Il clown della morte
John
Wayne Gacy Jr. nasce a Chicago il 17 marzo 1942 alle 0.29. È
il secondogenito dei tre figli di John Stanley Gacy, un operaio immigrato
di origine polacca, e di Marion Elaine Robinson, proveniente da una
famiglia di immigrati danesi.
John è un bambino sovrappeso e malaticcio, molto amato dalla
madre e dalle sorelle, Joanne e Karen. Ma è costretto a subire
i maltrattamenti del padre, un alcolista violento, che lo insulta
spesso dandogli della “femminuccia” , del “ciccione
stupido”, e che ritiene le figlie molto più in gamba
dell’unico maschio. Uno dei primi ricordi di Gacy sono i colpi
di cinghia ricevuti a quattro anni dal genitore per avere smontato
dei pezzi di un macchinario che quest’ultimo stava assemblando.
Quando la madre interviene per difendere il bambino, viene picchiata
a sua volta. Come se non bastasse a nove anni John Wayne viene abusato
da un amico di famiglia, ma non osa denunciare la violenza subita
per paura delle botte paterne. A undici sbatte violentemente la testa
cadendo da un’altalena. L’ ematoma cranico - che verrà
diagnosticato solo anni dopo - gli procurerà forti mal di testa
e perdite temporanee della memoria.
A 17 anni, terminato il liceo, Gacy lascia Chicago e si trasferisce
a Las Vegas, impiegandosi come portiere in un’agenzia di pompe
funebri. Il ragazzo è affascinato dai cadaveri, ma inciampa
nella sua prima disavventura: sorpreso a compiere atti di necrofilia,
viene licenziato.
Torna a Chicago e si iscrive alla facoltà di commercio della
North Western University. Dopo la laurea, nel marzo 1964, inizia una
brillante carriera nel settore delle vendite. È un tipo gioviale,
sempre allegro e sorridente, un ottimo imbonitore che riuscirebbe,
come si suol dire, a vendere il ghiaccio agli eschimesi. Nel settembre
dello stesso anno sposa una sua ex compagna di scuola, Marlynn Myers.
Il padre della ragazza, Fred, un ricco imprenditore, stima talmente
il genero da cedergli in franchising una catena di tre ristoranti
fast food a Waterloo, nello Iowa. L’offerta è molto vantaggiosa:
15.000 dollari all’anno più una percentuale sui profitti.
Gacy è un lavoratore indefesso, collabora a varie attività
di beneficenza e lavora per il partito democratico. Nel 1967 nasce
suo figlio Michael, nel ’68 la figlia Christine. Lui è
diventato a tutti gli effetti un membro molto rispettato della comunità,
ma i segni della sua latente omosessualità hanno già
iniziato a comparire. Oltre a socializzare solo con i giovani dipendenti
di sesso maschile, fa loro spesso delle avances. Se i ragazzi le respingono,
si mette a ridere e giura che stava solo scherzando. Dietro la maschera
del cittadino modello e del buon padre di famiglia Gacy nasconde insomma
il lato oscuro della sua personalità, quello che né
i familiari né gli amici riescono a sospettare. Ma le cose
stanno per precipitare drammaticamente.
Nell’agosto 1967 Gacy compie la sua prima aggressione sessuale
ai danni di un adolescente, il quindicenne Donald Voorhees. Passano
però mesi prima che Donald confessi a suo padre le molestie
subite, e questi ne informa immediatamente la polizia. A marzo del
’68, Gacy viene arrestato e incriminato, anche in seguito ad
altre denunce di tentata violenza su alcuni giovani dipendenti. Lui
si difende, continuando a negare ogni addebito - tranne l’accusa
di sodomia nei confronti di Donald Voorhees - e sostiene di essere
perseguitato a causa della sua militanza politica nel partito democratico.
Viene comunque condannato a 10 anni di carcere, ma sconterà
solo 18 mesi dietro le sbarre, ottenendo la libertà vigilata
per buona condotta.
Sconvolta da quanto è accaduto la moglie Marlynn chiede e ottiene
il divorzio e la custodia dei due figli. Gacy perderà ovviamente
anche il posto come direttore dei ristoranti del suocero.
