Aileen Wuornos - Povera lei,
poveri tutti
Vale la pena, a parere di chi scrive, riservare ad
Aileen Carol Wuornos, la più celebre serial killer della storia
criminale americana, un barlume di umana pietà. Non per giustificare
i suoi crimini ma per concederle almeno una piccola attenuante: prima
di diventare carnefice questa donna è stata vittima di violenze,
abusi, mancanza di amore da parte di chi avrebbe dovuto dargliene,
iniziando dai genitori.
Aileen nasce a Rochester, nel Michigan, il 29 febbraio 1956 forse
alle 11.30. Sua madre, Diane Wuornos, classe 1939, a 14 anni aveva
sposato un pessimo soggetto, Leo Dale Pittman, nato nel 1937. Leo,
un alcolista schizofrenico e pedofilo, condannato per violenza su
minori, morirà suicida (o ammazzato da altri detenuti) in carcere
nel gennaio del 1969. Dall’infelice unione nascono un maschio,
Keith (1955) e una femmina, Aileen (1956).
Due mesi prima di dare alla luce la figlia, Diane divorzia dal marito.
Aileen non conoscerà mai suo padre. In seguito sua madre abbandonerà
lei e il fratello (di cinque e quattro anni), affidandoli ai suoi
genitori, Lauri e Britta Wuornos. I coniugi adotteranno legalmente
i nipoti, che porteranno da quel giorno il loro cognome. Ma non basta.
Lauri e Britta dicono ai bambini che sono i loro papà e mamma.
Una sconvolgente bugia che manderà su tutte le furie Aileen,
quando lo scoprirà negli anni a venire.
Ma la nuova “famiglia” non è un caldo nido per
Keith e la sorella. Lauri è un alcolista che tratta brutalmente
i nipoti. Britta, nonostante voglia loro bene, è incapace di
difenderli dai maltrattamenti del marito-padrone, che punisce con
durezza qualsiasi capriccio infantile.
Aileen, come testimonieranno alcune compagne di scuola, è una
ragazzina timida e chiusa. Fisicamente graziosa - capelli biondi,
occhi azzurri, un sorriso gentile - ma priva delle certezze interiori
alla base dell’autostima, indispensabile per una vita adulta
equilibrata. Crescendo diventerà un’adolescente fuori
controllo, affetta da disturbo borderline della personalità,
schiava di alcol, droghe, eccessi di ogni genere. C’è
da aggiungere, per inciso, che il suo primo partner sessuale è
il fratello Keith: il legame affettivo tra i due fratelli si manterrà
solido negli anni a venire, anche se si vedranno una sola volta dopo
il trasferimento di lei in Florida.
Dal momento che non riesce a trovare il suo posto nell’ambiente
che la circonda, e vuole a tutti costi ottenere una qualsivoglia visibilità,
Aileen non trova di meglio che buttarsi a fare sesso con i ragazzi,
in cambio di sigarette e pochi spiccioli. Diventa “famosa”,
certo, ma come “quella che ci sta con tutti”.
A 14 anni (la stessa età della madre ai tempi del suo matrimonio)
rimane incinta. L’autore dello stupro – lei lo chiamerà
così negli anni a venire - è un amico di famiglia. Guai
però parlarne in casa. Il nonno la riempirebbe di botte, dandole
della bugiarda. Ma poiché c’è in ballo l’onore
della famiglia(!) e di aborto nella puritana provincia americana è
peccato solo parlarne, Aileen finisce in una struttura per ragazze
madri, dove il 23 marzo 1971 dà alla luce un maschio, che le
viene sottratto subito dopo il parto e dato in adozione.
La sua reputazione è ormai carta straccia. Per i ragazzi del
quartiere lei è “quella puttana che ha avuto un figlio”.
Buona per una botta e via dopo una sbronza e una canna, impresentabile
come “fidanzatina”.
Pochi mesi dopo la nascita del bambino Aileen abbandona la scuola.
Nello stesso periodo nonna Britta muore, e il nonno la caccia di casa.
Da quel momento la ragazza è una senzatetto: dorme nei boschi,
si lava nei bagni delle stazioni di servizio. I soldi per vivere se
li procura con il solito sistema. E beve, beve, beve.
Nel 1974, durante una scorribanda in Colorado, l’arrestano per
guida in stato di ebbrezza e disturbo della quiete pubblica. Riesce
però a evitare la condanna non presentandosi al processo e
facendo perdere le sue tracce. Cosa che le riuscirà anche in
futuro, assumendo identità diverse grazie ai nomi falsi via
via forniti: Sandra Kretsch, Lee Blahovec, Cammie Marsh Greene.
