Marzo
di Laura Nicoli
Che torbida notte di marzo!
Ma che mattinata tranquilla!
che cielo pulito! Che sfarzo
di perle! Ogni stelo, una stilla
che ride: sorriso che brilla
su lunghe parole.
Giovanni Pascoli
Dal latino "martius", mese dedicato a Marte. Primo mese dell'anno romano fino all'anno 601 dalla fondazione di Roma e 30 del nostro calendario, ma ancora oggi è il primo mese del calendario astronomico.
Marzo ha fama di essere un mese pazzerello, tanto che per dare del lunatico ad una persona si usava chiedergli se era nato di marzo. Del resto, i Romani celebravano la luna proprio alle idi di marzo con la festa di Anna Perenna, nome che deriva da annare, cioè passare da un anno all'altro. Anche in sanscrito Annapurna identifica la luna, la «luce che sazia ogni essere» ed anno è l'essenza vitale del cosmo imparentata con le acque sottoposte al dominio della Luna. Il primo di marzo, poi, a Roma le Vestali accendevano il fuoco nel tempio di Vesta, dea della terra, per propiziare la rinascita dell'anno.
Giorno di buon auspicio nel calendario romano, il 15 marzo, divenne il giorno del cambiamento, della cesura e delle rivoluzioni dal quel 44 a.c. in cui Caio Giulio Cesare venne assassinato.
Si decise di murare la Curia in cui fu ucciso, di chiamare Parricidio le Idi di marzo e che mai in quel giorno il Senato tenesse seduta» racconta Svetonio nelle Vite dei Cesari, a riprova delle parole pronunciate da Marco Tullio Cicerone appena un mese dopo: «Le idi hanno cambiato tutto». Quel giorno, il pontifex maximus non diede credito alla profezia sinistra di Spurinna, una sorta di Cassandra romana - «Cesare guardati dalle idi di marzo» - e sotto la statua di Pompeo Magno venne ucciso dai congiurati guidati da Bruto e Cassio.
A 2070 anni da allora l’avvertimento resta ancora sinistro e le idi di marzo successive non sempre hanno cancellato l'aura nefasta del 15 marzo, anche se la chiesa istituì anche l'onomastico di San Cesare in quel giorno. Giorno funesto, dunque, ma anche giorno di estremi e repentini cambiamenti; le idi di marzo, infatti, hanno assunto un senso che perdura immutato fino ai giorni nostri.
Il 19 marzo, festa di San Giuseppe, si usa in tutta Italia mangiare le zeppole: frittelle di pasta riempite di crema. L'origine di questa tradizione risale probabilmente alle feste romane in onore di Libero, dio della fecondità e dei raccolti, i "Liberalia", che si celebravano il 17 marzo. Tracce di questa associazione remota tra un dio agricolo della fecondità ed il Santo sposo sono rintracciabili anche nella tradizione di appiccare il fuoco alle vecchie conocchie per filare e nei falò che si accendevano in suo onore: tradizione sincretistica del fuoco che intendeva purificare i residui maligni dell'anno passato e rigenerare la natura, come fa il sole primaverile che si va facendo via via più caldo. Il 25 marzo si celebra la festa dell'Annunciazione del Signore, detta l'Annunziata, che in molte città italiane segnava l'inizio legale dell'anno. Vi si svolgeva la grande fiera agricola di primavera. Nell’Annunziata riecheggia anche un rito precristiano legato ad Attis, il dio pastore amato da Cibele. Durante una cerimonia, al sorgere del sole, il sacerdote toccava con un balsamo le labbra dei fedeli: era la garanzia che anche loro sarebbero un giorno risorti.
