Patrizia Reggiani - Un delitto
stupido
Milano, 27 marzo 1995. L’Ansa diffonde in mattinata
la seguente notizia: “Una persona è morta e un’altra è rimasta ferita
in un agguato, avvenuto verso le 9, sotto l’androne di un palazzo
della centralissima via Palestro”. La vittima è Maurizio Gucci, patron
della celebre griffe, il ferito il portiere dello stabile, Giuseppe
Onorato, che il killer ha tentato di eliminare come scomodo testimone.
Maurizio è l’erede dell’impero fondato nel 1923 a Firenze dal nonno
Guccio Gucci. Il marchio Gucci conquisterà nel dopoguerra il mercato
mondiale del lusso con i suoi foulard a fiori, i celebri mocassini,
le borse, le cinture e altri accessori.
Rodolfo, il padre di Maurizio, a differenza dei fratelli maggiori,
mandati presto “a bottega” dal babbo, vuole invece fare l’attore.
È un bel ragazzo dai modi raffinati, il sorriso accattivante. Il regista
Mario Camerini gli affiderà una parte nel film Rotaie, con il nome
d’arte di Maurizio d’Ancora. Il film avrà un grande successo ma in
seguito Rodolfo dovrà accontentarsi di recitare in pellicole mediocri.
Nel 1944 sposa la giovane attrice Alexandra Winkelhausen, in arte
Sandra Ravel, e il 26 settembre 1948 nasce Maurizio, il loro unico
figlio. Per provvedere adeguatamente alla sua famiglia Rodolfo darà
l’addio alle luci della ribalta, iniziando a lavorare con il padre
e i fratelli.
Alexandra muore di polmonite nell’agosto del 1954. Il piccolo Maurizio
crescerà sotto la guida severa del padre, che gli impartisce un’educazione
molto rigida. A vent’anni, è un ragazzo timido e impacciato, nonostante
frequenti con buoni risultati la Cattolica di Milano e sia un ottimo
sportivo.
Con le donne, fino a quel momento ha combinato poco, ma la freccia
di Cupido lo colpirà durante una festa in casa di amici, la sera del
23 novembre 1970.
Lei
si chiama Patrizia Martinelli Reggiani, è una fascinosa brunetta dai
grandi occhi viola e il seno prosperoso. Nonostante le ire di papà
Rodolfo, che farà di tutto per impedire quel matrimonio, convinto
che la ragazza sia un’arrampicatrice sociale, Maurizio e Patrizia
si sposano il 28 ottobre 1972. Cerimonia fastosa, più di cinquecento
invitati, assente in blocco il clan dei Gucci.
Patrizia Martinelli (il cognome Reggiani lo acquisterà in seguito)
nasce a Vignola il 2 dicembre 1948, alle 7.30. La madre, Silvana,
lavora in un bar come lavapiatti, e vive con la figlia in un modesto
bilocale della periferia milanese. La vita delle due cambierà radicalmente
grazie all’incontro di Silvana con un ricco vedovo, l’industriale
Fernando Reggiani. Vanno a vivere con lui in un grande appartamento
di via dei Giardini, all’epoca la strada dei vip meneghini. Fernando
ha un figlio adottivo, Enzo, che verrà spedito in collegio perché
Silvana non lo vuole tra i piedi, in modo che tutte le attenzioni
di Reggiani vadano a Patrizia. Che crescerà viziatissima dal patrigno:
quando compie quindici anni lui le regala un visone bianco, per i
suoi diciotto una Lancia Fulvia Zagato. L’uomo adotterà inoltre la
ragazza prima delle sue nozze.
Ma torniamo ai Gucci. Alla morte di Rodolfo, nel maggio 1983, suo
figlio Maurizio verrà coinvolto in una faida familiare, per i soliti
motivi: potere e denaro. Dopo varie battaglie legali riuscirà comunque
a spuntarla, diventando il presidente della società. Maurizio si butta
a capofitto nel lavoro, gira il mondo saltando da un aereo all’altro.
Iniziano i primi screzi con Patrizia, che gli rimprovera di trascurare
lei e le figlie, Alessandra (nata nel 1976) e Allegra (1981). Ogni
volta che torna nel lussuoso attico di piazza San Babila sono scenate
e liti a non finire.
La
passione di un tempo è ormai svanita, e a due anni esatti dalla morte
del padre, Maurizio Gucci decide di dare un taglio al suo matrimonio.
