Camillo e Anna Casati Stampa
di Soncino:
amore, morte, giochi perversi…
La
sera del 30 agosto 1970, nella residenza romana del marchese Camillo
Casati Stampa di Soncino, un lussuoso superattico con vista su San
Pietro e Villa Borghese, echeggiano sei colpi di pistola. La servitù,
che ha ricevuto ordine dal padrone di casa di non disturbare assolutamente
(nel salotto si sono riuniti Camillo, la moglie Anna Fallarino e il
giovane amante di lei, Massimo Minorenti), allarmata dagli spari chiama
la polizia, senza avere il coraggio di andare a vedere che cosa è
successo.
Ed ecco la testimonianza, riportata dal settimanale L’Europeo,
dell’agente Domenico Scali. “Il primo corpo che vidi fu
quello di Anna Fallarino. Mi sembrò ancora viva. Era seduta sul divano
con le gambe incrociate sopra uno sgabello. Aveva le mani in grembo
e il volto sereno. La nota stonata era una macchia scura di sangue
sulla camicetta. Vicino a lei, accanto al divano, c’era il giovane
Minorenti. Giaceva mezzo raggomitolato per terra, con indosso una
maglietta leggera e dei pantaloni, seminascosto da un tavolino con
cui aveva tentato a quanto pare un’estrema difesa… Avanzai e
vidi anche il terzo corpo, quello del marchese. Non era un bello spettacolo,
con la testa mezza sfigurata dal colpo di fucile. L’arma, un
Browning calibro 12, giaceva abbandonata su una poltrona. Doveva avere
usato quella poltrona per puntarsi il fucile sotto il mento”.
Il duplice omicidio seguito da suicidio susciterà un immenso clamore
mediatico. In seguito ai fatti di quel tragico 30 agosto 1970 la stampa
sensazionalistica pubblicherà centinaia di fotografie in cui Anna
Fallarino Casati Stampa è ripresa nuda, in pose sexy, o durante focose
performance con sconosciuti. Le immagini, in tutto 1500, furono trovate
in un libro foderato di raso verde che il marchese teneva sulla scrivania
del suo studio.
Camillo Casati Stampa di Soncino, chiamato fin dall’infanzia
Camillino, nasce a Roma l’8 gennaio 1927 alle 20. Sua madre
è Anna Ewing Cockrell, figlia di un senatore americano. Suo padre,
il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino, rampollo di una ricchissima
e nobile schiatta lombarda (2 novembre 1877-18 settembre 1946), è
separato da anni dalla moglie Luisa Amman, dalla quale ha avuto una
figlia, Cristina. La Amman è una donna dai costumi molto liberi, tra
i suoi amanti occasionali ci sarà anche Gabriele d’Annunzio.
Il matrimonio con Casati Stampa va a rotoli. Nel 1914 i coniugi si
separano e Camillo si trasferisce a Roma. Qui conoscerà Anna Ewing
Cockrell, vedova di un diplomatico greco, che andrà a vivere con lui
nello splendido Palazzo Barberini. Quando Anna rimane incinta lui
dichiara fin dall’inizio di volere un maschio, e gli dei lo
accontentano. Il marchese riconosce il figlio, lo nomina suo erede
e provvederà sempre a tutte le sue necessità materiali, ma senza interessarsene
come farebbe un padre affettuoso. Del resto i suoi interessi lo portano
spesso fuori casa. Appassionato di ornitologia e di caccia, trascorre
molto tempo nell’isola di Zannone, che ha affittato per poco
e dove ha fatto costruire una splendida villa sui ruderi di un monastero
cistercense.