Si entra nella fase della mutevolezza: il cielo cambia "umore" e le giornate alternano sole e pioggia. L'energia acquatica di febbraio lascia il posto al vento, proprio nel periodo dell'anno in cui la "vitalità" del seme vince la forza di gravità che lo teneva ancorato alla terra ed inizia ad ascendere verso l'alto per diventare arbusto, legno. Anche il corpo è pervaso dal medesimo impulso di trasformazione che viene "accolto" dagli organi deputati al metabolismo. La pianticina nata dal seme ha raggiunto la completezza, e la volontà di metamorfosi che ancora la muove riguarda ormai l'adattamento alla vita di superficie. La protezione del grembo terrestre è materialmente insignificante, ma simbolicamente importantissima: proprio in questo punto s'innesta il trauma del distacco dalla madre. La sensibilità si acuisce al massimo per captare ogni minaccia esterna, e nel meccanismo di difesa dell'individuo si sostituisce alla tecnica ed alla percezione intellettuale.
Febbraio è ormai alle spalle, intriso di un'acqua che cominciava a fluire ricreando le prime timide forme del nuovo ciclo vitale. Ora, a marzo, l'energia del sole porta a compimento questo "parto dell'universo"; le acque si rompono del tutto e liberano, così, purificandola, l'energia sottile custodita dai semi nel buio della terra decembrina. Sono acque via via più pure che si scrollano di dosso il manto invernale prima utile "grembo" ed ora inutile “zavorra”. Acque che si preparano a salire verso l'alto per l'esplosione primaverile e, dunque, preziosissime. Il nostro corpo, che vive in sintonia col momento cosmico affronta lo stesso "parto di se stesso" e lo fa grazie ad un organo antico ed "invisibile" che depura i suoi liquidi per estrarne la nuova linfa: il sistema linfatico. Esso, infatti, grazie ai suoi vasi linfatici estrae dal sangue e dai tessuti un'acqua ancora terrosa (cioè ancora carica delle scorie invernali) e la spinge nei linfonodi. Questi la filtrano e la purificano distillandone la linfa vitale che torna, infine, nel sangue a cui darà un humus per il nuovo ciclo. Il sistema linfatico svolge quest'opera preziosa in ogni istante, ma a marzo è davvero sotto i riflettori perché ora il suo lavoro deve farsi più intenso, altrimenti la primavera sarà meno fluida ed esplosiva e ne risentiremo tutto l'anno. Perciò, aiutiamolo: la natura ci offre tutto il necessario per "spremere" i linfonodi, eliminare la terra invernale e sciogliere verso l'alto la nostra linfa invernale.
Il segno dei Pesci cade proprio nel periodo dell'anno in cui la morte apparente della natura prelude alla sua "resurrezione" primaverile: non a caso le feste carnascialesche babilonesi, come d'altronde quelle moderne, si svolgevano in questi giorni ad indicare l'immersione simbolica del visibile nell'invisibile, poco prima della rinascita che coincide astronomicamente col passaggio del Sole dall'emisfero meridionale del cielo a quello settentrionale.
In Mesopotamia la costellazione era chiamata KUN.MES in sumerico e zubbatu in accadico, che significa "code". Era composta da un pesce e da una rondine le cui code si toccavano. I Greci ne spiegavano mitologicamente l'origine narrando che Gaia o Gea, la Madre Terra, si era accoppiata con Tartaro, personificazione della regione più profonda degli inferi, dove Zeus aveva imprigionato i figli di lei: i Titani. Dall'unione nacque Tifone, un mostro con cento teste di drago i cui occhi lanciavano fiammate, mentre dalle bocche guizzavano lingue nere e si sprigionavano suoni a volte eterei, a volte spaventosi come muggiti di bue, ruggiti o sibili di serpi. Secondo Eratostene i due pesci sarebbero stati figli del Pesce Australe che salvò Decreto mentre stava annegando in un lago.
Dal punto di vista della brillantezza quella dei Pesci è una costellazione deludente, ma è importante perché contiene il punto in cui ogni anno il Sole attraversa l'equatore celeste per passare nell'emisfero boreale, che si chiama equinozio di primavera.
