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Mal di Marte di Massimo Michelini Il bon ton imporrebbe di non toccare certi argomenti, quelli legati a funzioni fisiologiche indispensabili ma per molti versi tabù. Si potrà sì parlare con moderazione di stitichezza e difficoltà intestinali, ma l’atto stesso dell’espulsione dal corpo di ciò che resta del cibo, trasformato in escrementi dopo i vari processi digestivi, meglio non citarlo. Succede in società, ma vale la stessa legge non scritta anche in ambiente astrologico. Così si troveranno miriadi di pagine sulle aspirazioni ideali dettate da questo o da quel pianeta, sulle posizioni astrali che inclinano alla genialità o alla bellezza, ma solo qualche accenno scarno e riluttante al momento in cui ci si ritira nella toilette per liberare l’intestino. Non c’è da stupirsi: questo processo fisiologico è legato allo Scorpione e quando si tratta di lui si va a cozzare contro omertà, oscurità, cose nascoste. Non è detto che l’ottavo segno occulti per motivi loschi o illegali. Semplicemente è il suo istinto primario.
L’idea è questa: la gola è una specie di tubo attraverso cui passano cibo e aria, che portano nutrimento e ossigenazione al corpo. Opposta ad essa, secondo la ferrea logica dell’astrologia dialettica, deve esserci anatomicamente un altro “tubo” che porti “fuori” cibo ed aria, con funzioni opposte e complementari a quelle taurine. E quel tubo è l’intestino retto. Se l’alimentazione vera e propria è governata da Giove (bocca e cibo) e Venere (gola), come non ricordare che il tutto si svolge sotto una spinta edonistica? A proposito di buongustai, si parla infatti dei piaceri del palato e della gola. E il memento mori simboleggiato anche dalla defecazione assumerà per necessità, sempre per la dialettica degli opposti, i colori della sofferenza. Nella nostra cultura la perdita è sempre associata al dolore, sia essa quella di una persona che non ci ama più, sia quella di una persona a noi cara che muore, sia quella più prosaica della perdita di beni. Allo stesso modo, ma in forma più lieve e meno dolorosa, ogni giorno il corpo ci ricorda in qualche modo che dobbiamo morire, quando i moti peristaltici dell’intestino ci inducono a ritirarci nella toilette. Esagero? Forse sì, ma credo che anche a chi viva con serenità questo atto balugini quotidianamente per un attimo l’idea della propria morte, o della morte in generale. Quello che scrivo non ha ovviamente la pretesa di assurgere a dogma e alcune affermazioni mi vengono alla mente mentre scrivo, come quella che riporto ora. I primi gradi dello Zodiaco, all’inizio dell’Ariete, sono governati da Marte. L’istinto di vita, di affermazione e individuazione del nostro Io, si struttura quindi sotto una spinta marziana. Agatha Christie intitolò genialmente un suo libro giallo Nella mia fine c’è il mio principio. Credo che anche la fisica affermi qualcosa di simile, ma la mia idiosincrasia per le cose scientifiche mi consiglia di non avventurarmi in territori che non mi competono. Per tornare ai suggerimenti datimi dalla Christie, l’istinto vitale dell’accoppiata Sole-Marte in Ariete si rivolterà come un calzino rovesciato nell’istinto di morte dello Scorpione grazie all’accoppiata Marte-Sole B, presente in questo segno, e l’inizio del fenomeno “vita” si apparenterà strettamente alla sua fine. Ma la fine, o morte, può anche non essere definitiva, come è evidente nel ciclo stagionale. E come appare anche nel ciclo della catena alimentare, dove riviviamo giorno dopo giorno l’eterno ritorno dalla cucina alla toilette, dalla toilette alla cucina. Per tornare allo sconveniente argomento di questo articolo, quando il cibo, trasformato in materia escrementizia, ha percorso l’intero, interminabile intestino2, si ammassa infine sulle pareti del retto. E qui impulsi nervosi e sempre più rapidi – Mercurio – lanciano dal cervello messaggi ai muscoli dell’ano affinché si rilascino. Per ricordare al nostro corpo che deve gettare fuori i rifiuti, lo Zodiaco dà al corpo lo spasmo violento (Marte) e ritmico (Mercurio) che accelera fino a quando l’operazione non si è completata. E, tanto per restare in argomenti sgradevoli, sappiamo che il processo di espulsione è anticipato da quel singolar fenomeno descritto in versi da Dante Alighieri parlando di diavoli e trombette. E il demonio, si sa, ci sta bene simbolicamente sotto il segno dello Scorpione... Da notare che il Toro dirimpettaio fa sentire la propria presenza anche in un altro modo: Giove-vista, che non manca di interessarsi al prodotto finale del processo digestivo. Se la defecazione deve avvenire in sede separata e privata, l’occhio vuole però la sua parte, ed esamina con attenzione l’aspetto delle feci stesse: le quali peraltro, con la forma, il colore, l’odore (sempre elementi taurini…) forniscono (e ancor più fornivano in passato, quando gli strumenti a disposizione del medico erano limitati) preziose informazioni circa lo stato di salute del soggetto.3 Infine, prima di smettere di appestarvi con altri argomenti morbosi, ricordo che Marte per sua natura ha sempre un moto diretto verso l’esterno, sia quello tipicamente fallico, sia quello espulsorio dello Scorpione. E le tensioni nervose comportano sempre una dose più o meno grande di dolore, quel “mal di Marte” che dà il titolo a questo articolo... P.S.: Questo articolo è stato concepito mentre Luna, Venere e Marte di transito stimolavano gli ultimi gradi dello Scorpione, dove se ne sta non tanto tranquillo il mio Saturno natale... 1 Perché gli altri due segni pari, Capricorno e Pesci, restino all’apparenza esclusi da questo processo proprio non saprei, ma la domanda non rientra nell’argomento di questo scritto e al momento la accantono. Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta sul terzo numero del 2003 de L’Eco dei Feaci. |
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