È il 1976. Stanca di vivere nel freddo Michigan, la ventenne
Aileen si trasferisce nella soleggiata e calda Florida. Pianta le
tende a Daytona Beach, una città conosciuta per i grandi eventi
motoristici che attirano folle di turisti e appassionati. La Wuornos
ha sempre adorato i chiassosi raduni delle bande di motorbiker, dove
l’alcol scorre a fiumi. Quella è gente che condivide
con lei l’amore per una vita selvaggia e spericolata. Nello
stesso anno sposa un facoltoso sessantanovenne, Lewis Gratz Fell,
presidente del locale yacht club. La notizia del matrimonio appare
nella pagina degli eventi mondani dei giornali.
Ma l’unione avrà breve durata, perché la sposina
non ha cambiato lo stile di vita: continua a prostituirsi e a compiere
rapine, sebbene abbia a disposizione i soldi del marito. La coppia
divorzia nel luglio dello stesso anno. Quello stesso mese Keith muore
per un cancro all’esofago, e anche se lei riceverà i
10.000 dollari della sua assicurazione sulla vita, il dolore per la
perdita dell’amato fratello è grande. Ma nulla cambia
nella sua sregolata esistenza: continua con le rapine a mano armata
(l’arma che utilizza è sempre una calibro 22) e la prostituzione.
Viene arrestata diverse volte ma riesce a evitare il carcere nascondendosi,
come in passato, sotto una falsa identità.
Nel 1986, in un bar per lesbiche di South Daytona, Aileen conosce
la ventiquattrenne Tyria Moore, una ragazzona goffa dai capelli rossicci,
e se ne innamora. Tyria, originaria di Cadice, città dell’Ohio
che ha dato i natali a Clark Gable, si è trasferita nella godereccia
Florida per vivere liberamente la sua omosessualità. Per mantenersi
fa le pulizie nei motel della zona.
Tra le due donne nasce una relazione durata quattro anni. Tyria dirà
un giorno, nel corso di un’intervista concessa dopo la morte
di Aileen: “Abbiamo vissuto più come sorelle che come
amanti”. Lei e l’amica condurranno una vita da nomadi,
viaggiando da un motel o uno squallido appartamento all’altro.
Tyria adora però il denaro, le piace spenderlo, ma non si sbatte
più di tanto per guadagnarlo. Fa qualche lavoretto ogni tanto,
ma i dollari li porta a casa Aileen, che continua a prostituirsi e
a rubare perché alla giovane compagna non manchi nulla.
La rete di autostrade della Florida è molto
trafficata. Tra i guidatori non pochi amano fare una breve sosta durante
il viaggio per caricare a bordo una prostituta e ripartire dopo una
veloce scopata a pagamento. Ma ad alcuni di loro questo costerà
la vita.
Dal 1989 e il 1990 Aileen Wuornos ucciderà sette uomini tra
i 43 e i 65 anni con la solita calibro 22. Il modus operandi è
sempre il medesimo. Dopo il rapporto sessuale spara al cliente nell’abitacolo
dell’auto, poi fugge con i suoi soldi e gli effetti personali.
Ruba la macchina della vittima che in seguito abbandonerà.
Il primo a morire (12 gennaio 1989), è Richard Mallory, un
ingegnere elettronico. Seguiranno nel 1990 Dick Humphreys, maggiore
dell’Air Force (19 maggio), Charles Carskaddon allevatore di
bestiame (31 maggio), Troy Burress, commerciante (30 luglio), Peter
Siems, ministro di culto (11 settembre), Walter Jeno Antonio, poliziotto
in pensione (19 novembre), e infine David Spears, un camionista freddato
con sei colpi di calibro 22.
Dopo l’ultimo omicidio la polizia della Florida, ormai convinta
di essere di fronte a un serial killer, inizierà a indagare
seriamente. Viene istituita una task force, ma inchiodare l’assassino
delle autostrade è un’impresa ardua. La relazione effettuata
da una criminologa aiuterà comunque a stabilire una cosa importante:
il killer è una donna, una predatrice che si apparta con i
suoi clienti e li colpisce a morte dopo aver fatto sesso.