I Pesci nuotano nell'acqua, simbolo di dissolvimento, ma anche di rinascita. «L'immersione nelle acque - scriveva Mircea Elide - significa la regressione nel preformale, la rigenerazione totale, la nuova nascita, perché l'immersione equivale ad una dissoluzione delle forme, ad una reintegrazione nel mondo indifferenziato della preesistenza. E l'uscita dalle acque ripete il gesto cosmogonico della manifestazione formale. Il contatto con l'acqua implica rigenerazione, perché la dissoluzione è seguita da una "nuova nascita" e perché l'immersione fertilizza ed aumenta il potenziale di vita e creazione».
È acqua pura, i Pesci sono l'oceano, l'acqua cosmica. Dodicesimo segno zodiacale, nel segno dei Pesci tutte le presenze planetarie sono inequivocabilmente femminili, ossia di una femminilità riconosciuta anche nel nostro zodiaco. Qui trionfa la Luna affiancata dal suo miglior alleato: Nettuno. I Pesci non contestano il patriarcato ma condensano in sé tutte le forze che la solarità ha messo in minoranza e che puntualmente si presentano per segnare la fine di un ciclo. La malleabilità lunare si riscatta con un'evasione suprema col volo verso l'infinito. La vocazione per l'astronomia e per l'astrofisica ci parla di quest'occhio che i Pesci spalancano verso l'universo quasi per dire che dalla costrizione casa/famiglia si può solo uscire con un'esplosione che ci proietta verso il cosmo. È una dilatazione del pensiero che esclude i banali limiti del reale, santificando le virtù della fantasia ed il diritto all'errore. Su queste basi si instaura la femminilità dei Pesci che non è femminismo perché nei Pesci trionfa la genialità al femminile.
Sebbene anche in fisica l'Ordine che si oppone al Caos assuma un valore quasi sacrale, tutte le cosmogonie insegnano che solo dal Caos può nascere nuova vita, dopodiché l'entropia segua pure il suo corso, per vivere veramente bisogna accettare le leggi della morte e della relatività einsteiniana. Depositari di questo messaggio cosmologico, i Pesci alimentano una naturale inclinazione per il disordine, anche a livello spicciolo. Risulta difficile per taluni l'idea che il disordine dei Pesci corrisponda ad una funzione, ma si rivela indispensabile nelle situazioni di emergenza, dove sia necessario affrontare l'imprevedibile. L'accoppiata Luna/Nettuno consente ai nativi di adattarsi con rapidità sorprendente a fatti o eventi che colgono tutti di sorpresa. Anche se ricondotta a livelli quotidiani e spiccioli la capacità di adattarsi all'imprevisto conserva un valore determinante ed altrettanto importante è la capacità di sfruttare l'errore, trasformandolo in una porta spalancata sul nuovo e sul diverso.
Immersi nel liquido mondo della sensibilità e della fantasia, i Pesci potrebbero divenire una forza centrifuga che li proietti al di là delle dimensioni terrestri se la dialettica interna del segno non provvedesse a frenarli con una provvidenziale pavidità. Hanno tendenzialmente paura di tutto e vivono in uno stato di apprensività diffusa.
Anatomicamente, ai Pesci corrispondono i piedi. I nativi si liberano volentieri delle scarpe e preferiscono camminare scalzi. I piedi sono comunque uno strumento professionale di danzatori, camerieri e steward di bordo. I nati nel segno sono inoltre deficitari nel sistema ormonale. È un segno d'acqua che è energia nutritiva, plastica, duttile. È un linfatico con carattere avvolgente, creativo e con una certa affettività. Soffrono di edemi, gonfiori, stasi circolatoria, di un lento drenaggio e di ritenzione di liquidi.
Le pietre preziose più adatte a chi vi è nato sono quelle che hanno una relazione con le acque. Prima fra tutte la perla. Le leggende narrano che sia nata da un lampo, oppure da una goccia di rugiada sulla superficie del mare e penetrata in un'ostrica che era affiorata sulla superficie del mare dischiudendosi per ricevere il dono divino. Per questo motivo, nella tradizione persiana, è il simbolo della manifestazione primordiale. Associata in ogni tradizione all'acqua e, quindi, alla Luna per la sua origine in una conchiglia, ha una valenza femminile, sicché si diceva che favorisse la fecondità delle donne ed aiutasse a mantenerne la bellezza e la freschezza giovanile. Il cristallo principale di questo segno è l'acquamarina.
