Maggio
di Laura Nicoli
Quinto mese del nostro calendario, il secondo della primavera e terzo nel più antico calendario romano e nel calendario astronomico deriva dal latino “mensis maius” che si vuole così detto da Maia, figlia di Atlante e madre di Mercurio, simboleggiante la Terra. Maia è una delle immagini della grande madre, come Fauna, Bona Dea, Ops. Come Bona Dea era raffigurata in abbigliamento castissimo con un serpente nella mano sinistra. La castità di Maia e di Bona Dea testimonia la sacralità del femminile come forza cosmica pura, cui non ci si poteva avvicinare prima che fosse compiuto il tempo delle purificazioni.
Il mese di maggio aveva Apollo come divinità tutelare ed i pagani celebravano il mese di maggio con feste pubbliche. Al mese di maggio appartengono date celebri, come il calendimaggio, festa dei fiori e delle canzoni.
Dalla fusione dei riti romani con quelli dell’area celtica derivano tutte le feste del mese di maggio. Fin dal Medioevo la Chiesa tentò di sradicare il carattere pagano delle feste di maggio. Ci riuscì, alla fine, sostituendo alle figure femminili che regnavano sul mese la figura della Vergine, e al biancospino, sacro a Maia, il fiore della rosa, da allora indissolubilmente legato alla Madonna. Ma le tracce della sostituzione sono rimaste visibili: dal serpente di Bona Dea che compare nell’iconografia cristiana sotto il piede della Vergine, al biancospino di Maia che le leggende popolari intrecciano alla Madonna, al tema della castità, che colora tutto il mese dedicato a Maria, incarnazione della purezza.
Il Calendimaggio: per i Celti era una festa di luce. Oggi: il primo giorno di maggio è una festa laica, istituita nel 1889 per onorare le vittime di un comizio sindacale, i Celti la chiamavano Beltane, letteralmente “fuoco di Bel” e celebravano in questo giorno il trionfo della luce, il ritorno della stagione della vita. Al centro della festa stavano gli alberi ed i fiori, in particolare quelli del biancospino, che per i Celti erano testimoni e prova vivente della presenza divina nel mondo. La posizione centrale dell’albero nella festa di Beltane rievoca l’importanza dell’albero cosmico, il frassino Yggdrasil, simbolo vegetale di tutto ciò che è vivente, creatore e in continua rigenerazione. La loro rinascita, ad ogni primavera, era garanzia di rinascita per tutto il cosmo, in particolare per l’uomo che, celebrandoli, celebrava le leggi vitali dell’eterno ritorno. Beltane era il contrapposto simmetrico di Samain, festa che all’inizio di novembre celebrava l’addio alla luce ed introduceva l’inverno.
Anche a Roma la stagione della luce e la vittoria della primavera sull’inverno erano celebrati con una serie di riti nei Floralia. Protagonisti della festa erano i fiori, che nel mondo vegetale incarnano la sessualità allo stato puro. Durante la festa si giocava, si correva, si gettavano semi a terra, si tenevano rappresentazioni orgiastiche per celebrare il ritorno di Flora, la potenza fecondatrice femminile.
Secondo gli antichi, infatti, la fecondità, la salute, la rigenerazione sono concentrate nelle erbe e negli alberi. Ad ogni primavera, la resurrezione della vita vegetale rievoca l’atto primordiale della creazione e riporta al tempo mitico in cui appare per la prima volta la forma capace di rigenerarsi.
La tradizione insegna che non è il mese giusto per i matrimoni, anche se ormai nessuno o quasi ci bada più, anzi è uno dei mesi preferiti per sposarsi; un tempo, però, l’interdizione era assoluta: nel mese di Maia, quando la forza creativa della natura si manifesta all’acme del suo potere, non bisognava offendere la dea, contaminarla con riti nati per imbrigliare e direzionare la sua energia ai fini dell’Io, come accade nel matrimonio.