Camillino cresce viziatissimo. Ma è un bambino e poi un ragazzo dal
carattere difficile, soggetto ad attacchi di rabbia, e non solo. Durante
i ricevimenti organizzati dalla madre per raccogliere fondi di beneficenza
ruba i soldi dal piatto dove sono raccolti, oppure si intrufola sotto
i tavoli per alzare le gonne alle signore. Inoltre tratta malissimo
la servitù. Prende a calci i camerieri che non fanno quello che lui
ordina: un giorno le darà di santa ragione a un poveraccio che lo
ha svegliato troppo presto. La madre americana, convinta che i figli,
per non diventare rammolliti, non devono crescere attaccati alle gonne
di mammà, delegherà la sua educazione a istitutori, governanti e tate,
quindi lo metterà in un collegio svizzero. Il giovane Casati cresce
insomma in un clima deprimente per quanto riguarda gli affetti. Forse
è il desiderio di farsi una famiglia propria, per sperimentare il
calore che gli è mancato in quella paterna, che lo spinge a convolare
a nozze nel 1950, quando ha solo 23 anni, con una ballerina, Letizia
Izzo. L’anno successivo nasce la loro bambina, Annamaria. Ma
il destino, per quanto lo riguarda, ha in serbo per lui ben altro
che una tranquilla vita domestica. Che non potrebbe d’altra
parte apprezzare.
Camillo Casati Junior ha ereditato infatti dal padre la passione per
la caccia e l’ornitologia. “So di essere facile alle collere“
scrive nel suo diario “e penso che uccidere gli animali rappresenti
un buon canale di sfogo per me…“. Per quanto riguarda gli uccelli,
i suoi preferiti sono i falchi pellegrini. “Passo le ore a guardarne
il volo e le picchiate velocissime in verticale quando avvistano una
preda. Mi piacciono perché sono grandi cacciatori come me“.
Gli altri suoi interessi? L’enigmistica, le corse di cavalli,
e naturalmente i grandi eventi mondani della stagione in corso. Oltre
a recarsi spesso nell’isola di Zannone, con i suoi ricchi amici,
Camillino trascorre alcuni periodi ad Arcore (Monza), nella dimora
avita dei Casati Soncini: Villa Giulini Della Porta, poi Villa San
Martino, attualmente dell’ex premier Silvio Berlusconi che dopo
la morte del marchese la comprerà per soli 500 milioni di lire – un
vero colpo da maestro – dalla sua erede, la marchesina Annamaria.
La quale, dopo la tragedia familiare che l’ha colpita si trasferirà
per sempre in Brasile.
E
ora parliamo di lei, Anna Fallarino, nata ad Amorosi (Benevento) il
19 marzo 1929 alle 15.30, in una famiglia della media borghesia dove
però circolano pochi soldi. I suoi genitori inoltre si separeranno.
Ragazza bellissima e ambiziosa, a 16 anni lascia la sua città natale
e approda a Roma, in cerca di successo e ricchezza. La sua aspirazione
è ovviamente il cinema, ma un unico piccolo ruolo di comparsa, in
un film di Totò, non basta certo a trarla dall’indigenza e dalla
mediocrità.
A farle fare un balzo in avanti nella scalata sociale sarà il matrimonio
con Peppino Drommi, facoltoso ingegnere e imprenditore romano (che
sposerà in seguito la contessa Patrizia De Blanck), proprio nel 1950,
lo stesso anno in cui Camillino porterà all’altare Letizia Izzo.
Ma evidentemente Anna Fallarino punta ancora più in alto. Conosce
a una festa Camillino Casati, che rimane folgorato dalla bellezza
di lei. Ma la scintilla dell’Amore con la maiuscola, tra i due,
scatterà nel 1958 a Cannes, durante una serata mondana in un grande
albergo. Tra gli ospiti c’è il play boy dominicano Porfirio
Rubirosa, che ronza intorno alla giovane signora Drommi e, sotto gli
occhi del marito, le posa una mano sulla spalla nuda. Lui reagisce
sferrandogli un pugno, Rubirosa si difende. Ma a questo punto succede
qualcosa che farà restare a bocca aperta i presenti. Il marchese Casati
si scaglia con violenza su Rubirosa e lo massacra di colpi, scatenando
una rissa furibonda. Appare chiaro che Anna è ormai diventata padrona
del suo cuore, e da quel momento la love story progredirà a grande
velocità. Nello stesso anno Camillino chiede l’annullamento
del suo matrimonio con la Izzo alla Sacra Rota (gli costerà, si dice,
un miliardo di lire) e nell’aprile del 1959 sposa civilmente
in Svizzera la Fallarino, che ha lasciato nel frattempo il marito
Peppino Drommi. Seguirà, nel 1961, ottenuto l’annullamento dalla
Chiesa, un matrimonio religioso molto discreto in Italia.