Nettuno è l'ottavo pianeta del Sistema solare, partendo dal Sole. Si tratta del quarto pianeta più grande, considerando il suo diametro, e addirittura il terzo se si considera la sua massa. Nettuno ha 17 volte la massa della Terra ed è leggermente più massiccio del suo quasi - gemello Urano, la cui massa è uguale a 15 masse terrestri, ma è meno denso di Nettuno.
Scoperto la sera del 23 settembre 1846 da Johann Gottfried Galle con il telescopio dell'Osservatorio astronomico di Berlino, e Heinrich Louis d'Arrest, uno studente di astronomia che lo assisteva, Nettuno fu il primo pianeta ad essere stato trovato tramite calcoli matematici più che attraverso regolari osservazioni: cambiamenti insoliti nell'orbita di Urano lasciarono credere agli astronomi che vi fosse, all'esterno, un pianeta sconosciuto che ne perturbasse l'orbita. Il pianeta fu scoperto entro appena un grado dal punto previsto. La luna Tritone fu individuata poco dopo, ma nessuno degli altri 12 satelliti naturali di Nettuno fu scoperto prima del XX secolo. Il pianeta è stato visitato da una sola sonda spaziale, la Voyager 2, che transitò vicino ad esso il 25 agosto 1989.
Le tracce di metano presenti negli strati più esterni dell'atmosfera contribuiscono a conferire al pianeta Nettuno il suo caratteristico colore azzurro intenso. Possiede i venti più forti di ogni altro pianeta nel Sistema Solare: sono state misurate raffiche a velocità superiori ai 2100 km/h; possiede inoltre un debole e frammentario sistema di anelli, scoperto negli anni sessanta ma confermato solo dalla Voyager 2.
La prima osservazione certa di Nettuno fu effettuata da Galileo Galilei il 27 dicembre 1612; egli disegnò la posizione del pianeta sulle proprie carte astronomiche, scambiandolo per una stella fissa. Per una coincidenza fortuita, in quel periodo il moto apparente di Nettuno era eccezionalmente lento, perché proprio quel giorno aveva iniziato a percorrere il ramo retrogrado del suo moto apparente in cielo, e non poteva essere individuato da Terra mediante i primitivi strumenti di Galilei. Qualche giorno dopo, il 4 gennaio 1613, si verificò addirittura l'occultazione di Nettuno da parte di Giove: se Galileo avesse continuato ancora per qualche giorno le sue osservazioni, avrebbe dunque osservato la prima occultazione dell'era telescopica. La scoperta del pianeta dovette invece aspettare fino alla metà del XIX secolo.
Quando nel 1821 Alexis Bouvard pubblicò il primo studio dei parametri orbitali di Urano divenne chiaro agli astronomi che il moto del pianeta divergeva in maniera apprezzabile dalle previsioni teoriche; il fenomeno poteva essere spiegato solo teorizzando la presenza di un altro corpo di notevoli dimensioni nelle regioni più esterne dei sistema solare.
Il pianeta compie una rivoluzione attorno al Sole in circa 164,79 anni. Il lungo periodo orbitale implica che su Nettuno ciascuna stagione ha una durata di circa quaranta anni terrestri. Nettuno possiede tredici satelliti naturali conosciuti, il maggiore dei quali è Tritone.
La richiesta di un nome mitologico sembrava in linea con la nomenclatura degli altri pianeti, che, eccetto la Terra ed Urano, prendono il loro nome da divinità romane.
Nethuns, nella mitologia etrusca fu, inizialmente, la divinità dei pozzi; in seguito divenne il dio delle acque e del mare. Secondo la mitologia abitava in fondo al mare e comandava ai mostri marini ed alle tempeste. Viene spesso rappresentato ritto su di un carro trainato da cavalli marini, e con un tridente nella mano destra come simbolo di comando. Venne assimilato al dio greco Poseidone e al romano Nettuno. Il nome Nethuns è probabilmente collegato al dio celtico Nechtan e alle divinità vediche che condividono il nome di Apam Napat. Nell'antica religione greca, Poseidone è il dio del mare, dei cavalli e, nella sua accezione di Scuotitore della terra, dei terremoti.
