cardiaci legati ad ansia, stress e ad una personalità sempre di corsa. Scopriremo anche i benefici dell’Achillea, dedicata a tutti quelli che vivono con la testa sempre tra le nuvole, trascurando il rapporto con gli altri e con se stessi. Anche un altro rimedio, la Cardiaca, va a colmare i disagi di chi è sempre di fretta, atteggiamento che appesantisce un cuore già debole.
Una persona che tende a mandar giù “bocconi amari”, a tacere davanti alle tante contrarietà quotidiane, il suo cuore si riempirà di astio, di rabbia ed energia non sfogata che non lascerà spazio a passioni ed emozioni. La soluzione ideale è Sweet Chesnut. È uno dei fiori di Edward Bach, le cui proprietà sono dei veri e propri toccasana per quelle persone che hanno in attacchini angina pectoris l’unico modo per far fuoriuscire ciò che soffocano durante il giorno: questo rimedio addolcirà una psiche sempre in tensione e darà coraggio per affrontare persone e situazioni che mettono ansia.
Holly, per una rabbia senza sfogo: un cuore intasato da una rabbia senza fine, ecco il vero problema della persona adatta a questo rimedio. La persona si sente continuamente oppressa da una sorta di pesantezza che la segue in ogni contesto della vita. Tremori agli arti e crisi di angina pectoris i sintomi di una personalità collerica che non riesce a sfogarsi, rischiando di esplodere da un momento all’altro.
Larch: Per la persona che teme di fallire e, quindi, non aderisce con tutto il cuore a ciò che desidera; per questo può sembrare fredda e distaccata, quasi senza sentimenti. In realtà, dentro ribolle un mondo di capacità inespresse che creano un continuo senso di frustrazione. Questo stato d’animo si manifesta con aritmie, soprattutto in coincidenza di momenti in cui il soggetto si sente particolarmente vulnerabile all’insuccesso. Sweet Chesnut (le emozioni che pulsano): questo rimedio è la scelta giusta per quelle persone che si sentono bloccate nell’affrontare persone e situazioni che non vanno proprio giù. Il risultato è un cuore inquinato e pesante, poco libero di pompare le emozioni desiderate. Così, di notte, una tachicardia insistente può portare all’insonnia. Non è raro che in questi soggetti viva perennemente l’idea che il cuore cessi di battere da un momento all’altro, sensazione che li condiziona in molti comportamenti.
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