Una sconvolgente sorpresa attende però la neo marchesa Casati Stampa.
Durante la prima notte del loro viaggio di nozze Camillino offre i
favori della giovane moglie a un cameriere del lussuoso albergo dove
la coppia alloggia, e assiste al loro amplesso. Il cameriere verrà
profumatamente pagato per questa performance.
E questo è solo l’inizio.
Tra
battute di caccia nell’isola di Zannone, feste esclusive nella
capitale, prime alla Scala di Milano dove Anna sfoggia mises sontuose
e colliers di diamanti, il marchese continuerà a coltivare la sua
segreta, perversa passione: offrire la splendida moglie ad altri maschi,
farla accoppiare sotto i suoi occhi, mentre lui fotografa il tutto
con la Polaroid. Altre istantanee della Fallarino la ritraggono in
pose oscene, con i magnifici seni nudi (ingranditi da una delle prime
protesi al silicone) al vento, le gambe divaricate, eccetera.
Molte domeniche, nella bella stagione, i marchesi Casati si recano
sulla spiaggia di Focene, non lontano dall’aeroporto di Fiumicino,
dove si pratica il nudismo. Un giorno Camillino invita quattro avieri
che incontrano lì a fare sesso con Anna. Si legge in un passaggio
del suo diario: “Anna si è sfilata il tanga e si è stesa lunga
su un accappatoio azzurro di spugna, a cosce aperte, coprendosi il
viso con le mani… Ho tirato fuori dal portafoglio un bel po’
di soldi e ho offerto trentamila lire a ognuno di loro dicendo: di
solito dovete pagare per scopare con le prostitute…”. Lui, a
giusta distanza, riprenderà come sempre la scena.
Altri passaggi del suo diario: “Oggi Anna mi ha fatto impazzire
di piacere. Ha fatto l’amore con un soldatino in modo così efficace
che da lontano anche io ho partecipato alla sua gioia. Mi è costato
trentamila lire, ma ne valeva la pena”.
E ancora: “Al mare con Anna ho inventato un nuovo gioco. L’ho
fatta rotolare sulla sabbia, poi ho chiamato due avieri per farle
togliere i granelli dalla pelle con la lingua”.
Tuttavia, con il proseguire di questi incontri a luci rosse, nella
mente di Camillino comincia a rodere il tarlo della gelosia: come
si leggerà in alcuni passaggi del famoso diario, dopo la morte del
marchese, lui ha il timore di un possibile coinvolgimento affettivo
della sua donna con gli occasionali compagni dei rapporti mercenari.
Perché se il corpo di Anna può essere goduto da altri uomini, il suo
cuore deve appartenere solo al marito.
Tutto comunque sembra procedere tranquillamente per alcuni anni. Anna
sembra prestarsi di buon grado ai giochi perversi del suo compagno.
Fosse arrivato un figlio forse le cose avrebbero preso una piega diversa,
ma dopo un aborto naturale i medici comunicano alla marchesa che non
potrà mai essere madre.
Ora è diventata lei l’organizzatrice di scatenati festini, ai
quali partecipa un gran numero di persone, pescate non solo nel giro
dei ricchi e nobili amici dei marchesi, ma in quello che viene definito
il “generone” della capitale romana, con attricette, gigolò,
ragazzi che vogliono approfittare dei soldi dei padroni di casa e
dei benefit che potrebbero ricavarne. Tra questi ultimi compare un
giorno, Massimo Minorenti, uno studente romano fuori corso, nato nel
1945. Anche Massimo verrà pagato da Camillino per avere rapporti sessuali
con Anna. Ma qui succede qualcosa che il marchese non aveva previsto:
i due si innamorano o, forse, a innamorarsi è solo Anna, che per il
giovane amante minore di sedici anni più giovane nutre probabilmente
una passione mista a tenerezza materna, come succede alle donne che
si legano a uomini molto più giovani di loro.