Come anche Dioniso e le Menadi, Poseidone aveva la capacità di provocare alcune forme di disturbo mentale: uno dei testi di Ippocrate riporta come alla sua opera fosse attribuito l'insorgere di certi tipi di epilessia. In ogni caso, la grande importanza di Poseidone agli inizi della civiltà Greca si può facilmente notare nell'Odissea, poema in cui lui e non Zeus è il motore principale degli eventi.
L'iconografia classica di Poseidone lo ritrae alla guida del suo carro trainato da cavallucci marini o da cavalli capaci di correre sul mare. Spesso era rappresentato insieme a delfini e con pesci infilzati sul suo tridente.
Nettuno è pericoloso e sublime; il pericolo sembra legato al fatto che a questo pianeta viene affidata la contestazione del trionfo solare. Nettuno, infatti, si oppone, con la sua simbologia di metamorfosi, all'immobilismo solare, proclama i diritti e le gioie del "diverso" e della deroga alla norma. Il ricordo delle molte trasformazioni fetali, che egli serba grazie alla sua corrispondenza col liquido amniotico, lo induce a dare altrettanti volti al possibile. Questa aspirazione ad una libertà totale di movimento si scontra con tutte le opinioni ed i modi di pensare prevalenti nel patriarcato solare e costringe Nettuno a trovare un particolarissimo canale di espressione: la genialità. Poiché i geni sono rari, nelle persone normali si manifesta con la fantasia. Una singolare simbologia attribuita a Nettuno è quella di misticismo, forse perché la fede in un Dio ultraterreno è un'altra forma di fuga dalla realtà terrestre. L'antisolarità di Nettuno è così intensa che sembra costretta a presentarsi con una mimetizzazione iniziale, svelando poi progressivamente le sue vere caratteristiche.
In Pesci l'antisolare Nettuno è trionfale. La banalità è intollerabile e la ripetizione del tutto inverosimile: qui contesta la possibilità che un computer possa ripetere le funzioni del cervello umano. Posto di fronte alla maggioranza, qui Nettuno non può far altro che proseguire l'avventura del Sagittario dandole più ampio respiro. Infatti, diventa fuga: fuga nella solitudine, fuga nel diverso, fuga nel misticismo, fuga nel privatissimo mondo della fantasia, fuga nelle sconfinate dimensioni dell'universo.
La simbologia nettuniana di anticorpi è confermata dall'esperienza, così come la maggiore o minore resistenza alle malattie infettive.
Parte del corpo poco valorizzata dalla medicina occidentale, il piede ha avuto un ruolo molto importante nell'evoluzione. Il passaggio dei primi antropoidi dalla postura accovacciata a quella eretta, avvenuto circa cinquanta milioni di anni fa, fece sì che i piedi, che in origine dovevano sostenere ciascuno un quarto del peso corporeo, si adattassero a portarne il doppio. Inoltre, la colonna vertebrale, che prima formava un arco, incominciò gradualmente a raddrizzarsi. L'alluce, che era simile al pollice della mano, si allineò alle altre dita ed il tallone si abbassò per meglio sostenere il peso del corpo. Tali modifiche alterarono, quindi, la circolazione sanguigna, il meccanismo della respirazione, la posizione degli organi interni, e in generale la visione del mondo e della vita stessa.
Il fascino che circonda i piedi risale agli albori della storia. Essi sono, infatti, presenti nella mitologia, così come nella religione. Essendo il piede a contatto con la terra, era un tempo diffusa la credenza che trasmettesse al terreno le influenze ed i poteri delta persona che cammina. La colonizzazione di una terra si faceva risalire al fatto che lo scopritore aveva appoggiato il suo piede sul suolo. In ogni cultura, l'atto di entrare in un luogo sacro senza calzature o slegando i lacci delle scarpe è sempre stato considerato un atto di profondo rispetto. L'abitudine di camminare scalzi, diffusa tra gli ordini monastici, esprime la povertà liberamente scelta. Nell'ambito della religione cattolica "lavare i piedi" in occasione del Giovedì Santo è un atto di umiltà.