Un punto di svolta per le indagini sarà fornito anche dalla
testimonianza di una vecchia signora che ricordava di avere visto
una Pontiac affondare nel fosso vicino casa sua. Ne erano uscite due
donne, una bionda e una bruna, che avevano rifiutato i soccorsi. Rintracciate
dai vigili mentre facevano l’autostop, avevano giurato di non
essere le stesse persone dell’incidente. E quelli ci avevano
creduto.
Ad inchiodare la serial killer saranno le impronte digitali, presenti
su una videocamera appartenuta a Richard Mallory, la prima vittima,
e da lei depositate in un banco dei pegni. Gli inquirenti le confronteranno
con quelle ritrovate su una delle scene del crimine. La carriera criminale
di Aileen Wuornos è giunta al capolinea. Il 9 gennaio 1991
viene arrestata in un bar per motociclisti a Daytona Beach. Subito
dopo verrà fermata anche Tyria Moore. Quest’ultima, nel
corso di un serrato interrogatorio, confesserà di avere sempre
sospettato fortemente che la responsabile degli omicidi fosse la convivente,
a causa dei tanti oggetti che aveva portato in casa, oltre alle macchine
rubate.
I detective aumentano la pressione sulla Moore perché convinca
l’amante a confessare. E Tyria accetta. Mentre si trova in Pennsylvania
a casa di una sorella, per festeggiare il giorno del Ringraziamento,
chiama diverse volte Aileen (le conversazioni sono intercettate),
dicendo tra le lacrime che non ce la fa più a subire il martellamento
della polizia, che teme per la propria famiglia, eccetera.
Al telefono Aileen ripete a Tyria quanto la ami e quanto senta la
sua mancanza. In una lettera le aveva scritto: “Tu sei il mio
braccio destro e il mio braccio sinistro, sei il mio respiro, morirei
per te”. Insomma, una dichiarazione d’amore in piena regola.
Di amore, invece, Tyria non parla mai. Vuole solo uscire da questo
infernale pasticcio senza rimetterci le penne. E la stessa cosa vuole
per lei la Wuornos, che ribadirà a più riprese, di fronte
ai giudici, di essere l’unica responsabile degli omicidi –
l’amata Tyria non c’entra nulla - ma di avere ucciso solo
per difendersi dai tentativi di violenza sessuale di quegli uomini,
riguardante in particolare pratiche di sodomia. Tesi, questa, sostenuta
strenuamente dalla difesa, ma senza successo.
Il processo inizia nel gennaio 1992. Sebbene Aileen – che parla
tantissimo e in modo esaltato - continui a sostenere che disprezza
la vita e che continuerebbe a uccidere quei “porci” qualora
dovesse tornare libera, le perizie psichiatriche ordinate dal tribunale
la dichiareranno capace di intendere e di volere. Tyria testimonierà
contro di lei in tribunale.
Dopo il processo, terminato nel febbraio ’92, le due donne non
si vedranno mai più.
All’alba del 9 ottobre 2002 Aileen Wuornos, la più celebre
serial killer della storia criminale americana, muore per iniezione
letale nella prigione di Raiford, Florida, dopo 12 anni trascorsi
nel braccio della morte.
La sua vita ha ispirato il film Monster (2003) interpretato
da una irriconoscibile Charlize Theron, vincitrice per questa interpretazione
dell’Oscar. Christina Ricci ha interpretato invece Tyria Moore,
chiamata nel film Selby.
giuliana.giani@fastwebnet.it
Purtroppo
non c’è piena certezza sull’effettiva ora di nascita
della Wuornos. Nel dubbio ho deciso di analizzare il tema non domificato.
Anticipo la conclusione della mia indagine: i periti avevano ragione.
Ossia in lei non c’era traccia astrologica di follia, e forse
neppure fragilità nel senso comune del termine. A mio avviso
la sua vicenda unica ed estrema è piuttosto dovuta a una somma
di circostanze caratteriali, familiari ed esistenziali, che l’hanno
spinta ad andare oltre, in un territorio di nessuno dove tutto è
lecito, tutto è pericoloso, tutto è possibile, ma è
in una sola direzione ed è quindi senza ritorno. Quando nessuno
ti dice no, tu per primo non sai porti dei limiti, e dei freni. Se
l’unico sistema che conosci per mantenerti è poi farti
pagare per affittare per una manciata di minuti il tuo corpo, quello
userai come strumento di sopravvivenza, ma non riuscirai davvero ad
entrare in contatto con l’altra persona. Come loro ti sfruttano,
sia pure compensandoti per i servigi resi, così tu sfrutterai
loro, cercando di spolparli all’osso, impadronendoti di tutto
quanto in loro possesso in quel momento. In fondo sei in guerra da
quando sei nata, e in battaglia devi pensare solo a portare a casa
la pelle, ad ogni costo. Anche se chi uccidi non impugna una pistola,
anzi si è abbassato i pantaloni e vuole da te un momento di
piacere pagato secondo i prezzi di mercato. Ossia poco, vendersi su
una strada di passaggio non porta grandi introiti. E tu vorresti di
più, forse vorresti tutto.