Camillo
Casati non tarderà ad accorgersi della piega che hanno preso le cose,
tanto che una sera, parlando con amici, si lascia scappare queste
parole: «È la prima volta che mia moglie mi tradisce con il cuore…Ma
sono certo che le passerà». E invece no. Anna si è stancata dei giochi
perversi, forse sogna una vita nuova, accanto al giovane Massimo,
o vuole semplicemente rompere le catene che la tengono legata all’eccentrico,
per usare un eufemismo, marito. Tuttavia, di fronte alla reazione
sconvolta di lui, arriva a promettergli che chiuderà la sua relazione
con Minorenti. Ma sono soltanto parole.
E arriviamo all’estate del 1970, quella della tragedia. Nel
suo diario, alla data del 7 luglio, Camillino annota: «Che schifo,
piccineria, voltastomaco quello che mi ha fatto Anna. Pensavo che
fossimo l’unica coppia legata veramente, e invece…». E il 24
agosto, pochi giorni prima della strage: «Sto letteralmente morendo
internamente e ho perso tutto». Dopo il 20 agosto 1970 Camillo Casati,
si reca a una battuta di caccia presso la tenuta di Valdagno (Vicenza)
dei conti Marzotto, mentre Anna rimane a Roma. Il marchese la chiama
alle 4 del mattino del 30 agosto, e a rispondere al telefono è Massimo
Minorenti. Furioso, riattacca e poi richiama il numero di casa. Questa
volta a rispondere è Anna, che tenta di tranquillizzarlo, ma lui ha
perso la testa e le lancia una serie di gravi minacce. Torna di volata
nella capitale mentre Anna, prima del suo arrivo, spaventata dalle
minacce ricevute, chiede al cugino Ninì Fiumanò, funzionario di Polizia
conosciuto e rispettato anche dal marchese Casati Stampa, di andare
con lei e Massimo Minorenti in Via Puccini, nel tentativo di arrivare
a una spiegazione civile, a un accomodamento con Camillo. Fiumanò,
che non è però ancora al corrente di molte cose, le risponde che nessun
terzo incomodo deve mettersi tra marito e moglie, e quindi è opportuno
che Anna riceva Camillo da sola. Ma lei non segue il consiglio, e
quando il furioso consorte irrompe nel salotto di Via Puccini, ad
attenderlo c’è anche Massimo Minorenti.
Camillo scriverà l’ultimo messaggio alla sua Anna sul retro
di un calendario erotico, pochi istanti prima di compiere la strage:
“Amore mio, vita mia, perdonami, ma quello che farò lo debbo
fare. Addio, mia unica gioia passata".
Camillo e Anna riposano, vicini per sempre, nello storico mausoleo
Casati Stampa di Soncino nel cimitero urbano di Muggiò
giuliana.giani@fastwebnet.it
La cosa che colpisce nel tema di entrambi è l’ascendente in
Leone quasi allo stesso grado. Il marchese a 24°, sua moglie a 27°.
Oltre a intendere la vita in modo analogo perché le case cadono nei
medesimi segni, ciò sta a indicare che i pianeti di transito passeranno
nelle loro case a distanza di pochissimo, concedendo per molti versi
esperienze simili e vissute in modo analogo.
Entrambi hanno poi un Nettuno in Leone e prima casa, sintomatico di
personalità irrequiete, Nettuno che si oppone a un pianeta in settima.
Nel
caso di Camillo l’opposizione è a Giove in Aquario, che da un
lato dà un matrimonio opportunista ma a modo suo fortunato attraverso
il quale cercava – invano – una sua forma di equilibrio. Nettuno e
Giove sono inoltre signori della sua quinta casa in Sagittario: la
sessualità è quindi inquieta e insoddisfatta, al tempo stesso mutevole
e immobilistica. L’insoddisfazione inoltre pervade tutta la
personalità del marchese, tendenzialmente depresso e instabile. L’opposizione
tra Nettuno e Giove spegne infatti la sua voglia di vivere e riesce
a farlo appena a stare a galla grazie al matrimonio, al sesso della
quinta vissuto però anche come rito e rappresentazione quasi teatrale.
Pièce dove il marchese ha il ruolo di regista e deus ex machina.