In maggio il sole continua la sua corsa verso il punto più alto dell’orizzonte, lo zenith. La mano dell’uomo prepara la terra perché possa regalare, abbondanti, i suoi “frutti”. La spinta che induce la natura a rifiorire, si agita prepotentemente in ciascuno di noi, vuole essere assecondata e indirizzata perché il nostro corpo possa rinnovarsi cellula dopo cellula, insieme ai campi di grano.
Maggio corrisponde all’energia della crescita e della trasformazione. È il momento cosmico con cui il germoglio si prepara a diventare pianta, in cui il fiore diventa frutto. Il corrispondente nel corpo umano è il mondo degli ormoni, di quelle sostanze chimiche che partecipano e sovrintendono a tutti i processi di trasformazione dell’organismo. È perciò il momento di aiutarli con le erbe, le essenze, i cibi più adatti. L’energia sottile di maggio ha influenza soprattutto su pubertà, menopausa, acne e obesità. Regolare l’attività degli ormoni equivale a garantirsi un benessere profondo che coinvolge mente e corpo, armonizzandoli in maniera piena e definitiva. L’essenza di rosa ci aiuta a conciliare il sonno, allentando ansie e tensioni e massaggiata sulla zona pelvica regolarizza il flusso mestruale; il timo, amico di bronchi e polmoni, stimola profondamente la funzionalità respiratoria, un aiuto prezioso per i fumatori e per chi soffre di bronchite allergica.
Maggio è nel vivo della primavera. La primavera si è definitivamente svegliata dal sonno invernale; le giornate sono sempre più luminose. Ogni momento dell’anno, giorno, ora, secondo l’intensità dell’irraggiamento ricevuta, racchiude potenzialità terapeutiche uniche, genera un flusso di energia che penetra tutte le forme viventi, dalla roccia all’uomo ed induce piante, frutti e ortaggi a maturare in un tempo stabilito perché veicolino, dentro ciascuno di noi, la “forza dell’universo, in questo preciso frammento dell’anno.
In questo mese, tutta la natura pulsa, fiorisce la rosa, il fiore divino per eccellenza. Il colore del mese è il rosa pieno. La natura è condizionata dalla necessità di procreare; il suo ritmo si fa più pacato perché l’attività frenetica e l’aggressività sarebbero più dannose che utili in questa fase del ciclo vegetativo. La vita del singolo perde la sua importanza assoluta, egocentrica e diventa il veicolo di una nuova vita. Si attenua l’acume critico-intellettivo che limiterebbe una serena comunione con la natura; aumenta, invece, l’adattamento ottimistico che consente all’Io di proiettarsi nell’ambiente naturale sfruttandolo per assicurare il futuro delle proprie creature.
Quando il Sole entra nel Toro, nel mese di aprile, scende sui prati una rugiada che filtra sottoterra ingravidando il terreno. Fioriscono le rose e cominciano a maturare i primi frutti dell’anno nel segno zodiacale il cui geroglifico non rappresenta soltanto la testa cornuta di questo animale, ma anche la matrice, l’involucro del seme, la coppa che attende ed attira il raggio stimolante dell’impulso vitale, principio di ogni creazione.
Questa costellazione era stata creata in Mesopotamia dopo il 4380 a. C. quando l’equinozio cadeva in questa porzione del cielo: era, dunque, la costellazione che inaugurava allora l’anno zodiacale. Anche in Egitto il sole nascente era simboleggiato da un vitello che si trasformava in un toro maestoso col progredire del giorno: era detto anche Kamutef “toro di sua madre” perché dopo la sua discesa “negli inferi notturni” rinasceva dalla dea Nut, una vacca dal corpo tempestato di stelle che ne era stata fecondata precedentemente. Il dio Apis veniva rappresentato sia con una figura umana dal capo taurino sia con un aspetto zoomorfo: in entrambe le rappresentazioni la testa era sormontata da un disco solare.
Maggio, presso i Babilonesi, gli Aramei e gli Ittiti, era sacro al dio della pioggia e della fecondità.
