L’insostenibile inafferrabilità del simbolo astrologico
di Massimo Michelini
«Ricerco un bene
fuori di me.
Non so chi ’l tiene
non so cos’è».
Lorenzo Da Ponte
Le nozze di Figaro
«Se consideriamo che ogni individuo
si presenta come una resurrezione riassuntiva della specie,
potremmo dire, parafrasando Proust,
che anche ogni nascita è un fenomeno di memoria».
Lisa Morpurgo
Il convitato di pietra
«Stay Foolish, Stay Hungry!»
Steve Jobs
Nel momento in cui ci si avvicina all’astrologia e se ne studiano gli elementi basici, si devono imparare a memoria le simbologie sottese ad ogni forza planetaria se si vuole sapere di cosa si tratta, e come potrà venire impiegato un dato simbolo. Ad esempio se si parla di Sole troveremo:
“L’Io attivo, il nucleo della personalità, l’Io cosciente, il calore, la figura paterna, come un uomo vede se stesso, il tipo di partner cercato da una donna, il cuore, la parte destra del corpo, ecc…”
Se invece pensiamo alla Luna, ecco altri tipi di significati simbolici: "La memoria, il sonno, i sogni, il modo di dormire, l’intensità percettiva, l’emotività, la sensibilità, il sentimentalismo, l’impressionabilità, l’autocommiserazione, la fantasia, la preveggenza, l’infanzia, la madre, per una donna l’istinto materno, per un uomo la donna desiderata, per una donna la propria immagine femminile, la madre patria, la casa, il seno, l’acqua, ecc." L'astrologocon un minimo di esperienza, nel momento in cui si approccia a un tema natale, sa che alcune delle manifestazioni planetarie succitate saranno palesi, altre più sfumate se non all’apparenza inesistenti. Ciò non dipende solo dal sesso di appartenenza, elemento comunque fondamentale, ma altri fattori sembrano al momento imponderabili, quasi mancasse qualche elemento al nostro studio per giungere a conclusioni definitive.
Se poi questo vale per tutti i pianeti, mi pare ancor più evidente per le simbologie dei luminari, i Sole e Luna sopra descritti. Se pure con loro si tratta dei due nuclei fondanti la personalità, palesi e rintracciabili, essi racchiudono tutta una serie di informazioni, sempre presenti, eppure poliedriche, non univoche.
Queste riflessioni mi sono nate grazie a un’allieva durante una lezione di un mio corso, nel quale si analizzava Il Sole dei partecipanti. La signora – assai esperta in astrologia – riflettendo sul suo Sole in Ariete e ottava casa, molto stimolato in positivo e negativo, ha constatato che, se pure alcune delle sue manifestazioni appartengono a lei stessa, la “storia” di quel Sole riflette soprattutto la vicenda esistenziale del padre, al quale del resto era legatissima. Molto meno però nel vissuto, in cui non sono rintracciabili elementi così palesi. Il padre di questa donna infatti fu alienato da un’eredità per motivi mai chiariti, anzi rimasti del tutto oscuri. Ora è pur vero che potrebbero forse manifestarsi ancora anche per lei simbologie proprie del suo Sole, come appunto quella di eredità, ma al momento ciò pare del tutto improbabile. La vicenda di quel padre è quindi iscritta a pieno titolo nella vita della signora, che pure non ne è rimasta devastata e considera la storia un trauma paterno, non suo. O, se l’influsso nefasto ci fu, si è trattato tutto sommato di una questione non decisiva. Eppure nel tema della signora quel trauma c’è, se pure non diretto, quanto piuttosto inciso nei geni astrologici. Il suo rapporto col maschile inoltre non pare rispecchiare quel suo Sole, e forse in questo senso appaiono molto più parlanti il suo Marte e la settima casa.
Chi è quindi quel Sole? Lei, suo padre, il marito? Un po ’ di tutto questo, ma la trama principale finora manifestata da quel simbolo-Sole pare essere la vicenda paterna. Un tema natale racconta quindi anche una storia, quella di chi rappresenta ma pure del passato anche di chi l’ha messo al mondo, anche se non sempre è così. Perché?