Il Nettuno di Anna è invece nettamente migliore perché si oppone sì
a Mercurio a inizi Pesci e settima (difficoltà di comunicazione all’interno
del matrimonio), ma entrambi i pianeti sono riscattati in modo sontuoso
da Saturno, Venere e Marte. Lei non annasperebbe affatto, anche se
non sa stare da sola, mentre lui trova in Anna la sua sola ancora
di salvezza.
Torniamo però a cercare di capire il marchese: nel suo tema troviamo
un Saturno isolato in quarta (la famiglia importante ma con la quale
non c’era dialogo), un Sole in quinta congiunto a Mercurio,
entrambi opposti a Plutone in undicesima e in trigono a Marte in Toro
e nona. Il demone plutoniano dell’insoddisfazione scalpita,
freme, non si sazia ma trova riscatto nel Marte in Toro, aggressivo,
prepotente e geloso. A giudicare dal tema natale, Camillo Casati Stampa
non aveva problemi fisici rispetto alla sessualità, ma preferiva trovare
piacere nel modo che sappiamo. E ricordiamo che nel 99,99 % dei casi
l’impotenza – se questo fosse stato il suo caso, ma ne dubiterei
– è solo psicologica e non fisica. Il Toro inoltre è legato alla vista
e, se con il Giove in settima voleva avere una moglie da guardare
e esibire, anche al suo Marte non dispiaceva affatto fare il voyeur,
o il guardone per dirla all’italiana in maniera meno raffinata
ma più esplicita.
Anche perché aveva una visione decisamente particolare del femminile.
La Luna in Pesci, trepida, emotiva e confusionaria, è in ottava –
casa dove stenta a dare il meglio di sé, anzi – ed è congiunta a Urano,
che manda un sestile a un’arida Venere in Capricorno e sesta.
Se pur messa su un piedistallo per la sua posizione in Pesci, la donna
è sfruttata e osservata dal buco della serratura. La si immagina in
situazioni pericolose, e i compagni che trovava ad Anna potevano sempre
rappresentare un rischio, anche se il pericolo fatale – lo si capì
a posteriori – lo correva davvero solo con il marito. Una Luna che
in qualche modo – se pure tecnicamente molto bella – puzza di morte,
e alla morte porterà. Un tema coerente, quello del marchese Camillo,
nella sua durezza, insoddisfazione, ricerca dell’estremo.
Come
altrettanto coerente risulta quello della sua consorte Anna Fallarino
in Casati Stampa. Con bellissime Luna e Venere nei suoi segni di domicilio,
Cancro e Toro: perché Anna era l’epitome della femminilità,
addirittura trionfale. Peccato che il Sole a fine Pesci, che indica
anche il rapporto con l’uomo, il partner, il marito, fosse pessimo.
Era sì congiunto a Urano in Ariete e fa supporre una sua capacità
di cogliere l’occasione giusta, ma anche quadrato a Saturno
e Marte, opposti tra di loro. Ossia si sceglie con poca razionalità
uomini dalla dubbia virilità, oltre a una certa dose di masochismo
implicata nei Pesci, accentuata dagli aspetti astrali negativi. Ma
la femminilità è trionfante, anche troppo. La Luna in Cancro e undicesima,
congiunta al grado a Plutone, indica un suo essere donna materno e
complice, ipersessualizzato, proiettato però in terreni insoliti,
amichevoli, dove tutto è possibile, anche lo scambio del partner,
o accondiscendere alle voglie inconsuete di un compagno strano e contorto.
(Ma forse al di là dello stupore iniziale nemmeno a lei dispiaceva,
intendiamoci). Già perché quel Sole in ottava casa può esplorare territori
oscuri, forse proibiti, non vissuti però con serenità. Va notato che
se Anna ha una congiunzione Sole-Urano in ottava, suo marito Camillo,
ha la Luna congiunta a Urano sempre in ottava. Urano, pianeta dei
tagli drastici, del cogliere l’attimo, del fottersene della
moralità, in una casa rischiosa e oscura come l’ottava, dove
entrambi cercavano il partner. E dove trovarono la fine.