All’Io aggressivo dell’Ariete subentra l’Io espansivo-affettivo del Toro, in profonda comunione con la natura: amore per la campagna, per la vegetazione, per tutto quanto è semplice e naturale. Il Toro sa che bisogna ricostruire le energie bruciate dall’Ariete ed il suo primo compito è quello di ingerire calorie; non può limitarsi ad allungare la mano verso i prodotti commestibili che il giorno gli propone casualmente, ma deve organizzarsi in modo da non rimanere mai privo di cibo.
In Toro, Giove si esprime al meglio e con grande intensità, rendendo i nativi del segno edonisti, proiettati verso il godimento dei beni materiali, della gioia di mangiare e dormire, dell’apprezzamento delle cose semplici e naturali. Nei gradi centrali del Toro hanno sede la gola, la bocca, la lingua e le papille gustative e ciò fa dei Toro i gourmets per eccellenza dello Zodiaco e della gastronomia.
La gola, zona di confine tra interno ed esterno, punto di incontro e confluenza di diverse energie, sonora, respiratoria, alimentare, sessuale. È una strettoia dove la più piccola alterazione dei flussi circolatori può provocare un ingorgo e scatenare infiammazioni: tonsilliti, faringiti, laringiti….. che possono trasformarsi a loro volta in otiti, sinusiti, bronchiti.
Le patologie legate alla gola sono indice di disfunzioni importanti nell’economia difensiva psico-fisica individuale. L’aria così come il cibo sono elementi fondamentali per la sopravvivenza, che raccontano del rapporto nei confronti del mondo. La comunicazione tra mondo interiore e mondo “al di fuori” è espressa simbolicamente dalla funzione respiratoria, in un processo di scambio.
Il Toro è un segno di Terra, non è elastico, ha una camminata legnosa ed una postura legata. Tende ad espandersi; con placidità punta sulla sua forza per ottenere mete mirate, ma senza imposizioni. Per istinto, la sua forza gli viene dal nutrirsi con abbondanza. Fisicamente è una persona robusta.
Tra le gemme adatte ai nato nel Toro regna lo smeraldo (dal greco “smadragdos” che significa pietra verde) dedicato a Venere, il cui pianeta ha domicilio in questo segno. Il legame con Venere ispirò ai Greci la convinzione che lo smeraldo facilitasse relazioni sincere con gli altri ed i rapporti d’amore.
L’essenza astrale del Toro è la rosa. Oltre a questa, i nati delle tre differenti decadi del segno ne hanno una specifica: per la prima decade la melissa, per la seconda lo zenzero, per la terza nuovamente la rosa.
L’intelligenza della Natura, proprio quando gli uccelli ricominciano a cinguettare, ci offre gli “strumenti” per rafforzare la funzione dell’apparato orale e arrivare preparati all’inverno. Cominciamo a prenderci cura della voce. Il suono modulato dalle corde è come un’impronta digitale, fa riecheggiare all’esterno l’unicità del nostro paesaggio interiore.
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“Astarte alla finestra” da placchetta in avorio da Nimrud. Fine dell’VIII sec. A.C. Londra, British Museum |
Pensiamo al “fiat lux” latino, l’urlo che “feconda e crea”, modificando la realtà.
Il Toro è il domicilio di X, il pianeta che simboleggia la Grande Madre, principio universale femminile cui furono dati tanti nomi secondo le tradizioni. Si chiamava Ishtar in Mesopotamia, Astarte tra i Semiti, Hathor in Egitto, Cibele, Rea, Urania e Afrodite in Grecia. È l’energia divina sotto forma di materia e per questo motivo venne consacrata col nome di una dea. La venerazione per la materia come principio ricettivo è presente in ogni tradizione religiosa.
Il legame della Grande Madre col Toro si coglie in tanti miti e riti. Nel culto di Cibele l’iniziazione avveniva col battesimo del sangue di un toro sacrificato; assimilata alla dea Cibele era la dea Astarte che portava due corna tra cui era posto un disco. A sua volta l’egizia Hathor, rappresentata sia da un volto femminile sormontato da corna bovine, sia nelle sembianze di una vacca, era detta “la Grande Mucca celeste che creò il mondo ed il Sole”.