Il 25 maggio 1985 a Patrizia arriva un gelido messaggio trasmessole
da un collaboratore del marito: «Signora, il dottor Gucci le fa sapere
che non intende tornare mai più a casa». Vengono avviate le pratiche
per la separazione.
Maurizio sa però che liberarsi di Patrizia non sarà una passeggiata.
Lei non è affatto disposta a rinunciare allo status sociale che le
deriva dall’essere la moglie di un Gucci. Ed è pronta a lottare con
le unghie e con i denti.
Nei tre anni successivi scoppierà un’altra guerra in famiglia. Paolo
Gucci, cugino di Maurizio, consegna ai magistrati milanesi un dossier
di accuse nei confronti di quest’ultimo, dove si afferma, tra l’altro,
che lui ha falsificato la firma del padre Rodolfo poco prima della
sua morte, per subentrargli alla guida dell’impero.
Anche Patrizia verrà chiamata a deporre davanti ai giudici. Vestita,
per l’occasione, con un sobrio tailleur grigio dirà, guardando il
marito con occhi di ghiaccio, che suo suocero Rodolfo avrebbe voluto
lasciare l’azienda alle nipoti Alessandra e Allegra e a lei. «Mio
suocero non stimava affatto Maurizio. Anzi, diceva sempre che non
era adatto a guidare la Gucci». Insomma, una pugnalata in piena regola,
la sua, nei confronti dell’ex. Che verrà comunque prosciolto da ogni
accusa.
Dopo un lungo periodo nero, per Maurizio è giunto il momento di guardare
avanti, di voltare pagina. Ma c’è sempre Patrizia a complicargli la
vita. Lei pretende, oltre a quello già ottenuto, altri beni in vista
del divorzio: come il lussuoso panfilo Créole e una villa di Saint
Moritz cui il marito è legatissimo. E proprio a Saint Moritz, il 23
febbraio 1990, Maurizio incontra a una festa Paola Franchi, un’ amica
persa di vista da anni.
Paola, una bionda trentacinquenne dal fisico slanciato, è sposata
e ha un figlio, ma il suo matrimonio scricchiola. Lei e Maurizio si
appartano per scambiarsi varie confidenze, tra loro nasce un feeling.
Al ritorno a Milano inizia la loro love story. Quando il marito di
Paola la lascerà i due innamorati inizieranno la loro nuova vita a
due in un lussuoso alloggio di corso Venezia.
Ma le continue pretese di Patrizia gettano un’ombra sulla ritrovata
serenità sentimentale di Maurizio, che un giorno si sfoga con Paola:
«Tu non lo sai ma quella donna è capace di scatenarmi contro perfino
la magia nera». La Reggiani è infatti una cliente affezionata di sensitive
e fattucchiere. Quando, nel 1992, un tumore al cervello la costringe
a subire un intervento chirurgico, cade in preda a una profonda depressione.
E una volta dimessa dalla clinica scopre che il rancore nei confronti
dell’ex e della sua nuova donna non ha fatto che triplicare.
Alla fine di settembre del 1993 Maurizio cede il cinquanta per cento
della Gucci a una finanziaria araba. Libero dal gravoso fardello che
gli pesava sulle spalle, è pronto a mettere in cantiere alcuni progetti
che lo entusiasmano, come la costruzione di una catena di alberghi
in Europa.
Il 19 novembre 1994 la Corte d’appello di Milano ratifica la sentenza
di divorzio della coppia Gucci-Reggiani, pronunciata qualche tempo
prima da un tribunale svizzero. E dal momento che anche Paola Franchi
ha divorziato nel frattempo dal marito, lei e Maurizio decidono di
sposarsi a Saint Moritz. Lui sogna inoltre di avere un figlio dalla
nuova compagna.
Ma questo, Patrizia non lo può assolutamente accettare. Le seconde
nozze di Maurizio priverebbero, a suo dire, le figlie Alessandra e
Allegra di una bella fetta dell’eredità paterna. Contesta inoltre
la somma che l’ex le sborsa per gli alimenti, e che dai cento milioni
al mese dell’inizio si è via via ridotta fino alla cifra – per lei
“ridicola” – di sessanta milioni. La Reggiani se ne lamenta di continuo
con le amiche: “Quel taccagno vorrebbe che vivessi con due figlie
e tre case con una miseria…”.