Sono forse mobili e malleabili i simboli riconducibili ai luminari? Parrebbe di sì, e una riflessione in tal senso me l’ha indotta anche Franca Mazzei nel corso di un mio stage tenuto a Bari sulla Luna. Parlando dell’emotività maschile – rappresentata quindi dal luminare femminile, come sempre è quando si parla di emozioni – Franca mi ha fatto presente che spesso si attiva nel momento della perdita di una compagna, sia per un lutto sia per un abbandono sentimentale. Mancando a fianco dell’uomo una donna che porti con sé anche il bagaglio di emotività (indispensabile all’essere umano, soprattutto a quello femminile) l’uomo rimasto solo (non quello che lo è per scelta o abitudine di vita) riscopre le emozioni, si lascia andare alle lacrime e appare più sensibile. Se però si profila all’orizzonte una nuova compagna, il masculo recupera il ruolo virile e dimentica lacrime, sentimenti ed emozioni. C’è di nuovo chi potrà farsi carico di kleenex e affettività, non più di sua spettanza in prima persona. Il simbolo pare dunque operare anche attraverso le “ferite”, le perdite, le assenze, non solo con la sua presenza e attualità.
Ossia questo oggetto misterioso indicante le nostre caratteristiche o potenzialità, suggerisce tutto, ma proprio tutto. Quanto ottenuto ma pure le aspirazioni o le privazioni, compresa in negativo la perdita – non sappiamo se momentanea o duratura – degli oggetti del desiderio che sono stati poi parte della nostra vita, anche se non sono per forza di cose dentro di noi, ma al nostro fianco. La persona amata, i figli, gli amici, i compagni di lavoro. Nessuno può essere davvero del tutto autosufficiente, e lo svanire di un affetto può essere commentato con una battuta propria di tanti film di serie B: “È la vita, ragazzi!”.
Se possiamo trarre una lezione da quanto detto ora, dobbiamo rilevare che l’essere umano deve forzatamente convivere con tutte le forze zodiacali, alcune interiori, altre esteriori e proiettate su una persona vicina, o incarnate da essa. Ossia i valori muliebri appena citati potranno appartenere in gran parte alla compagna e l’uomo potrà così farne senza, a meno che non sia Cancro o Pesci, guarda caso segni lunari. Come pure vale anche il contrario e una donna single che viva da sola dovrà sovente assumere in sé le caratteristiche un tempo incarnate dal maschio, dal vir, ossia aggressività, durezza e altro ancora. Non potrà esserci suddivisione dei ruoli, senza un coprotagonista, con un compito ben definito.
I dubbi testé espressi vanno a toccare in qualche modo il nucleo dell’astrologia, e il suo funzionamento. Sia si parli di interpretazione del tema natale sia si tocchino i transiti, nel momento in cui si analizza una forza planetaria essa va interpretata, senza avere la reale possibilità preventiva di sapere come si manifesterà davvero. Non può esistere infatti una lettura unica, anzi il simbolo può diluirsi e frazionarsi a mo’ di un caleidoscopio con infinite sfumature e varianti, all’interno delle quali incarnerà talvolta figure differenti. Come nel caleidoscopio però gli elementi di partenza e di arrivo saranno sempre quelli, anche se potranno essere vissuti e visti in modo differente.
Per il Sole, si è visto, potrà essere il soggetto stesso – non importa di che sesso sia – il partner se è una donna o se è gay, il padre per entrambi i sessi. Capita inoltre che, analizzando ad esempio il Sole e provando a rintracciare elementi biografici o caratteriali, se non conosci la vita del soggetto, ti senta rispondere: “Questo non sono io, è così mio padre”. Come pure accade che, ipotizzando il carattere del genitore, ti venga detto: “No, mio padre era differente, questo sono io”. E il dubbio rimane, anzi c’è la certezza che sia necessario impiegare cautela nell’interpretazione.
Torno quindi al dubbio iniziale, e per provare a districarmi da questo ginepraio attingo alle parole di Antonino Anzaldi: “La funzione collegante, riunitrice del simbolo, presuppone, poi, il riconoscimento dell’unità, della corrispondenza ed analogia universale, cioè di quel rapporto tra esseri o nozioni essenzialmente differenti, ma simili sotto un certo aspetto. È questo carattere analogico che conferisce al simbolo una enorme ricchezza e fecondità e, insieme, un’ambiguità e una indeterminatezza che però null’altro sono, in realtà, se non polivalenza, polisemia.”1 Oppure, come ha scritto Mircea Eliade, “Uno dei tratti caratteristici del simbolo è la simultaneità dei significati che rivela”2.