Anatomicamente, X corrisponde al naso e ai capelli.
Il pianeta Venere appare come la dea splendente “stella” della sera o del mattino, l’oggetto meglio visibile al crepuscolo, che supera con la sua fredda luce bianca ogni corpo celeste che non sia il Sole o la Luna.
Nell’antica Roma, Venere rappresenta il fascino e il desiderio sensuale; a lei era dedicata la primavera. Nel mito greco Afrodite nasce dalla schiuma del mare sulla costa dell’isola di Cipro (il nome Afrodite deriva da aphròs, schiuma) e come attributo aveva il rame. Il culto della dea dell’amore nell’accezione erotica è di origine pregreca; secondo Platone, c’erano due differenti personificazioni dell’amore, una volgare (Aphrodite Pandemia), l’altra celeste (Aphrodite Urania). Essa era, inoltre, la protettrice della fertilità (Venus Genetrix a Roma).
Nella letteratura più antica, concernente l’arte preistorica, venivano definite rappresentazioni di Venere le opere figurative dell’età della pietra. Queste raffigurazioni rappresentavano le madri degli antenati della tribù, la cui obesità è da interpretare simbolicamente come accentuazione stilizzata di concetti come fertilità, abbondanza e capacità nutritiva.
Il pianeta Venere appare come la dea splendente “stella” della sera o del mattino, l’oggetto meglio visibile al crepuscolo, che supera con la sua fredda luce bianca ogni corpo celeste che non sia il Sole o la Luna.
Secondo pianeta nell’ordine della distanza dal Sole, Venere corrisponde ai primi contatti affettivi dell’Io col mondo esterno, cioè all’inizio di un adattamento sociale. Dopo aver registrato forme ed immagini, il bambino comincia a dimostrare predilezione per gli uni o per gli altri, a sorridere al viso materno o paterno. Al tempo stesso, dopo aver soddisfatto in modo puramente istintivo le sue prime necessità, comincia ad apprezzare edonisticamente il sapore del cibo, il calore della culla, ed altre gioie materiali di cui possa usufruire. Tale attività affettiva e sensibile, che si svilupperà in seguito, è regolata appunto da Venere che rappresenta da un lato la capacità d’amare, il calore e l’intensità dei sentimenti; e dall’altro un rapporto sensibile con le cose, il gusto per il bello, dell’armonico e del piacevole.
È il pianeta del sentimento, della simpatia, dell’armonia, della dolcezza. Lo si considera principio di attrazione, di comunione. Forma un temperamento armonioso, né estroverso né introverso, pur tendendo verso l’uno o verso l’altro dei due poli secondo l’influsso dell’ambiente. Nel carattere, induce l’attrattiva per l’altro, il sorriso, la seduzione, la sensualità, la gioia di vivere nel piacere dei sensi ma anche in quello raffinato dell’estetica.
Venere si manifesta sotto forma di affettuosità pratica, altruista, calda e sana assicurando ai nativi buona salute e una pelle di pesca. In Toro, è una Venere che si potrebbe definire ecologica, che rifiuta farmaci inutili e combatte a colpi di anticorpi naturali.
Fisiologicamente corrisponde alle ovaie, regola il metabolismo e le funzioni renali; contribuisce ad un funzionamento armonico dell’organismo. Simboleggia l’insieme dell’apparato genitale femminile nei suoi risvolti, ma soprattutto nei suoi rapporti antagonistici-complementari con Marte, però il processo affettivo-amatorio spetta alla sola Venere. L’atto sessuale per la donna si trasferisce immediatamente al cervello ed innesca, quindi, un collegamento tra ovaie, utero, sistema nervoso e cervello. La sua femminilità la porta all’amore per il maschio e per i figli, derivante dalla Luna, ma soprattutto da Venere, Giove e Nettuno. L’amore non è sempre un sentimento puro in assoluto, in quanto Venere può essere lesa dalla posizione delle case o di qualche pianeta. Può essere, quindi, un sentimento di difesa di interessi egoistici come ricchezza, denaro e lustro.