Il nostro torna a vivere con la madre a Chicago - suo padre, malato
di diabete, morirà nel dicembre del ’69 - e trova lavoro
come cuoco in un ristorante. Nel febbraio del ’71 viene nuovamente
accusato di molestie sessuali nei confronti di un ragazzino: la denuncia
cadrà perché il testimone non si è presentato
al processo. La polizia lo ferma ancora nel giugno del ’72 con
l’accusa di avere costretto un adolescente a fare del sesso
orale nella sua auto. Ma ancora una volta Gacy riesce a evitare il
carcere, comprando a caro prezzo il silenzio della famiglia del ragazzo.
Con l’aiuto finanziario della madre, rimasta vedova, acquista
una casa, e nel luglio del 1972 si risposa con Carole Hoff, una divorziata
mamma di due bambine. Poco tempo dopo crea una impresa edile, la PDM
Contractors, che andrà da subito a gonfie vele. La maggior
parte degli operai di Gacy è costituita da studenti con pochi
mezzi, che hanno quindi l’urgenza di guadagnare per pagarsi
gli studi.
Pur dedicando moltissimo tempo al lavoro, Gacy si dà un gran
daffare anche nel tempo libero. Vestito da clown partecipa a varie
iniziative per raccogliere fondi a favore del partito democratico
– in una foto appare accanto a Rosalynn Carter, moglie di Jimmy
Carter che diventerà presidente degli Usa nel 1977- o gira
gli ospedali per divertire i bambini ammalati. “Pogo il Clown”
diventa una figura popolarissima, il faccione di Gacy appare in tivù
e sui giornali locali. Ma in parallelo continua la sua seconda vita
segreta –gli incontri sessuali con giovani maschi – e
inizia la serie degli omicidi.
La prima vittima è il quindicenne Timothy McCoy, prelevato
a una fermata d’autobus il 2 gennaio 1972. Gacy lo stordisce
con il cloroformio, lo porta a casa, lo violenta e lo massacra a coltellate,
poi lo seppellisce in cantina, coprendo la tomba improvvisata con
del calcestruzzo. In un’intervista rilasciata in carcere nel
1980 dirà di avere avuto un orgasmo completo nell’atto
di uccidere McCoy: “Fu allora che realizzai che la morte era
l’emozione più grande”.
Il secondo delitto risale al gennaio 1974: “Pogo il clown”
strangola un adolescente non identificato, dopo le consuete sevizie,
e seppellisce il corpo nel cortile di casa. A fine luglio 1975 uno
dei giovani operai di Gacy, il diciassettenne John Butkovitch, subisce
la stessa tragica fine: va a casa del suo datore di lavoro per discutere
su una faccenda di stipendi arretrati, viene violentato, ucciso e
sepolto nel garage.
Anche il secondo matrimonio del killer va a rotoli. Dopo avere scoperto
in casa pubblicazioni porno con uomini nudi e abiti di adolescenti,
Carole Hoff affronta il marito che tenta di difendersi sostenendo
che non ha avuto il coraggio di confessarle la propria bisessualità.
Nel marzo 1976 la coppia divorzia. E Gacy, rimasto solo nella casa,
non pone più limiti alle sue azioni criminali. Tra il 1972,
l’anno del primo omicidio, e il 1978, quando la polizia metterà
fine alla sua sanguinosa carriera di serial killer, ucciderà
33 ragazzi. Alcuni furono seppelliti nella sua proprietà, quattro
corpi finirono nel fiume Des Plaines. L’età delle vittime?
Tra i 16 e i 25 anni.
C’è da chiedersi come abbia fatto Gacy a seminare morte
e disperazione per anni, e a questo proposito va precisata una cosa.
È pur vero che in seguito alle denunzie di sparizione da parte
delle famiglie di giovani di cui non si avevano più notizie,
la polizia lo fermerà diverse volte, ma lui riuscirà
sempre a cavarsela in un modo o nell’altro. Non dimentichiamo
che agli occhi della gente continuerà a sembrare per anni un
cittadino modello, un imprenditore di successo, un benefattore. Ma
il 12 ottobre 1978 tutti i nodi verranno al pettine.