Secondo l’insegnamento morpurghiano però, il simbolo non è solo un’entità astratta in grado di riunificare per analogia, in maniera subliminale o in qualche modo esoterico entità all’apparenza diverse, ma rimanda a concreti elementi di realtà. La Luna infatti indicherà anche i piedi, tanto per dirne una, e una Luna lesa potrà anche parlarci di piedi piatti, ma non solo. Poiché invece potrà segnalare pure un’infanzia pessima, un difficile rapporto con le donne, per una donna la difficoltà ad essere madre. Oppure “soltanto” i piedi piatti, chi può dirlo?
Potremo quindi riscontrare nella storia della persona che ci sta davanti un elemento fisico – i piedi –, elementi biografici – l’infanzia –, l’attrazione per un certo tipo di donna o l’essere un certo tipo di donna. Il corpo, la vita, il desiderio, l’essere. Se un simbolo soltanto racchiude tutto ciò cosa lo scatena e lo anima?
Se pensiamo al genoma, per quel minimo che ne sappiamo, dobbiamo riconoscere che secondo quanto afferma la scienza il tal gene3 fa sì che abbiamo gli occhi azzurri, siamo tondetti, ci piacciono un po’ troppo i dolci e siamo destinati a sviluppare il diabete. Quasi di certo in esso c’è pure la data di quando la malattia si svilupperà, ma pure le tappe per arrivare ad essa e il comportamento alimentare o lo stile di vita che hanno portato appunto ad ammalarsi. Le concause, per dirla con Carlo Emilio Gadda. Oltre all’ereditarietà, è ovvio, perché non siamo i primi della nostra stirpe ad avere quel gene. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma, pure di generazione in generazione, attraverso la trasmissione della vita a nuove creature.
Gene che è appunto anche memoria, simbolo che è appunto anche memoria. Memoria del passato ma pure del futuro, partendo da ciò che è stato (la storia del genitore) e potrà trovare nuova vita nella nostra, con percorsi esistenziali a volte simili. Oppure no, e il simbolo originario troverà modalità di espressione differenti. Anzi parzialmente differenti, e l’impatto originario non sparirà mai del tutto. In quel simbolo c’è anche la realizzazione di un messaggio, un imprinting genetico e astrologico, un compito zodiacale da portare a termine.
Per tentare di capire meglio, prendiamo allora ad esempio l’esistenza celeberrima di chi ha mutato alla radice il modo di vivere di gran parte degli abitanti del mondo negli ultimissimi anni, ossia Steve Jobs venuto alla luce a San Francisco il 24 febbraio 1955 alle 19 e 15.4 Come è noto a tutti, Jobs fu abbandonato da padre e madre al momento della nascita. La motivazione ufficiale è che i genitori della madre, in particolare il nonno materno, erano contrari all’unione, essendo il padre del bebè un siriano nonché musulmano, Abdulfattah Jandali, tanto avventuroso quanto forse poco affidabile, più probabilmente socialmente impresentabile. La madre naturale, Johanne Carole Schliebe, era una cattolica di origine tedesca. Abdulfattah era un insegnante al college, Johanne Carole una sua studentessa. Dopo che smise di insegnare al college, Abdulfattah si impiegò nell’industria alimentare per arrivare ad essere il vicepresidente di un casinò a Reno, nel Nevada.
Paradossalmente nonostante la partenza infelice e l ’abbandono del primo figlio, i genitori naturali di Steve si sposarono 10 mesi dopo il parto5 e, dopo un paio d’anni, nacque loro una figlia, destinata a diventare la scrittrice Mona Simpson, ma il piccolo futuro genio e miliardario era stato già spedito verso altri lidi appena venuto al mondo. Il matrimonio naufragò poi nel 1962, e Jobs ha sempre dichiarato che i suoi genitori veri erano quelli adottivi, solo in parte rintracciabili nel suo tema natale. Se analizziamo infatti la sua carta del cielo con orbite strette, quelle dell’ortodossia morpurghiana, vediamo che il Sole (il padre), la Luna (la madre), Mercurio (il figlio) sono tutti e tre isolati, caso rarissimo. Ossia non ebbe rapporti con i genitori naturali, è palese.
Attenzione, i signori Jobs che lo accolsero sono stati di certo ottime figure alternative, ma nella sua storia è rimasto anche inciso altro. Quasi di certo poi non si può parlare nemmeno di trauma, il baby Steve fu dato in adozione subito dopo il parto. Eppure l ’odore, il sapore, il calore di Johanne Carole e di Abdulfattah non li conobbe. Non sappiamo nemmeno se abbia potuto davvero sentirne la mancanza, ma il suo tema afferma piuttosto un “non rapporto”.