Ma torniamo al tema natale di Anna: anche Venere è delle più belle,
e lei è una dea dell’amore, senza tabù. Il Saturno in quinta
casa, paradossalmente poi indica che la sessualità è vissuta in modo
razionale, anche con l’intento di accontentare, e subire, le
voglie erotiche di quel Sole strano e pericoloso… Ma tutto va bene
finché il desiderio è sotto controllo, e non scatta l’amore,
o l’illusione dell’amore. Perché il patto d’acciaio,
in cui il controllo del piacere polimorfo e perverso è associato alla
necessità di stabilità, al non mettere in discussione il vincolo matrimoniale,
sia pure improntato alle fantasie più innominabili, perché gli occhi
e il Marte del marchese Camillo trovassero un loro godimento… Anna
deve essere infatti fedele con il cuore e la mente. Il corpo non lo
è, ma lo pretende il suo consorte. Fino a quando appare sulla scena
Massimo Minorenti, colui che involontariamente andrà a sconvolgere
il folle equilibrio della coppia. Alla passione, quella vera, non
si comanda, e l’illusione di una storia pulita fa il resto,
ma senza aver tenuto in conto della terribile, potenziale pericolosità
del marchese consorte.
Al
momento dell’esplosione finale della follia del marchese Camillo
Casati Stampa, Marte – congiunto a una Luna in Leone che punta l’attenzione
sulle ferite dell’orgoglio – transitava sull’ascendente
di entrambi. Nel caso del marchese, andando a opporsi al già problematico
Giove in settima casa, che riceveva in aggiunta il quadrato di Nettuno
a fine Scorpione, ribadendo e ampliando le difficoltà emotive ed esistenziali
di base. L’uomo non ha più alcuna speranza per il futuro. Anche
perché il suo Urano, congiunto alla nascita alla Luna – l’amatissima
Anna – riceve in quell’estate del 1970 l’opposizione di
Plutone e Mercurio in Vergine e seconda, il farsi fregare dalla donna
che si ama per colpa di un uomo giovane e sessualmente attivo. Va
detto che il Sole di Anna era perfettamente congiunto all’Urano
di lui, ed era in ottava (casa della morte), e subiva perciò anch’esso
l’opposizione di Plutone e Mercurio. Sole che riceveva il trigono
perfetto di Nettuno, a significare anche l’illusione del cambiamento
e la voglia di fuggire da una situazione precedente che non sopporta
più. Anna ha incontrato l’amore, e vuole vivere per quello,
e chiudere con il passato. Ma Camillo, e i transiti planetari, decidono
diversamente e nella calura di fine estate esplodono quei colpi d’arma
da fuoco che inonderanno di sangue il palazzo nobiliare. Portando
alla ribalta della cronaca una delle vicende più pruriginose che mai
si fossero conosciute in Italia, con scandalo estremo. Ma all’ascendente
Leone di entrambi i protagonisti della tragedia forse non sarebbe
importante. Loro avevano vissuto sempre al di sopra (magari anche
al di fuori) delle regole morali borghesi.
La sentenza del Tribunale astrologico
Avrebbe potuto finire in altro modo questa turpe vicenda?
Chi lo sa, ma pare assai improbabile che il cupo e depressivo marchese
Camillo avrebbe lasciata libera Anna, la donna che amava davvero e
sopra ogni cosa ma che per lui era anche una proprietà da far godere
agli altri per il proprio godimento. E Anna, così sensuale, femminile
e al di sopra di ogni inibizione, avrebbe potuto vivere diversamente
quel suo brutto Sole? Astro maschile che di certo rappresentava anche
suo marito, ma pure l’ultimo amante che, se pure incolpevole,
fu l’involontaria causa della fine di tutto, della loro vita,
di una follia a due per cui non esistevano cure o medicine. Si può
fare i moralisti, e dare a entrambi la colpa di quel che è successo,
e se modifichiamo la parola colpa in responsabilità non possiamo che
essere d’accordo. Tutti però siamo responsabili delle nostre
azioni, anche quando non riusciamo a capire cosa ci causeranno. A
me resta l’immagine di una coppia forse perversa ma di certo
tragica, preda di un grandissimo amore sporcaccione e sado-masochistico.
Ma era pur sempre amore, nessuno potrà mai negarlo… L’amore,
il motore del mondo, nel bene e nel male.
massimomichelini1@virgilio.it