Quella sera Robert Piest, quindici anni, scompare al termine della
sua giornata lavorativa in una farmacia di Chicago. Robert aveva detto
a sua madre che in serata avrebbe dovuto incontrarsi con il titolare
dell’impresa PDM, il simpatico mister Gacy appunto – che
lo aveva invitato a casa sua per parlargli di un impiego ben remunerato
che intendeva offrirgli. Robert, felice all’idea di guadagnare
di più, si reca all’appuntamento e sparisce. La madre,
sconvolta, ne denuncia la scomparsa. Ma questa volta la polizia può
procedere a colpo sicuro. Gli agenti piombano in casa di Gacy per
interrogarlo e immediatamente avvertono un nauseabondo odore proveniente
dal giardino e dalla cantina. Già i vicini si erano lamentati
per la puzza, e “Pogo” si era giustificato adducendo problemi
al sistema fognario. Convincere i poliziotti è però
tutt’altra faccenda. Nella cantina vengono rinvenuti alcuni
corpi putrefatti, altri giacciono sotto il locale lavanderia . Ai
polsi di Gacy scattano le manette.
La notizia dell’arresto di Gacy provoca sbigottimento e incredulità
nella comunità cittadina. Sconvolte anche la madre (la notizia
le provoca un infarto) e le sorelle. Lui tenterà, inutilmente,
di giocare la carta dell’infermità mentale, incolpando
dei delitti il suo alter ego malvagio, tale “Jack”: per
gli psichiatri è infatti perfettamente in grado di intendere
e volere.
Il processo inizia nel febbraio 1980. Alla giuria basteranno tre ore
per emettere il verdetto. Il 13 marzo 1980 John Wayne Gacy è
riconosciuto colpevole di omicidio plurimo e condannato a morte. Dopo
la sentenza viene rinchiuso nel Menard Correctional Center di Chester,
in Pennsylvania: rimarrà 14 anni nel braccio della morte.
Mentre era detenuto in attesa dell’esecuzione Gacy farà
numerosi appelli, sempre respinti, per commutare la sentenza di morte
in carcere a vita. A suo dire, lui “era a conoscenza”
(sic) solo di cinque assassinii. I rimanenti, sostiene, sarebbero
stati commessi da dipendenti della PDM, che erano in possesso delle
chiavi della sua abitazione e avrebbero approfittato dell’ assenza
del loro padrone causata da viaggi di lavoro. Alla sorella Karen,
che durante una visita in carcere gli chiede, “dimmi se hai
davvero ucciso”, lui risponde serafico “forse qualcuno…”.
Oltre a battersi per avere salva la vita Gacy trascorre molto tempo
tra le sbarre a dipingere. Il soggetto preferito? Ovviamente i clown,
e soprattutto “Pogo”, ovvero suoi autoritratti vestito
da pagliaccio. Molti dipinti verranno venduti nel corso di varie aste,
con quotazioni oscillanti tra i 200 e i 20.000 dollari.
John Wayne Gacy viene giustiziato per mezzo di iniezione letale il
10 maggio 1994, pochi minuti dopo la mezzanotte. Aveva 52 anni.
Il Clown della Morte occuperà un grande spazio nell’iconografia
popolare. Bastino alcuni esempi. Si ritiene, anche se l’autore
non lo ha mai confermato, che Stephen King abbia creato il malvagio
personaggio del clown assassino Pennywise, nel suo celebre romanzo
“It”, ispirandosi al nostro serial killer. Nel 2003 esce
il film “Gacy”, diretto da Clive Saunders, nel 2010 il
film tivù “Dear Mr. Gacy” con William Forsythe
nel ruolo del protagonista. E uno dei componenti del gruppo metal
Marilyn Manson ha adottato il nome d’arte “Madonna Wayne
Gacy”. E non vanno dimenticate le numerose biografie del killer
date alle stampe nonché le aste dei suoi quadri – per
la maggior parte raffiguranti clown malinconici - che dopo la sua
esecuzione attirano la curiosità morbosa di molti. Ci sarà
però anche chi le compra per distruggerle. Nel giugno 1994
a Naperville, Illinois, 25 opere di Gacy furono bruciate nel corso
di un falò pubblico cui presero parte circa 300 persone, inclusi
alcuni dei famigliari delle giovani vittime.
giuliana.giani@fastwebnet.it
Quando ci si imbatte in storie come quelle di John
Wayne Gacy inevitabilmente ti chiedi quale sia il confine del male
nell’animo umano. La risposta non la trovi.