Inoltre i suoi luminari indicano con grande precisione pure la situazione esistenziale dei genitori al momento della sua nascita. Ossia il padre era un personaggio un po’ alieno dalla normalità (il Sole isolato in Pesci) costretto però a lavorare tanto, forse in maniera alternativa o subordinata, con qualche senso di inferiorità (la sesta). È pure straniero, anzi arabo, e negli USA degli anni Cinquanta non poteva essere del tutto integrato. La madre era una ragazza conformista (l’Ariete) che cercava realizzazione nel matrimonio (la settima) senza riuscirci (la Luna è isolata). In quanto Jobs come figlio è sì nato (Mercurio è in quinta) ma quasi per partenogenesi, non ottenendo né riconoscendo l’autorità dei genitori, né potendo partecipare in modo reale alla loro storia (Mercurio in Aquario isolato).
Pur non avendo goduto del loro modello esistenziale, Jobs ricalcherà però le loro orme anche senza averne ricevuto l’esempio biografico, gli insegnamenti, i limiti e gli stimoli propri di ogni genitore. Ossia come il padre sarà del tutto preso dal lavoro (il Sole in sesta), in maniera anomala e creativa, spesso davvero fantasiosa se non fantascientifica, proiettato in avanti rispetto al suo tempo e ai contemporanei. Se il padre venuto da lontano e subito volatilizzato per tutta la vita sarà impiegato in attività particolari ma al servizio del prossimo (la sesta), il figlio si occuperà di prodotti destinati alla massa (la sesta), dando forma alla materia di cui sono fatti i sogni, i suoi sogni (il Sole in Pesci).
Figlio di un “alieno” sociale, sarà a sua volta un alieno, ma profetico e del tutto innovatore, per tornare poi nell’ambito della sesta, il prodotto di massa.
Quella madre che voleva a tutti i costi farsi sposare, e ci riuscì sia pure in maniera non duratura, gli trasmise in qualche modo la necessità di avere una compagna forse mascolina (la Luna in Ariete) che gli dette però le regole per continuare a stare insieme. Insistendo tanto da fargli riconoscere pure una figlia nata prima del loro incontro,6 al quale si era rifiutato di dare il nome, come già era successo a lui. Certo i fautori del freudismo ad oltranza potrebbero dire che si trattava di coazione a ripetere, e quel che aveva subito in prima persona ora lo ripeteva con sua figlia. Dalla moglie ebbe però altri tre figli, come vuole il suo Mercurio in quinta, sia pure in Aquario. Moglie di Steve Jobs destinata a realizzare in qualche modo il sogno della madre di Jobs stesso, almeno a quanto riporta il tema natale in questione. Certo qualcuno potrà affermare pure che i genitori adottivi furono una coppia molto unita, e Steve potrebbe aver preso da loro un modello, con buona pace delle mie teorie. Inoltre il padre adottivo, Paul, era una persona di estrazione sociale modesta (il Sole in sesta casa) e gli insegnò i primi rudimenti di elettronica. Il simbolo ha molte facce e riverberi, e quel Sole allora sarà Steve stesso, il padre vero, quello acquisito. Ma anche la sua creatività folle, la gestione un po’ demenziale della salute, il suo cercare verità altre per sentirsi poi diverso dagli altri. E ancora la preferenza per il fare piuttosto che per il teorizzare, la ricerca di una fede religiosa, il bisogno di mettere una firma al proprio lavoro, la mitica mela. Oltre alla voglia di lavorare fino alla fine dei suoi giorni nonostante un patrimonio sproporzionato.
Il simbolo funziona sempre, su più strati e varianti.
Non dimentichiamo poi che i luminari di Steve sono nel posto sbagliato. Ossia il Sole signore della dodicesima casa è nella sua opposta, la sesta, la Luna in Ariete è nella casa opposta al primo segno, la settima. Jobs quindi nasce da genitori diversi dalla gente ordinaria: non era tanto comune per una giovane bianca di origini svizzere concedersi a un siriano, un arabo, quasi un nero, anche se si trattava del suo insegnante. In altri tempi la avrebbero lapidata, nel 1955 si limitò a dare in adozione il frutto del peccato. Visto però che l’attrazione era ancora potente, prima di commettere altri errori prima di fare un altro figlio almeno si sposò.
L’adozione però liberò forse il piccolo Steve dal consueto calvario proprio di chi è costretto ad assistere a liti sfiancanti dei genitori prima del divorzio. Lui, forse anche grazie ai luminari e a Mercurio isolato, crebbe sereno e atipico. Come atipici erano stati coloro che lo avevano concepito, trasmettendogli solo i propri geni, e i propri astri.