Tra queste amiche la più cara è Giuseppina Auriemma, detta Pina, una
cartomante napoletana (ma lei si definisce “imprenditrice”) alla quale
la Reggiani si consulta da sempre per conoscere che cosa le riserverà
il destino. Pina vola spesso da Napoli a Milano, ospite di Patrizia,
e l’ha accompagnata in numerosi viaggi all’estero. Sa quindi benissimo
che alla Reggiani la morte dell’ex farebbe molto comodo. Perché il
patrimonio di Gucci non finirebbe nelle mani di una nuova moglie e
di un eventuale nuovo erede.
La domenica del 26 marzo 1995 a Milano splende il sole. Maurizio e
Paola trascorrono alcune ore girovagando in un mercatino d’antiquariato
sui Navigli. La sera vanno al cinema con amici. Il giorno seguente,
lunedì, lui esce di buon mattino dall’ abitazione di corso Venezia
e raggiunge a piedi il suo ufficio, in Via Palestro al numero 20,
dove ha sede l’immobiliare che ha acquistato l’anno precedente.
Il portiere, Giuseppe Onorato, lo saluta con il consueto “bongiorno
a lei dottor Gucci”. Attraverso la fessura del portone l’uomo, come
dichiarerà in seguito, scorge un’ombra che passa veloce, e poco dopo
risuonano tre colpi di pistola. Colpito alla spalla sinistra, al braccio
destro e a un gluteo Maurizio stramazza a terra. L’ombra si china
su di lui e spara un quarto colpo che gli trapassa il cranio. E’ la
fine. Al terrorizzato portiere, che ha visto l’assassino in azione,
verranno sparati due colpi che gli perforano la spalla.
L’omicidio di Maurizio Gucci susciterà un immenso clamore mediatico.
Le indagini si presentano subito molto intricate. Diverse le piste
seguite, ma per quasi due anni gli inquirenti brancoleranno nel buio,
fino al colpo di scena.
La sera dell’8 gennaio 1997 al capo della Criminalpol milanese, Filippo
Ninni, arriva una telefonata. L’uomo che sollecita un incontro immediato,
perché ha scottanti rivelazioni da fare sul delitto Gucci, si chiama
Gabriele Carpanese, i poliziotti lo conoscono bene, si sono serviti
di lui per alcune soffiate. La verità che esce dalle sue labbra è
agghiacciante. “Patrizia Reggiani è la vera responsabile del complotto.
Ha agito assieme a una tale Pina, che è la sua dama di compagnia.
È stata lei a rivolgersi a Savioni, il portiere dell’albergo dove
vivo. Lui ha contattato un certo Orazio per l’esecuzione materiale
dell’omicidio, ma chi ha sparato, la mattina del 27 marzo 1995 è stato
un suo amico di nome Benedetto”. (Angelo Pergolini e Maurizio Tortorella,
L’ultimo dei Gucci, Mondadori 2005, pag. 221). Ivano Savioni
è il portiere dell’hotel Adry, un alberghetto nei pressi di piazzale
Loreto, Orazio Cicala ha una pizzeria ad Arcore, ed è amico di Benedetto
Ceraulo, un siciliano sposato e padre di una bambina, che abita nello
stesso immobile del Cicala. Patrizia Reggiani, la committente del
delitto, ha versato alla banda seicento milioni, ma i tre uomini e
Pina Auriemma non li ritengono sufficienti, e già si preparano a ricattarla
per avere più soldi. Ma non ne avranno la possibilità.
All’alba del 31 gennaio 1997 Patrizia Reggiani viene arrestata dagli
uomini della Criminalpol nella lussuosa residenza di corso Venezia,
il palazzo dove erano vissuti in precedenza Maurizio e Paola. Con
lei sono presenti in casa la madre Silvana e le due figlie Alessandra
e Allegra. Le manette scatteranno subito dopo ai polsi dei suoi complici.
Condannata
nel novembre 1999 dalla Corte di assise a 29 anni di reclusione, Patrizia
Reggiani verrà giudicata sana di mente dagli psichiatri che la visitano
in carcere. Anche se questi sottolineeranno la presenza di “disturbi
istrionico-narcisisti “ della personalità, e di “fantasie di successo
illimitato, di potere, di fascino, di bellezza”, nonché della “sensazione
che tutto le fosse dovuto”. La difesa cercherà inutilmente di fare
passare in aula la tesi dello stato mentale alterato dell’imputata,
a causa dell’intervento al cervello subito sette anni prima. Nei due
gradi successivi di giudizio, in Corte di appello e poi in Cassazione,
Patrizia Reggiani viene condannata a 26 anni di carcere. Carcere a
vita per Benedetto Ceraulo, 29 anni per Orazio Cicala, 26 anni per
Ivano Savioni, 19 anni per Pina Auriemma, tornata in libertà dopo
tredici di detenzione.