Per i trattamenti di bellezza, non può mancare un bagnoschiuma a effetto “deodorante” dalla profumazione delicata e leggermente aromatica. Utilizziamo a questo scopo l’olio essenziale di cipresso, particolarmente apprezzato dagli uomini per la sua fragranza secca e vagamente “legnosa”, e quella di pino, da piacevole effetto “rinfrescante” ed in grado di contrastare la sudorazione eccessiva. Non dimentichiamo che, astrologicamente, gli alberi sono regolati da X, domiciliato proprio in Toro.
Pianta dai fiori bianchi profumatissimi, all’apice della sua fioritura il gelsomino diffonde nell’aria un profumo intenso e penetrante che sovrasta quello di tutti gli altri fiori. Allo stesso modo la fragranza calda e sensuale che la sua essenza emana a contatto con la pelle o nell’acqua del bagno, agisce come stimolante nei disturbi della sfera sessuale: calo del desiderio, frigidità ed impotenza. Ma non solo, nel momento della fioritura la linfa scorre più velocemente dalle radici alla corteccia, apportando una maggiore quantità si sostanze nutritive che rendono la pianta più turgida e vitale. Analogamente, il gelsomino stimola una maggiore irrorazione sanguigna a livello capillare, consentendo, quindi, un maggior nutrimento dei tessuti.
C’è tempo per ogni cosa, dicono i saggi. Per questo è importante cogliere l’attimo. Persino nelle operazioni più scontate come il bagno. Non si deve perdere l’occasione di portare dentro di sé l’energia vivificante del sole di maggio. Dall’alba al tramonto, i raggi luminosi “toccano” la terra, fecondandola e diventano speciali fragranze e profumi, indispensabili al proprio benessere: quello intenso e caldo del basilico, capace di cancellare la stanchezza, combattere lo stress, tonificare il sistema nervoso. L’aroma fresco, balsamico, penetrante del rosmarino, la “rugiada di mare” che trasmette entusiasmo e la vitalità; o la fragranza della melissa, pianta prediletta dalle api, antidoto alla malinconia e sollievo dell’anima. C’è un altro modo per farli diventare parte di noi: versiamoli nella vasca, cederanno la loro essenza all’acqua che accoglie, nutre, trasforma. Durante il bagno, attraverso gli strati esterni della pelle, raggiungeranno i capillari, sfoceranno nel “fiume in piena” del sangue e verranno trasportate nei fluidi corporei, quindi nelle cellule di tutto il corpo, rivitalizzandole, tonificandole. Attraverso la pelle, le sue terminazioni nervose, i recettori, abbiamo la possibilità di mettere in atto un vero e proprio processo curativo. L’immersione indurrà un profondo senso di rilassamento, favorendo la produzione di endorfine, analgesici naturali, capaci di ridurre le sensazioni dolorose legate al logorio della vita moderna.
Durante il mese di maggio, frizioniamo, ogni mattina, il cuoio capelluto con due gocce di olio essenziale di menta, diluite in un cucchiaio di olio di mandorle dolci. Subito dopo annusiamo il profumo di menta prima di colazione. Un pieno di energia di cui potremo beneficiare per tutto il giorno.
La rosa deve essere protagonista della giornata della donna dalla mattina alla sera in questo momento dell’anno. La sua energia è un autentico balsamo per tutti i disturbi al femminile, dai dolori mestruali ai problemi circolatori. Tutte le sere, prima di coricarsi, vaporizzare nell’apposito diffusore 6 gocce di olio essenziale di rosa nella stanza da letto. Oltre a conciliare il sonno, allontana ansia e tensioni tipiche del periodo premestruale e della menopausa.