Ma
andiamo per ordine, e vediamo il tema natale.
Dove un Sole solo leso in Pesci di certo non dona una grossa stabilità,
anzi. Quel Sole quadrato a Saturno indica anche quel padre non avuto,
che neghi perché lui ti ha negato, mettendo incinta tua madre
e fuggendo altrove poco dopo, proprio come fanno i Pesci maestri di
eterne evasioni verso luoghi dove non bisogna assumersi responsabilità.
La lesione con Saturno inoltre mette in rapporto i Pesci con un altro
segno nettuniano-gioviale, il Sagittario. Mettendo l’accento
sull’incapacità di regolarsi, di rinchiudersi in schemi
regolari, dando la voglia di fuggire tramite la droga, l’alcool
e lo spostarsi, come fece in continuazione la sventurata Aileen. La
lesione crea inoltre un insano rapporto con il piacere e il denaro.
Entrambi infatti non bastano mai e, come in tutte le lesioni, si continua
ad agire allo stesso modo per cercare di riempire i vuoti del portafoglio,
della pancia, dell’anima.
Il problema rispetto a un rapporto distorto e malato con il denaro
è accentuato anche dal quadrato del pianeta legato al soldo,
Giove, in Leone e congiunto a Plutone e quadrato a Saturno. Ossia
non sa cosa siano le mezze misure, come le gazze ladre è attirata
dalle cose che luccicano, che sembrano o sono lussuose. La congiunzione
a Plutone amplifica i desideri e fa sì che non si disdegni
di usare mezzi non leciti per ottenere quanto vuoi. Magari mentendo
poi fino allo sfinimento rispetto a quanto fai. Intendiamoci, centinaia
e centinaia di persone sono di certo nate nello stesso giorno della
Wuornos, mentre milioni e milioni hanno una congiunzione Giove-Plutone
quadrata a Saturno e non si sognerebbero di uccidere mai nemmeno un
moscerino. La differenza la fa allora il contesto sociale in cui nasci,
le circostanze in cui ti è dato di crescere e affrontare la
vita, ma pure un qualche margine di imponderabilità a cui ora
come ora l’astrologia non sa dare una spiegazione convincente.
A cose fatte, può però rintracciare le precise cause
di un comportamento.
Così Saturno, nei primi gradi del Sagittario nel tema della
Wuornos, dà un rapporto malato con il denaro, e la tendenza
a eccedere, aggiungendo durezza e determinazione se serve. Caratteristiche
che gli astri le hanno donato in gran quantità. Un Marte in
Capricorno in trigono a Giove e Plutone in Leone, ma pure in sestile
a Nettuno e Luna, senza lesioni, le dona una grande durezza. Capace
di guardare solo agli scopi che si prefigge, ossia sopravvivere in
un mondo duro, spietato, inospitale.
Così Marte in Capricorno pensa solo per sé e all’unica
disgraziata che ha saputo conquistare il tuo cuore. Già perché
con un Marte così forte il passo verso il lesbismo o la bisessualità
è breve. La sua amante Tyria Moore ha dichiarato che la loro
era una relazione solo platonica. Dal mio punto di vista non ha alcuna
importanza se l’unica persona capace di intenerire il cuore
della sventurata Aileen fu appunto una donna. Quasi di certo la sua
propensione lesbo è dettata dal sestile della Luna a Marte.
Un sentimento forse idealizzato, nel tentativo di recuperare dentro
di sé un rapporto con quella madre pessima che la concepì
e la abbandonò in tenerissima età. Essendo Aileen una
donna molto virile trova una ragazza più giovane e che ha pure
una gran voglia di farsi mantenere, come se tutto le fosse dovuto.
Tyria Moore è del Leone, è nata in Florida il 3 agosto
del 1962, e non le dispiace venire omaggiata di tutti i doni possibili.