Il piede rappresenta l'elemento più umano del nostro corpo. Mentre condividiamo tutte le altre strutture e tutti gli altri organi, compreso il cervello, con il resto delle creature viventi, il piede è il garante unico del nostro stare eretti: tuttavia riceve poca gratitudine e poca riconoscenza. Il modo in cui andiamo in giro con i nostri piedi rivela il nostro stile di vita. Andare a piedi nudi svolge nella vita individuale solo un piccolo ruolo nella fase iniziale. La tendenza successiva a portare scarpe con i tacchi, mostra l'intenzione inconscia di distanziarsi il più possibile dalla madre terra. Le donne, in particolare, se ne servono per portare i loro talloni di Achille lontano dalla zona di pericolo (del serpente). La distanza dalla terra conferisce eleganza, la perdita del contatto col suolo viene accettata con piacere.
Rinchiudere il piede in scarpe molto strette e fasciarlo strettamente e impedirgli di crescere, come si faceva nell'antica Cina, sono abitudini che gettano una luce significativa sui martirii che le nostre "radici" devono subire. La mutilazione intenzionate delle radici nell'antica Cina e da noi è in contrasto col fatto che le radici forti sono la base del successo nella vita. Con radici ben sviluppate ci si può permettere di fare molte cose; se però ci chiudiamo in una prigione troppo stretta, dovremo pagare il nostro errore ad un livello più alto. Secondo il principio "Come sopra cosi sotto", sulla pianta del piede, attraverso le zone di riflesso, è riprodotto tutto il nostro corpo; le zone della testa vengono a configurarsi nella regioni degli alluci. Proprio per questo motivo il martirio della parte anteriore dei piedi, dovuto a scarpe troppo strette, provoca un aumento del mal di testa. Nelle cosiddette culture primitive, in cui si cammina esclusivamente a piedi nudi, il mal di testa è sconosciuto, come la consuetudine di rompersi la testa o di andare a sbattere contro il muro.
La capacità di avere basi solide, di assestarsi bene nella vita e di reggersi in piedi da soli, mostra in che misura abbiamo bisogno delle nostre radici e quanto sia privo di senso trascurarle. La fermezza, la stabilità, la resistenza e la costanza provengono da loro e ci permettono di superare i problemi che dobbiamo affrontare nella vita.
Il piede sano di una personalità stabile presenta una doppia volta con due ponti e tre punti di contatto con la terra. La volta più piccola, posta nella parte anteriore della pianta, è in contatto con la terra in due punti, all'altezza del dito più piccolo e di quello più grande. Quella più grande invece termina nel tallone. Il nostro piede viene quindi a configurarsi come una sorta di treppiede stabile ed elastico. Purtroppo gli uomini moderni hanno perso questo contatto ideale ed equilibrato con la terra; la maggior parte di loro avanza barcollando, poiché non trova più appoggio su tre punti, ma soltanto su uno o al massimo due. Chi sta con i due piedi a terra e vi si appoggia in tutti e tre i punti, può fidare su una base sicura e su un senso della realtà ben fondato. Chi, al contrario, scivola sfiorando appena il suolo, è una persona che preferisce rimanere irrealisticamente sospesa al di sopra dei fatti. La sua vita manca notevolmente di sostegno e si basa, o meglio scivola, su piedi deboli.
L'appiattimento della concavità minore toglie alla volta anteriore il pilastro e riduce il contatto con la terra a due punti soli. Se anche la volta maggiore è assente, si parla di piedi piatti. L'elasticità e i punti di appoggio differenziati non esistono più. Il soggetto scivola su una superficie piatta come se stesse pattinando, senza riuscire a trovare stabilità o a fermarsi. Spesso, questo dato si riflette in una vita libera, priva di radici. Chi ha sostegni larghi, superficiali, un po' impacciati, non ha affatto una personalità solida, ma libera e labile. Dato questo modo di vivere privo di basi e di punti fermi, i soggetti raramente riescono ad avere legami fissi.