Almeno 2 volte la settimana, massaggiare, con movimenti rotatori nella zona pelvica, 4 gocce di olio essenziale di rosa diluite in un cucchiaino di olio di mandorle dolci, nel punto indicato. Sarà utile per regolarizzare il flusso mestruale, stimolando anche la circolazione energetica sessuale. È importante mettersi supine con le piante dei piedi a terra. In questo modo il peso dei visceri sulla pelvi si alleggerisce rendendo il massaggio ancora più efficace.
Insieme all’alloro, viene rafforzata l’azione lenitiva sui dolori del ciclo mestruale. Si possono massaggiare 2 gocce di essenza di rosa con una goccia di alloro sul basso ventre, in prossimità dei giorni del mestruo per evitare i fastidiosi dolori.
La particolare situazione energetica di maggio richiede un’azione tonica e rinfrescante al tempo stesso. Al contrario, la grande carica di “fuoco” contenuta nel pepe e nel peperoncino dilata e riscalda, annullando gli effetti terapeutici della rosa. Rosa e sedativi naturali come biancospino e valeriana non vanno d’accordo perché l’azione dolcemente stimolante della rosa viene contrastata dai loro principi attivi.
La pelle del collo deve essere al top della forma, senza rughe e cedimenti per indossare abiti e magliette scollate. Tutte le sere massaggiare il collo 4 cucchiai di olio essenziale di avocado, 6 gocce di olio essenziale di neroli, 6 di incenso, 4 di vetiver. Miscelare bene e conservare al fresco ed al buio in un barattolo di vetro. Ne bastano poche gocce sulla pelle ben pulita.
Con l’avvicinarsi della bella stagione e dei primi fine settimana, l’esigenza di una buona forma fisica si fa sentire con maggiore urgenza. Se per le donne il problema principale è rappresentato dalla cellulite qua e là, sono i “rotolini” ed i chili di troppo concentrati sull’addome a preoccupare maggiormente gli uomini. Ci voglio trattamenti locali a base di pompelmo e basilico, dall’azione tonica e stimolante del sistema linfatico, e in associazione a piante come l’edera e la centella asiatica, congeniali per riattivare la circolazione dei tessuti e favorire il rassodamento.
PROBLEMI SESSUALI l’olio essenziale di gelsomino, considerato afrodisiaco, è efficace in caso di problemi di impotenza e frigidità: distende e scioglie le tensioni psicologiche e, nel contempo, stimola la circolazione ed aumenta l’afflusso di sangue agli organi genitali. Eseguiamo un massaggio quotidiano e beneficiamo di un bagno stimolante per 2-3 volte la settimana. Alla sera, prima di coricarsi, eseguiamo un massaggio circolare a spirale sulla zona dell’addome o sulla zona dorsale all’altezza delle ghiandole surrenali aggiungendo ad un cucchiaio di olio di mandorle dolci 4 gocce di essenza di gelsomino.Per 2-3 volte la settimana, prima di andare a dormire, immergiamoci in una vasca di acqua tiepida a cui avremo aggiunto all’acqua del bagno 6 gocce di essenza.
Nell’organismo è di fondamentale importanza sostenere il fegato nello smaltimento delle scorie. Se quest’organo non svolge appieno le sue funzioni, la pelle ne risente per accumulo di tossine. La pelle è la parte visibile del nostro corpo, quella che poniamo in relazione con gli altri ed il confine che ci delimita e fa di ogni soggetto un’unità individuale. Tutte le simbologie di cambiamento di pelle indicano un cambiamento dell’Io: mutare pelle significa, quindi, rivelare un nuovo sé: come il serpente, in tutte le simbologie, rappresenta la trasformazione attraverso il mutamento della pelle. Ed è proprio il serpente ad essere ucciso dall’eroe che deve compiere una trasformazione spirituale del proprio sé. La pelle, tramite tra l’esterno e l’interno, ben si adatta ad esprimere disadattamento, insicurezza, frustrazione e difficoltà nei rapporti.
nettuno_nl@libero.it
5/5/2008