Sempre nel tema della Wuornos una Venere molto stimolata in Ariete
la predispone ai colpi di testa, e accentua il lato passionale, erotico,
ma pure furba e capace di fare davvero i propri interessi. Venere
è infatti in trigono a Giove e Plutone, ma pure opposta alla
Luna e quadrata a Urano, che le quadra a sua volta la Luna.
Mercurio è poi isolato in Aquario, e sottolinea il suo essere
stata abbandonata come figlia, ma pure l’unico fratello morto
precocemente e l’unico figlio dato in adozione. Ma pure rafforza
la sua disinvoltura nei rapporti umani, senza però fornirle
quel minimo di furbizia sufficiente per non farle male.
Così la dissennata ed eccessiva Aileen si dà da fare,
il suo Marte non si fa intenerire da qualche arrapato di mezz’età
che vuole sfogare i suoi istinti in fretta e a prezzi economici.
Non sapremo mai se la prima volta che uccise uno dei clienti, il 12
gennaio 1989, abbia davvero reagito a un tentativo di violenza di
uno dei tanti clienti o lo abbia fatto per depredarlo di soldi e oggetti
preziosi. Quel giorno però Marte a fine Ariete le si opponeva
alla Luna e non escludo affatto il tentativo di violenza subita. Marte
a fine Ariete però non le si opponeva solo alla Luna, ma faceva
pure un trigono a Giove e Plutone. Ossia il coraggio non le è
mancato per sopraffare il cliente, e per trarne vantaggio economico
(il rapporto positivo con Giove). Aggiungo che una personalità
labile e al tempo stesso aggressiva come quella della Wuornos può
a volte scambiare un gesto per un altro. La persona ferita infinite
volte teme di essere colpita ancora e ancora. E non importa se la
violenza è reale, morale o solo immaginata.
Intendiamoci, non la sto difendendo, cerco solo di capire.
Come abbiamo visto molte altre volte, e come confermano gli psichiatri,
spesso la caduta delle inibizioni non resta un episodio isolato, ma
lascia aperta la porta alla ripetizione di atti efferati. Uno, due,
tre, sette volte.
Per uccidere e restare impuniti bisogna essere scaltri. La Wuornos
non lo era. Era una mina vagante pronta a esplodere, e ad attirare
su di sé l’attenzione delle forze dell’ordine.
Il resto è quindi cronaca giudiziaria, con il mondo che assiste
esterrefatto al racconto delle diaboliche imprese di una donna senza
freni, senza inibizioni, con una vita senza limiti. Ci penserà
la giustizia americana a fermarla. Per sempre.
La sentenza del Tribunale astrologico
Come ha scritto Giuliana Giani, un “mostro” come Aileen
Wuornos riesce a suscitare anche compassione per la sua storia tutta
sbagliata, senza una sola nota positiva, se non l’amore per
un’altra donna che forse stava con lei soprattutto per interesse,
altrimenti avrebbe almeno tentato di trovarle una giustificazione.
Non lo fece, mentre quando Aileen era libera si faceva mantenere senza
battere ciglio. Aileen, una mina vagante, un carico di violenza repressa
pronta a esplodere se trova il modo per farlo. Un uomo con i pantaloni
abbassati è una facile preda, concentrato sui suoi istinti
non ha il tempo di difendersi. Mentre l’istinto di Aileen è
quello di sopravvivere, di procurarsi il cibo per sé e la persona
che ama. Certo, potrebbe fare lavori umili e non essere costretta
a prostituirsi. Ma non ha limiti come vuole il suo Sole leso in Pesci,
e non ha neppure freni inibitori. Non solo quelli legati alla sessualità,
mai nessuno le ha detto no. Si è trovata sbattuta sulla strada,
e ha imparato presto la legge della giungla. Quella dove ammazzi per
una videocamera, poi vai al bar a ubriacarti, a stordirti, a vivere
al limite. Il Pesci geniale guarda le stelle e pensa ai cicli di vita
cosmica, quello più sfortunato e poco strutturato fugge nei
rivoli più sordidi dell’esistenza. Dove la vita vale
meno di zero. La tua come quella dei tuoi clienti. Avanti un altro,
se ha abbastanza soldi lo si può pure far fuori. Triste la
storia, triste la vita. Suscita pietà la vicenda, per le vittime
e pure per l’assassina. Il mostro, talmente assurda da meritare
pure un film. Capace di far vincere l’oscar alla protagonista,
mentre a lei toccò un’iniezione letale.
massimomichelini1@virgilio.it
16 febbraio 2017