La giustizia ha concesso di recente all’ex signora Gucci la semilibertà
vigilata, a patto che accetti di lavorare fuori dalle mura del carcere.
Ma lei ha rifiutato: «Non ho mai lavorato in vita mia e non ho intenzione
di cominciare adesso».
giuliana.giani@fastwebnet.it
Non
ci sono risvolti nascosti dietro la morte di Maurizio Gucci. Lo affermano
i tre gradi di giudizio ai quali è stata sottoposta la sua ex moglie,
Patrizia Reggiani Martinelli, e lo ribadisce il buon senso, dettato
dalla lettura degli atti processuali.
L’analisi astrologica può essere allora la prova del nove, una sorta
di dimostrazione planetaria di quanto la giustizia umana ha già stabilito?
Proviamo a capirlo, nella consapevolezza che anche l’astrologo – come
il magistrato – può essere influenzato dai propri pregiudizi.
Nel tentativo estremo di difendersi, di fronte alle contestazioni
della pubblica accusa che constatava che avesse chiesto a cani e porci
di trovarle un killer per eliminare il coniuge dal quale era stata
lasciata, Patrizia Reggiani affermò che si trattava solo di esternazioni
dettate dalla rabbia che i sicari avevano tragicamente preso alla
lettera. Sicari che, sempre stando alla Reggiani, avevano agito di
loro iniziativa, ricattandola poi. Una bella dose di ingenuità sagittariana,
sia che fosse sincera sia che cercasse di arrampicarsi sugli specchi
per difendere l’indifendibile. Ma se nella fine di una cosa c’è anche
il suo principio (come hanno affermato molti scrittori) vediamo come
è maturato il delitto, grazie alla personalità della Reggiani, ai
suoi desideri e alle sue parole. Perché sia che si trattasse solo
di un’esternazione rabbiosa che non pensava poi di mettere in pratica,
sia che ci fosse dietro un’autentica volontà omicida si deve per forza
iniziare da lì…
L’affascinante
Patrizia è Sagittario ascendente Sagittario, con ben quattro pianeti
in prima casa. Sole, Luna anch’essa in Sagittario, Giove e Marte in
Capricorno. Il Sole riceve poi un poderoso trigono da Plutone in ottava
e un quadrato da Saturno in Vergine. La Luna, congiunta a Giove e
Marte, è in trigono al Saturno in Vergine e opposta a Urano in Gemelli
e settima.
Che, tradotto dal linguaggio astrologico a quello corrente, più o
meno significa: tutto il mondo le ruota intorno (almeno nella sua
concezione dell’esistenza) ma la razionalità e il pragmatismo le difettano.
O meglio, se l’aspetto negativo di Saturno le conferisce poca logica
– oltre forse a risentimenti rancorosi per questioni di poco conto
– Saturno positivo rispetto allo stellium composto da Luna, Giove
e Marte, rafforza la voracità, il desiderio del soldo che non è solo
bisogno di possesso, ma coronamento dell’Io. Sembra quasi che nella
sua strana mentalità per Patrizia lo status sociale e il marchio Gucci
rappresentino l’indispensabile contorno al suo narcisismo, una firma
al suo Io debordante. Narcisismo purtroppo non supportato da un’autentica
consapevolezza della realtà, perché l’Urano in settima le donò sì
il matrimonio snob che la elevò socialmente e di cui tutti parlarono,
ma non le consentì poi di adeguarsi ai mutamenti che una storia affettiva
sempre comporta.
Aggiungiamo che Plutone in trigono al Sole, oltre al Marte in prima
casa e Capricorno, colora il suo essere di aggressività, forse non
fisica ma di certo verbale.
Venere in Scorpione in undicesima in sestile a Saturno e Marte le
regala un’indubbia avvenenza, in cui i lineamenti regolari sono accompagnati
da una forte carica erotica.
Con il Nettuno in decima le ambizioni sono poi grandiose, ma pure
un po’ confuse e ancora rimandano a una glorificazione dell’Io. Tutto
gira intorno all’Io, ma l’essere troppo concentrati su se stessi non
sempre porta alla felicità, soprattutto se un Urano in settima vorrebbe
che gli altri (anzi, l’altro, il partner) fosse solo una sorta di
abbellimento utilitaristico all’Io stesso. Un abbellimento, appunto,
non una persona a se stante dotata di suoi desideri e identità. E
allora l’Io esagera, causando un’irreversibile stanchezza nel partner
che non ne può più e vuole la separazione.