Spereresti di poter dare la colpa a una botta in testa, come quella
che avrebbe subito il clown della morte cadendo dall’altalena
da piccolo. In qualche rarissimo caso potrebbe trattarsi di una concausa,
come successe ad esempio all’italiano Gianfranco Stevanin, che
in effetti ebbe un gravissimo trauma cranico per un incidente d’auto.
Nessuno potrà mai dire però con certezza che uno shock
fisico di questo tipo possa davvero scatenare istinti omicidi. Se
è così, perché accade solo a una persona su un
milione coinvolta in un incidente devastante?
Ammesso possa trattarsi di una concausa, per tutti gli altri mostri
– non si possono chiamare in altro modo – che non hanno
avuto un trauma di questo tipo una giustificazione non c’è.
A volte trovi nel passato del serial killer storie di abusi, sessuali
e non, e questo può davvero avere creato un blocco, o una coazione
a ripetere, come si dice in psicoanalisi. Accade ad esempio che chi
è stato molestato da bambino da adulto diventi a sua volta
pedofilo, ma per fortuna non succede sempre.
L’uomo, anche il più innocente del mondo, agisce poi
spesso come il cane dell’esperimento di Pavlov, e asseconda
i suoi riflessi condizionati. Nel bene e nel male, nel desiderio e
nella paura. Così chi ha subito un trauma, ad esempio è
stato investito da una bicicletta, avvertirà più o meno
coscientemente un segnale di pericolo se vede due ruote in arrivo.
In maniera analoga cerchiamo il piacere nello stesso modo e negli
stessi luoghi in cui lo abbiamo trovato in precedenza. In teoria cercandolo
dove è più facile trovarlo. Ad esempio corteggiando
una persona che ci lancia un segnale di incoraggiamento abbiamo la
possibilità che ci conceda le sue grazie, come si sarebbe detto
in altri tempi.
Il maschio della specie, come pure quello di alcune razzi animali,
può però anche decidere barbaramente di usare le maniere
forti per ottenere un rapporto sessuale. In tal caso si rivolge contro
persone più deboli di lui. Nella maggior parte dei casi donne
– di solito dal fisico meno possente per questioni genetiche
di quello dell’uomo - ma, se gay, opterà per ragazzi
giovani o giovanissimi, ingenui e spesso più fragili o poco
prudenti. Oppure ancora approfitterà di una sua posizione di
superiorità sociale, magari perché è il datore
di lavoro o qualcuno al di sopra di lui in un determinato settore,
come accade ad esempio tra i preti matari e i futuri, giovani sacerdoti
di stanza nei seminari.
Di solito, anche l’essere più immorale e spregevole non
arriva poi ad uccidere dopo una violenza e, se non vuole essere scoperto,
si limita a minacciare la vittima, magari comprando il silenzio e
il dolore con soldi, pochi o tanti essi siano.
Può però accadere che qualcuno arrivi a uccidere per
mettere a tacere per sempre la sfortunata creatura violata.
Ci sono infine i mostri dei mostri, quelli che provano piacere proprio
grazie l’atto dell’uccisione, e abbiamo già parlato
delle imprese di tanti di loro, come Dahmer, Ridgeway, Ted Bundy,
Chikatilo, per citare i più famosi. A questa immonda categoria
appartiene anche Gacy, a cui non riesci a concedere alcuna attenuante.
Come si fa a confessare a mezza bocca che aveva ucciso “forse
qualcuno”? Pronunciare parole simili significa solo rivelare
un’insensibilità e una falsità totale, quella
di chi davvero vive in un suo mondo, in cui solo i propri desideri
hanno un senso. Ma bisogna mantenere una facciata bonaria e assolversi
comunque e sempre.
Vediamo di capire il perché astrologicamente.
Pesci ascendente Sagittario, ha una congiunzione stretta di Sole-Luna,
capace di creare in casi estremi persone a cui del mondo non importa
proprio nulla. Tutto quanto ruota infatti intorno a loro: gli altri
– il prossimo – sono tutt’al più accessori.