Le persone dai piedi pesanti, addirittura incollati al suolo, sono completamente diverse dai "pattinatori". Sottolineano la sicurezza del loro punto di appoggio, ma è solo con grande difficoltà che riescono a sollevarsi da terra. Si muovono trascinandosi, proprio come chi ha gambe grosse ma deboli. Anche metaforicamente, si staccano solo a fatica da suolo: i piedi impediscono loro di raggiungere l'aereo mondo del pensiero, dove spontaneità e creatività sono di casa. Sono però fidati e costanti, giudiziosi e solidi. Niente accade loro facilmente e poco si può ribaltare nella loro vita. Se, dunque, i piedi piatti sono inarrestabili, quelli pesanti sono fissi. Rimanere con i piedi per terra è per loro più importante che muoversi. Se, però, i piedi diventano pesanti come il piombo, tirano i loro possessori verso il basso e impediscono loro qualsiasi escursione nelle altre dimensioni. La vita limitata al terreno dei dati di fatto, può diventare peraltro piuttosto noiosa.
Ben diversa è la situazione dei principi e delle principesse che si muovono nel mondo, e specialmente nel mondo dei sogni, in punta di piedi, evitando le asperità della terra. Con ottimo stile di danza, ballano attraverso la vita. L'andatura in punta di piedi è la variante naturale delle scarpe con i tacchi alti, e mostra quanto il suo possessore sia privo di contatto con la terra e manchi di stabilità. Queste persone non mettono radici da nessuna parte, per non turbare la loro gaia esistenza (di artisti). Invece del senso della realtà, coltivano la fantasia. Dei due lati del mondo polare, hanno optato per le altezze, lasciando le profondità a coloro che sono dotati di piedi pesanti. Al posto delle radici hanno sogni ambiziosi, capacità creativa e un notevole slancio, hanno una fervida fantasia, ma nessun appiglio. Portarli a terra è ancora più arduo che scuotere coloro che hanno i piedi pesanti, perché nel mondo fatato di chi si libra in aria niente è stabile e tutto è movimento. Ma anche la leggerezza di questi abitanti delle nuvole ha il suo lato d'ombra: essi trascurano ampiamente l'esistenza materiale.
Al polo opposto ci sono i piedi artigliati, con cui le persone si aggrappano alla superficie della terra. Le loro dita arcuate, a forma di uncino, cercano spasmodicamente un appiglio. Questi piedi parlano di un'esistenza minacciata, di un forte desiderio di trovare un appoggio e di non cedere. Non soltanto le dita, ma anche i muscoli di tutta la gamba sono spesso cronicamente tesi e tradiscono un atteggiamento analogo nei confronti della vita. I piedi irrequieti rivelano, al contrario, la tendenza a correre sempre e per lo più a scappar via. Coloro che ne sono dotati vanno sempre di corsa e dietro a questo impulso al movimento nascondono molto spesso tendenze alla fuga. Una direzione simile viene indicata da una posizione particolare della schiena, che fa sì che camminando il peso ricada sui talloni. Stare sui talloni indica la volontà di retrocedere di fronte alla vita e mette al sicuro dai colpi di sfortuna. Le posizioni di queste persone possono essere facilmente modificate. Nonostante le loro ansiose rassicurazioni, tendono a mutare opinione ogni volta che il vento toglie loro la terra sotto i piedi.