Vediamo quali transiti planetari hanno accompagnato la vicenda.
Nell’ottobre del ’72 al momento del matrimonio tra Maurizio e Patrizia,
Plutone in Bilancia e Mercurio in Sagittario formano aspetti spettacolari
rispetto al suo Mercurio natale in Sagittario: si parla tanto di lei,
che scala altre posizioni sociali coronando le sue ambizioni personali.
Cosa ribadita da Giove che sta tornando sulla sua posizione radix:
Patrizia si sente – ed è – al centro dell’attenzione generale.
Passano gli anni, nascono le figlie ma il matrimonio con il mite erede
Gucci scricchiola sempre di più, fino al suo abbandono del tetto coniugale.
Anche se la Reggiani all’apparenza ha subìto la separazione, i transiti
planetari che la accompagnano sono più che favorevoli. Nettuno è infatti
in Capricorno sulla sua congiunzione radix di Giove e Marte, mentre
Plutone a inizi Scorpione invia ai due pianeti uno splendido sestile.
L’addio di Maurizio – stando a quanto suggerisce l’astrologia, che
ha sempre una visione logica delle cose – è un sollievo anche per
Patrizia, che diventa libera di gestire come le piace l’ingente assegno
che l’ex coniuge stacca ogni mese.
Invece, nel momento in cui Maurizio incontra quella che diventerà
la sua nuova compagna, Paola Franchi, Giove si oppone a se stesso
nel tema natale di Patrizia. Un transito minimo all’apparenza, capace
però di incrinare le sicurezze acquisite della Reggiani.
Nel momento del divorzio, poi, non è presente nessun transito preciso,
come se si trattasse di ordinaria routine rispetto a un evento in
realtà già sancito anni prima. Analizzando però il passaggio dei pianeti
lenti nelle case, capiamo qualcosa in più. Urano e Nettuno transitano
infatti nella seconda casa di Patrizia, quella degli averi, del possesso,
e la neodivorziata si ritrova ossessionata dal pensiero dei soldi,
nonostante navighi già nell’oro. Giove e Plutone in Scorpione poi
sono nella sua dodicesima casa, le manovre occulte, confuse e confusionarie
messe in atto nel timore di non si sa che cosa.
Nei mesi precedenti il delitto, infine, Saturno in Pesci si oppone
alla posizione radix della Reggiani, quadrandole Mercurio e il Sole,
accentuando lo stato di confusione mentale e di illogicità. Intendiamoci,
però, in un solo caso su mille milioni la scarsa lucidità fa commettere
o commissionare un delitto. Maurizio Gucci venne però ucciso in quella
mattina di primavera del 1995, e la sua morte fu causata dal rancore
trasformato in ossessione da parte dell’ex moglie, Patrizia Reggiani
Martinelli non più Gucci.
La sentenza del Tribunale astrologico
Egocentrica e avida, Patrizia Reggiani fu il motore primo e unico
della morte dell’ex coniuge, il plurimiliardario Maurizio Gucci. La
follia di voler apparire sempre e comunque come la Signora e Proprietaria
di una delle firme di moda più prestigiose al mondo la accecò. Non
le bastavano i soldi, tanti, tantissimi, che il divorzio le aveva
comunque lasciato. Non sopportava di restare nell’ombra, voleva i
riflettori puntati addosso in ogni caso e sempre, come esigono i suoi
quattro pianeti in prima casa. Un Urano solo leso in settima casa,
quella delle nozze, le donò un matrimonio da favola che terminò soprattutto
per i suoi eccessi di protagonismo, di aggressività, di fare, apparire
e possedere. Un’ingenuità che confina con le categorie intellettuali
inferiori fece il resto. Certo sono purtroppo tanti i casi in cui
si uccide un ex coniuge: c’è chi lo fa per vendetta e chi per i soldi,
ma la molla che fa scattare i delitti riusciti male per chi li compie
(perché chi uccide viene presto scoperto) è l’egocentrismo. Non si
tollera che quell’essere inferiore e collaterale che è il partner
decida lui di andarsene per la sua strada. È questo il caso di Patrizia
Reggiani Martinelli, e l’astrologia lo certifica senza possibilità
di dubbio.
massimomichelini1@virgilio.it