Sole e Luna fortissimamente sostenuti da un sestile di Saturno e Urano
in sesta casa, capace di donare al clown e manager di se stesso praticità,
determinazione e utilitarismo. In aggiunta gli stessi Sole e Luna
sono in trigono a un eccezionale Plutone in ottava casa, capace di
dare una sicurezza totale a chi lo possiede, oltre all’abilità
di mentire e di costruirsi addosso il personaggio che più gli
si confà. Come quello del bravo manager, dell’uomo di
successo attivo politicamente e pure del clown pacioccone, come vogliono
sia l’ascendente Sagittario, sia gli scaltri e protagonistici
Marte e Giove in Gemelli e settima casa. Gacy era di certo un uomo
capace di mentire, e l’ha fatto tutta la vita, con conseguenze
tragiche.
L’unica parziale giustificazione alle sue perversioni, perché
niente può davvero assolvere chi commette reati di questo tipo
e in tale quantità, è l’opposizione di Nettuno
a Sole e Luna, situazione di tensione capace di creare qualche turba
e angoscia. Un parziale vizio di mente? Forse, più realisticamente
un’ossessione, una coazione a ripetere amorale e sadica, altro
nome non le so dare.
Per il resto, astrologicamente l’unico altro suo punto di tensione
è quello formato da Mercurio in Pesci in terza quadrato a Urano
in Toro e sesta. Di certo gli ha provocato problemi di inserimento
sociale durante l’adolescenza e, guarda caso, da adulto sfogava
i suoi deplorevoli istinti proprio su ragazzi e giovani uomini. In
parte per vendetta in parte per desiderio, ma siamo sempre sul crinale
della perversione, inutile fare giri di parole. Perché gli
adolescenti non furono mai consenzienti.
Il bonaccione burroso e molliccio (l’ascendente Sagittario ma
pure la congiunzione Sole e Luna in Pesci e quarta) capace di divertire
i bambini travestito da clown dismetteva la maschera e rivelava la
sua potenza sadica e lucida, indicata da Marte in Gemelli in sestile
a Plutone in ottava, senza lesioni. Ossia, sapeva come soddisfare
i desideri , alle spese di tante giovani vite innocenti. Così
la risata del pagliaccio si cristallizza nel ghigno del killer.
Non c’è null’altro dietro, purtroppo. Potrei analizzare
le altre posizioni planetarie, ma non riuscirei a trovare traumi,
tensioni, nevrosi.
Semmai l’arte di convincere il prossimo (Venere in terza casa
in Aquario in trigono a Giove in Gemelli e settima), un’autentica
capacità lavorativa (Saturno e Urano in Toro e sesta), fantasia
e coraggio. Insomma, un tema natale pieno di cose positive e, se non
si fosse fatto trascinare dai suoi istinti, avrebbe ottenuto tanto,
visto da dove era partito.
Cosa scatenò allora il suo istinto omicida? Analizziamo i transiti
del primo delitto. Gli altri, purtroppo, contano meno. In questi casi
l’importante è infatti il momento dell’inizio,
quando una perversione trova una sua realizzazione, una messa in scena,
avendo poi sempre più fame. Perché chi valica certi
confini non sa più tornare indietro.
Da quello che riportano le cronache Gacy aveva già ampiamente
iniziato a fare sesso con ragazzini ma non era mai arrivato all’omicidio.
Il 2 gennaio 1972 passò dall’altra parte della barricata,
inaugurando la carriera da serial killer. Quel giorno i transiti erano
parlanti, e convergevano tutti a stimolare i suoi Marte, Plutone e
Mercurio. Saturno a zero gradi dei Gemelli quadrava alla perfezione
Mercurio, l’adolescente che uccise. I transiti su Plutone e
Marte puntano tutta l’attenzione sulla libido. Plutone a inizi
Bilancia è infatti in sestile a se stesso, mentre Nettuno e
Marte, in Sagittario e Ariete, trigonano il Plutone radix in ottava.