Le dita prendono la denominazione "a martello" quando le articolazioni mediali si piegano in modo tale che il dito, come accade nel caso dell'alluce valgo, si solleva rispetto alle altre dita e l'articolazione superiore viene piegata verso il basso. I tendini e i legamenti si contraggono fino a spingere fa punta del piede all'indietro. Questo tipo di malformazione colpisce generalmente il secondo dito o il quarto. Sono utili, in caso di dita a martello, gli esercizi finalizzati all'allungamento dei tendini, in particolare del tendine di Achille. Esecuzione: seguite, premendo coi polpastrelli di due o tre dita, i tendini che partono dalle dita fino alla fine dei metatarsi e tornate indietro, premendo con delicatezza. Ripetete il movimento almeno tre volte per ogni tendine. Con una mano, afferrate in blocco le dita del piede mentre l'altra mano lo tiene fermo dall'interno. A questo punto ruotate le dita nei due sensi. Ogni singolo dito va ruotato, flesso, stirato e schiacciato leggermente partendo dall'alluce. Premete quindi con indice e pollice a pinza negli spazi tra le dita; poi sotto l'articolazione tra falangi e metatarsi, dall'interno del piede verso l'esterno e ritorno, per alcune volte. Potete, poi, afferrando con entrambe le mani affiancate il piede all'altezza dell'arco piantare (i pollici sono sulla pianta e le altre dita sono sul dorso) e movendo le in direzioni opposte, mantenendo ben salda la presa. L'automassaggio si conclude col pugno che percorre la pianta del piede dall'alto verso il basso, e poi lo sfiora delicatamente a piene mani procedendo verso le dita. Da effettuare su entrambi i piedi.
Il piede piatto si può formare durante l'infanzia a causa di sovrappeso oppure a seguito di una crescita avvenuta in modo veloce. Se non si tratta di una condizione ereditaria, si possono riconoscere i piedi piatti a partire dalle caviglie che tendono ad inclinarsi l'una verso l'altra, per il mal funzionamento delle articolazioni al di sotto delle caviglie stesse che le indebolisce. Quando l’arco del piede si abbassa, il dolore si manifesta nella zona dell'arco stesso e può arrivare fino al ginocchio, provocando fitte continue, inoltre sarà coinvolta anche la colonna vertebra1e che risentirà dell'impatto con il suolo, poiché la funzione d'ammortizzatore del piede risulta notevolmente ridotta.
Lunghi periodi passati in piedi indeboliscono i legamenti che hanno la funzione di contenimento del piede; quando accade che i legamenti si rilasciano, allora l'arco longitudinale che va dal calcagno alle dita, si abbassa e di conseguenza si accumula tensione proprio nella parte bassa della schiena con conseguente mal di schiena e/o senso di bruciore sotto il piede. Per rafforzare il muscolo ci sono degli esercizi specifici e si possono utilizzare dei supporti speciali per l'arco del piede.
Il calcagno è una parte soggetta a forte stress sia perché deve sopportare costantemente l'urto con il suolo quando si cammina, sia perché sostiene gran parte del peso corporeo. Sotto l'osso del calcagno vi sono, a sua protezione, spessi strati di tessuto grasso. La pelle intorno al bordo del calcagno in molti casi si ispessisce per proteggerlo ulteriormente dalle pressioni e dall'eccessivo sfregamento; se i calli cosi formatisi sono trascurati, potranno causare dolore. In questa zona si potrebbero creare delle spaccature talvolta profonde che potrebbero anche sanguinare causando infezione.
Non dovrebbe mancare, 2 o 3 volte la settimana un pediluvio la sera. Versate nel catino o nel bidet 10 gocce di olio essenziale di mirra in acqua tiepido - calda. Lasciate i piedi in ammollo per 5/10 minuti prima di andare a letto. Questo pediluvio con olio essenzia1e, associato alla mirra bruciata in camera da letto, ha un'azione purificante e preventiva su tutte le affezioni della pelle e delle vie respiratorie, è un potente defatigante e stimola l’eros in quanto libera la mente dai pensieri della giornata.
Per un pediluvio defatigante riempite un catino a metà con acqua tiepida. Sciogliete 4 gocce di finocchio, ponete i piedi a bagno per 20 minuti, aggiungendo acqua calda, Sciacquate con una doccia molto fredda. Infine massaggiatevi con olio di jojoba, risalendo dalle caviglie alle ginocchia. Ottimo anche l'olio essenziale di canfora bianca da massaggiare mattino e sera.
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