Poi venne la Apple, e la storia è nota. Torniamo però al punto di partenza.
Cos’è dunque il simbolo? Facciamo un passo indietro fino all’origine della parola. Secondo Wikipedia:
"La parola "simbolo" viene dal latino symbolum che a sua volta si origina dal greco σύμβολον [symbolon] ("segno") che a sua volta deriva dal tema del verbo συμβάλλω (symballo) dalle radici σύν «insieme» e βάλλω «gettare», avente il significato approssimativo di "mettere insieme" due parti distinte. (...)
In greco antico, il termine simbolo aveva il significato di "tessera di riconoscimento")", secondo l'usanza per cui due individui, spezzavano un anello o una tessera, di solito di terracotta, e ne conservavano ognuno una delle due parti a conclusione di un accordo o di un'alleanza: da qui anche il significato di "patto" o di "accordo" che il termine greco assume per traslato. Il perfetto combaciare delle due parti della tessera provava l'esistenza dell'accordo”.
Qual è però l’accordo insito nel messaggio zodiacale? Le caleidoscopiche varianti del simbolo stesso suggeriscono un’ipotesi, il bisogno di rimettere insieme i cocci indicati appunto dalla radice etimologica.
Ossia le “storie” insite in un pianeta, siano un luminare siano un altro, sono tese a tramandare una vicenda che, rimescolandosi grazie all’amplesso con un essere differente, porteranno avanti in maniera un po’ diversa la storia di chi ci ha concepito.
Quell’essere con cui ci rimescoleremo però lo troveremo grazie al nostro Sole o alla Luna, e riusciremo a riconoscerlo perché i pezzi si incastrano per rinsaldare il patto. Non scegliamo a caso (come non esistiamo a caso) e siamo attirati da ciò che abbiamo DENTRO, ma che dovremo trovare FUORI in una singolare caccia al tesoro il cui esito forse è già scritto.
Qualcuno potrebbe dire che siamo chiamati a farlo per compiere un karma, io non so andare tanto concettualmente in alto. Affermo piuttosto che tramandiamo una storia, per aggiungervi però nuove puntate con colpi di scena, ripetizioni infinite capaci di far sbadigliare il pubblico, flashback, déjà-vu, piccoli passi avanti in una direzione ancora non del tutto nota. Ma se siamo stati ingaggiati per recitare in “Un medico in famiglia” non saremo mai protagonisti de “La piovra”, né viceversa.
I geni e gli astri rimescolati dentro di noi dicono questo, e il simbolo – pur nella sua non completa decifrabilità – dice altrettanto.
1 Antonino Anzaldi, Luigi Bazzoli, Dizionario di astrologia, pag. 61, BUR, dizionari Rizzoli, 1988.
2 Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni, Torino 1972.
3 O la combinazione con gli altri geni, non fa differenza.
4 Per correttezza di informazione devo stigmatizzare che altre scuole di pensiero non darebbero il Sole di Jobs isolato, mentre secondo me lo è. È a 5° 45’ dei Pesci, mentre Plutone è a 25 e 18 del Leone, ossia più di 10 gradi. Nettuno è a 28 e 3 della Bilancia, e lo scarto è di 7 gradi e 42 sessantesimi. Per il trigono io tengo una tolleranza di 7 gradi. Paradossalmente però alcune delle simbologie che non riconosco al Sole ritenendolo isolato potrebbero comunque essere riconducibili a un’opposizione di Plutone e a un trigono di Nettuno.
5 Come detto, fu il nonno materno Arthur a opporsi strenuamente al matrimoni. Ma… “Arthur Schieble morì nell’agosto del 1955, qualche settimana dopo che il procedimento dell’adozione era stato completato. Subito dopo Natale dello stesso anno, Johanne e Abdulfattah Jandali si sposarono nella chiesa cattolica di San Filippo Apostolo, a Green Bay”. Steve Jobs, Walter Isaacson, Mondadori, pag. 16.
6 “In seguito, a ventitre anni, la stessa età che aveva il padre naturale quando lo abbandonò, Jobs avrebbe generato e abbandonato una figlia propria (di cui però successivamente si sarebbe assunto la responsabilità). Secondo Christian Brennan, la madre della bambina, l’essere stato dato in adozione aveva lasciato Jobs “pieno di cocci di vetro” e ciò aiuta almeno in parte a spiegare il suo comportamento. “Chi è abbandonato abbandona” dice”. Steve Jobs, Walter Isaacson, Mondadori, pag. 17.