I desideri si scoperchiano, si celebrano le nozze tra eros e thanatos,
tra l’amore e la morte, l’amore per sé e la morte
per i ragazzini. Se Plutone e Marte di transito formano un trigono
al Marte di Gacy in settima casa, Nettuno gli si oppone, sciogliendo
momentaneamente il trigono natale. Ovvero, se le fantasie sadiche
erano riuscite a restare contenute fino ad allora adesso si apre il
vaso di Pandora. E muore per primo un ragazzino, il quindicenne Timothy
McCoy. A quell’epoca Gacy non è ancora sposato con la
seconda moglie, e lo farà alcuni mesi dopo, forse nel tentativo
di arginare le sue tendenze. Non ci riesce, è impossibile.
All’inizio uccide poco, poi va in crescendo, come quasi sempre
accade in questi casi. Inutile analizzare i transiti per i delitti
successivi. Sarebbe come studiare i passaggi planetari di quando un
fumatore incallito accende una sigaretta, o un bulimico svuota il
frigo. Gesti compulsivi, il danno sta altrove, alla base del comportamento.
Quando hai già ucciso 32 o 33 volte (chi ricorda il conto esatto?)
a volte arrivi ad abbandonare ogni prudenza, convinto come sei che
la farai ancora franca. Così il 12 ottobre 1978 succede l’errore
fatale e la polizia arriva a casa sua. Non ci sono transiti sensazionali,
forse il clown perverso era ancora convinto di farla franca e non
capì che era giunto alla fine della sua carriera. Sì,
la Luna transitava sul suo debole Mercurio, e quasi di certo gli mancò
il guizzo intuitivo giusto per fermarsi. Come avrebbe potuto? Giove
era esattamente sul suo Plutone in ottava, e formava un sestile a
Marte. L’istinto pulsava, doveva ancora mettere in atto i suoi
tragici desideri. E lo fece. Per il resto Marte, Urano e Venere erano
in Scorpione, di passaggio nella sua dodicesima casa, le prigioni,
i luoghi bui, l’esclusione dal mondo. Infine la catena di sangue
si fermò, ma tanti ragazzi non c’erano più, troppi.
L’iniezione letale per il serial killer arrivò anni dopo,
nel 1994, ma non riportò in vita i giovani morti, come non
fece ravvedere Gacy per quello che aveva fatto. La maschera di clown
ormai grondava sangue, ma a John Wayne Gacy non gliene importava nulla.
Sì, vabbè, forse ne aveva ammazzato qualcuno.
La sentenza del Tribunale astrologico
Inutile
cercare giustificazioni: John Wayne Gacy era una persona immorale
e sadica, non ci sono altre parole. Non c’era vizio di mente,
sapeva perfettamente cosa stava facendo, e lo fece per un motivo:
saziare il suo gusto sadico, ingannare il prossimo, annusare la morte.
A lui piaceva, altrimenti non avrebbe seppellito i cadaveri in giardino.
Anzi è probabile, come nel caso di Jeffrey Dahmer, che la vicinanza
coi cadaveri lo eccitasse e in qualche modo inducesse la voglia di
farlo ancora, ancora e ancora. Di ragazzini ingenui e bisognosi di
un lavoro o di soldi ne avrebbe trovati a volontà. Basta esibire
l’esca e il pesce abbocca. Tradito dall’eccesso di sicurezza
avrebbe continuato all’infinito a uccidere se un caso non lo
avesse provvidenzialmente fermato. Il suo tema natale parlava di questo,
di un ego ipertrofico e perverso. Il padre violento lasciamolo alla
cattiva letteratura psicanalitica, la realtà dice altro, e
l’astrologia non mente. Come la cronaca parla di un orrore infinito.
Almeno 33 giovani vite caddero nella sua trappola, e non oso immaginare
gli ultimi istanti di vita dei poveretti. Forse chi soffre di coulrofobia,
il timore dei pagliacci, non è vittima di una patologia ma
è saggio. In fondo chi indossa una maschera nasconde qualcosa,
e in certi casi è pericoloso - anzi mortale - sollevare la
maschera stessa per guardare chi la indossa. Potresti fissare negli
occhi la morte, e intravedere una fine atroce, senza luce e senza
pietà.
massimomichelini1@virgilio.it
1 maggio 2016